salute
Oncologia Integrata, l'esperienza piacentina vola a Miami. L'Emilia Romagna deve fare passi avanti
Potersi confrontare con esperti di tutto il mondo, vedere riconosciuto l’impegno quotidiano e avere come principale dato alla mano il benessere dei propri pazienti è una grande soddisfazione. Lo sa bene la dottoressa Livia Bidin, presidente di N.O.I. Nuova Oncologia Integrata, che – insieme all’osteopata Francesca Putignano e alla psicologa Glenda Manfrante, dopo aver presentato una ricerca sul Training Autogeno – ha partecipato alla conferenza annuale della Society of Integrative Oncology, la prima organizzazione multidisciplinare no-profit per la ricerca nelle terapie integrate.
«L’anno scorso, a Boston, presentai l’utilizzo della Suonoterapia nelle persone con un tumore avanzato – racconta l’oncologa Bidin, partita in direzione Miami il 5 novembre scorso -. Quest’anno, invece, sono rimasta colpita dal lavoro del Block Center for Integrative Cancer Treatment di Chicago, nel quale si studiano, applicano e combinano protocolli fitoterapici e chemioterapici, per ridurre gli effetti collaterali indesiderati. Siamo state invitate all’edizione 2017. La sensazione di isolamento che si prova in Italia, durante le conferenze americane, è magicamente scomparsa».
Il viaggio è proseguito a New York, con la visita del Centro affiliato al Memorial Sloan Kettering, un enorme edificio nella First Avenue interamente dedicato all’oncologia integrata. L’11 novembre è tornata in Italia, portando con sé parecchia energia: «È stato letteralmente entusiasmante scoprire che attività come yoga, qi gong, tai chi, massaggio e meditazione siano inserite nella programmazione dei Centri Oncologici di rilievo, quale parte del processo di cura dei malati. È la conferma che stiamo lavorando nel verso giusto».
Da New York, però, la dottoressa Bidin è passata direttamente a Firenze, senza far ritorno a casa: «Lì ho presentato la relazione sulle Campane Tibetane, che ha convinto pure gli “scettici”. In Toscana, differentemente dagli Stati Uniti, le terapie integrate oncologiche non sono a pagamento. L’ospedale di Pitignano è la prova di tale eccellenza: i pazienti sono curati sia con i modi convenzionali sia con quelli non convenzionali. È inoltre molto significativo che il convegno di Firenze sia stato organizzato insieme ad ARTOI e ITT, a testimonianza della volontà di collaborazione con le istituzioni “normali” e i rappresentanti dell’oncologia integrata. Non “alternativa”, ossia “al posto di”, non “complementare”, cioè da usarsi “dove non c’e altro”, ma “integrata”, che significa per “curare insieme”».
A Palazzo Vecchio sono intervenuti relatori di grandissimo valore scientifico. Gary Deng (Direttore Sanitario Memorial Sloan Ketering Cancer Center di New York – Agopuntore) e Manuela Roncella (Direttore Breast Unit dell’azienda ospedaliera di Pisa) hanno spiegato come spesso si tenda a separare nettamente la medicina alternativa da quella tradizionale, piuttosto che affrontare la vera sfida dell’integrazione tra le due (Deng, in particolare, punta ad inserire l’agopuntura nelle cure standard). Gianfranco Porcile (Collegio Italiano Primari di Oncologia – Gruppo Green Oncology) ha espresso la necessità di limitare il dispendio energetico e l’inquinamento nel pianeta, affinché si diminuiscano gli elementi cancerogeni nell’ambiente. Una via percorribile, secondo Porcile, sarebbe quella di favorire la ricerca sui farmaci anti-neoplastici non più via endovena, ma attraverso le cavità orali, mettendo fine alla somministrazione in day hospital e ai conseguenti spostamenti in macchina per raggiungere l’ospedale, che aumentano lo smog nell’aria.
In Emilia Romagna le terapie integrate trovano diversi ostacoli, in quanto non garantite dal Servizio Sanitario; tranne l’ago puntura per cefalea emicranica e lombalgia, che richiede il pagamento del ticket. A Piacenza, il gruppo ospedaliero di agopuntori sembrerebbe ancora in cerca di una sede operativa, al contrario di Reggio Emilia. Fuor di ogni dubbio, sarebbe ora che nel nostro territorio si riconoscesse realmente un ruolo chiave all’oncologia integrata, i cui ottimi risultati sono ormai una certezza nel mondo intero.
Thomas Trenchi