testimonianze
Un anno dopo l'alluvione, la testimonianza da Roncaglia

Piove. A Roncaglia, piove ancora. Piovono ricordi, rabbia e speranze di chi, quel giorno, fu assediato da una terribile alluvione, dall’ambiente che si ribellava alle autorità incapaci di tutelarlo. Sono passati dodici mesi dall’esondazione del Nure e del Trebbia, avvenuta il 14 settembre 2015; dai pianti, i morti, le case crollate, le attività economiche da rimettere in piedi, che costrinsero tanti cittadini a cercare una forza prima d’ora sconosciuta, trovando la solidarietà inaspettata dei piacentini.
Non si tratta, però, solo di quelle esperienze tragiche che si rammentano per anni nel dolore collettivo: è anche, e soprattutto, il racconto di chi, dal nulla, ha perso una fetta di quotidianità.
«Durante l’alluvione stavo dormendo – racconta Sara, residente di Roncaglia -. Mia madre mi ha svegliata urlando, dicendomi di guardare fuori dalla finestra. Ero scioccata, ho pianto per mezz’ora».
Il garage di Sara era sommerso dal fango: «Scesi le scale e vidi la mia macchina ricoperta di melma, inutilizzabile».
Non s’è trattato, dunque, di una danno enorme dal punto di vista economico, ma importante per i ritmi della sua vita, improvvisamente spezzati e ostaggio di una bestia indomabile: «Non sapevo più come raggiungere il posto di lavoro. Non ho perso solo la macchina, che a causa della crisi economica non ho potuto ricomprare, ma anche tante fotografie e arredi a cui tenevo simbolicamente».
Sara non ha ricevuto alcun rimborso: «I beni mobili, come l’automobile, non sono soggetti al risarcimento. Inoltre, richiedere perizie ed ulteriori lungaggini burocratiche, sarebbe costato più del valore della macchina. Le istituzioni ci hanno abbandonato».
Thomas Trenchi

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