giovani
Sì o No: spazio ai giovani. Al Liceo Gioia il confronto sulla riforma
In una stanza sotterranea di viale Risorgimento, dove ha sede la radio studentesca del Liceo Gioia, venerdì pomeriggio i giovani piacentini hanno deciso di conquistarsi uno spazio nella campagna referendaria sulla riforma Boschi, che da tempo li chiama in causa: “Votiamo Sì per i nostri figli. Opponiamoci per il loro futuro”, senza mai effettivamente interrogarsi in merito alla loro opinione.
Di fronte ai microfoni di Gioia Web Radio, Giorgio Vincenti (comitato Giovani per il Sì) e Davide Garilli (Giovani Padani per il No) hanno dato vita ad un acceso confronto sulla modifica della Costituzione.
Anzitutto, la discussione si è concentrata sul mutamento del bicameralismo perfetto, visto che le due camere del Parlamento non avrebbero più le stesse competenze, e sulle funzioni del nuovo Senato, descritto come un “raccordo tra Stato e Regioni”. «Il bicameralismo perfetto non verrà superato, piuttosto diventerà “imperfetto” – commenta Garilli, contrario alla proposta -. I tempi legislativi non verranno ridotti, in quanto sarà ancora possibile applicare delle modifiche ai disegni di legge approvati alla Camera. Inoltre, non svolgerà alcuna rappresentanza dei territori, ma sarà in mano al Partito Democratico, che governa quasi tutte le Regioni, non permettendo una reale opposizione a Palazzo Madama». Vincenti, ricordando che i padri costituenti diedero volutamente una funzione rallentatrice al Senato, così da diminuire la presenza dello Stato nella vita dei cittadini e soddisfare la reciproca diffidenza tra i partiti nel dopoguerra, ha ribattuto: «Si metterà fine ai continui rimbalzi tra le due camere, che non permettono di rispondere velocemente alle esigenze delle persone. La Camera avrà l’ultima parola sul Senato, interrompendo l’attuale impasse dei lavori».
Nel titolo V, la parte della Costituzione che regola le autonomie territoriali, sarebbero eliminate le materie concorrenti tra Regioni e Stato, delle quali s’occuperebbe solamente quest’ultimo. «Finalmente verrebbe alleggerito il lavoro della Corte Costituzionale, che deve spesso intervenire per risolvere i contenziosi tra i due organi – spiega Vincenti -. Le Regioni più virtuose potranno richiedere maggiore autonomia, mentre quelle più arretrare potranno beneficiare dell’intervento del Governo». A detta di Garilli, però, c’è il rischio di «un centralismo eccessivamente forzato, che passerebbe per l’insensata clausola di supremazia statale. Finché le regioni virtuose dovranno trasferire le tasse a Roma ed essere dunque vessate economicamente, non si potrà parlare realmente di autodeterminazione».
Nonostante il rischio di deragliare fuori dai binari del merito, quelli “nero su bianco”, e lasciarsi andare agli slogan partitici o alle polemiche, lo scambio di opinioni si è focalizzato davvero sul testo, dimostrando che i giovani, interessati ai contenuti e alla sostanza dei temi d’attualità, non vogliono rinunciare a dir la loro.