politica
«Troppa disparità di genere». La mozione presentata da Girometta
“Nel mondo del lavoro, la maternità è un ostacolo”. Questo è il pensiero che, in molti casi, la maggior parte delle donne condivide. In effetti, i dati occupazionali e le rilevazioni statistiche sembrano confermare l’enorme bivio fra i due sessi.
Non sarebbero, però, solo gli articoli premaman, i pannolini e i ciucci ad alimentare il “mostro” della disparità di genere: la maggioranza del consiglio comunale di Piacenza ritiene che l’immagine della donna sia fortemente danneggiata anche dalle pubblicità. Pertanto, lo scorso gennaio, ha votato una mozione che mira a limitare la diffusione del nudo femminile sulle pubbliche affissioni.
«In Italia, ormai, le campagne di promozione soffrono di un forte un calo di creatività, aprendo le porte all’utilizzo del sesso e degli stereotipi di genere. È sbagliato». Lo spiega Maria Lucia Girometta, esponente di Forza Italia e prima firmataria della proposta approvata a Palazzo Mercanti.
Tra i banchi istituzionali, la mozione ha fatto discutere, accendendo il dibattito sul ruolo della donna nella società moderna.
Consigliere Girometta, si offende se non la chiamo “consigliera”?
«No, assolutamente no. Anzi, mi offendo se mi chiamano così, storpiando il sostantivo»
La Boldrini, invece, si rifiuta di parlare con chi la chiama “presidente”, ritenendo che la lingua italiana sia “maschilista”. Lei cosa ne pensa?
«Con tutto il rispetto per la carica che ricopre, penso che dovrebbe occuparsi di altri temi»
Quando definisce “sessista” una pubblicità?
«Nel momento in cui il corpo della donna viene utilizzato per promuovere un prodotto con cui vi è scarsa correlazione. Oppure, quando si vincolano le donne al ruolo di casalinghe, mostrandole con in mano il tegamino e la zuppiera»
Non crede che essere pagate per spogliarsi sia sinonimo di libertà?
«Può darsi. Non voglio fare alcuna censura e non ho la fobia del corpo umano. Credo, semplicemente, che occorra, attraverso i media, ridargli pudore, specialmente a quello femminile. Altrimenti, si lede l’immagine di uguaglianza fra maschio e femmina. Le ragazze che si prestano a quei servizi fotografici sono belle e giovani: se fossero madri, la penserebbero come me»
Le “quote rosa” nelle istituzioni sono giuste o si rischia di premiare la donna in quanto donna?
«Il problema è che le donne non votano le donne, perciò rimangono minoritarie nella politica. La politica è maschile, soprattutto nel mio schieramento, credendole incapaci di affrontare la cosa pubblica. A tal proposito, faccio un plauso alla giunta piacentina e al governo attualmente in carica che, nonostante siano di un orientamento opposto al mio, ha dato fiducia alle donne».
Il binomio “donna e mamma” è ancora limitante?
«Purtroppo, sì. Sono arrivata all’apice della mia carriera professionale e mi sono fatta spazio in politica quando non ero mamma. Affrontando una gravidanza, bisogna entrare nell’ottica che si devono fare delle scelte: la crescita del bambino è predominante. L’assistenza dello stato a chi ha un figlio è insufficiente».
Che consiglio vuole trasmettere alle ragazze più giovani?
«Non abbiate mai paura di dire la verità e di aiutare un’altra donna in difficoltà. Perché, spesso, alle donne nuoce la rivalità tra loro».
Thomas Trenchi