cultura
Palazzo Costa, il tesoro nascosto in via Roma
Sempre di corsa, a testa bassa sul telefonino o distratti dalle faccende quotidiane, in molti non s’accorgono dei gioielli che li circondano. In via Roma, nei pressi del centro storico, vi è uno dei tanti tesori nascosti di Piacenza: Palazzo Costa, che da circa trecento anni non si sposta dal numero civico ottanta.
Un tempo vi abitava una ricca famiglia di mercanti e banchieri di origine genovese, la quale, dopo aver acquisito il titolo nobiliare dai Farnese, decise di imprimere il proprio stemma sul tracciato più antico della città, il decumano massimo della Placentia romana, realizzando un edificio lussuoso e appariscente. Oggi, invece, vi sono residenze private, uffici e, soprattutto, un grosso micio nero che fa da guardiano.
La facciata, composta da un timpano centrale che sovrasta una zona a blocchi di pietra a file sfalsate, è decorata con motivi leggeri e raffinati. Il palazzo segue il tipico schema ad U, con tre portici sui lati affacciati su un giardino, un’oasi verde in cui regnano pace e armonia, estranea al caos cittadino a pochi metri di distanza.
Lo scalone d’onore, ornato con le statue di Giunone, Afrodite, Flora e Pomona, porta al primo piano, dove si trova il salone delle feste: un tempo, era percorso dalle dame di corte che, con i loro abiti preziosi, si lasciavano andare alla scenografia illusoria del lusso. In alcuni di questi ambienti, grazie alla Fondazione Horak, è possibile visitare il Museo Ambientale del ‘700, un percorso snodato attraverso tre sale: la Sala degli Stemmi, la Sala degli Stucchi e la Sala Impero Blu, in cui hanno dimora opere pittoriche e arredi d’epoca. Un’altra rampa ellittica, sempre visibile dal cortile, era destinata alle donne di servizio, le quali salivano lungo una balaustra in ferro battuto di alta qualità.
I patrimoni di questo tipo, che nei paesi esteri sarebbero invasi da code chilometriche di turisti, dovrebbero essere valorizzati e accessibili a chiunque, per lo meno alle migliaia di piacentini che se li lasciano sfuggire sotto il naso. Visitare gli spazi esterni non è complicato: basta suonare ad un qualsiasi campanello, senza correre via o appiccicare un chewing gum, e chiedere di poter entrare, lasciandosi andare alla bellezza e alla spensieratezza dell’arte.
Thomas Trenchi