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Controllo di vicinato, crescono i gruppi. Il comandante Bezzeccheri: «Occhi in più per i Carabinieri»
Nella provincia di Piacenza, la rete dei gruppi di Controllo di Vicinato continua ad allargarsi. Un intreccio di comitati, messaggi Whatsapp e occhi costantemente vigili. Qualche litigio tipico tra esseri umani, soprattutto quando si mettono in contatto le molteplici anime di una comunità, pur con l’obiettivo condiviso di non darla vinta ai malviventi.
Un canale, quindi, che permette ai cittadini di scambiare segnalazioni riguardo veicoli o movimenti sospetti, di fondamentale importanza per le Forze dell’Ordine, come spiega il comandante dei Carabinieri di Piacenza Stefano Bezzeccheri: «I referenti di ogni gruppo sono selezionati, e si impegnano per assicurare la vivibilità delle strade. La sicurezza effettiva sta migliorando, i successi operativi – stando ai dati – sono cresciuti, eppure la complessità sta proprio nel farlo percepire, anche a causa dell’aumento di immigrati regolari e di piccoli eventi di spaccio. La raccomandazione principale è di chiamarci nell’immediatezza e di non agire in prima persona. Il Controllo di Vicinato è un grosso aiuto, una collaborazione reale e proficua, un insieme di vere e proprie sentinelle che garantiscono un’ulteriore panoramica sul territorio, contribuendo a far sentire il fiato sul collo ai criminali».
Nel quartiere del Capitolo, infatti, la chat è nata su invito della Polizia Municipale: «Inizialmente ci sono state delle discussioni con chi scriveva messaggi inopportuni», ricorda il referente Gianmarco Maffini, a testimonianza di quanto sia complicato tessere le maglie di questa rete.
Una situazione critica anche a Pontenure: «Abbiamo avuto dei segni o presunti segni di scasso nelle case dagli zingari, con “visite” in alcuni garage – racconta Armando Pino -. Abbiamo un Whatsapp “Alarm”, che va letto subito, si spera il meno possibile, per le urgenze. Non bisogna commentare la segnalazione con “Ok” o faccine, altrimenti si perde l’attenzione». Il principio di funzionamento non è scontato: «La regola più importante è “aiuta gli altri per aiutare te stesso”. Grazie a questa attività la gente si sente in parte più sicura, tuttavia il pericolo si trova sempre dietro l’angolo».
La chat di Roncaglia, con l’appoggio delle istituzioni, ha ingranato subito la marcia giusta: «Un anno fa, alcune signore notarono la presenza di un’auto sospetta, che poi risultò rubata – dice Renata Tansini -. Così ho proposto un gruppo per comunicare più velocemente. Periodicamente incontriamo l’Amministrazione e le Forze dell’Ordine, le quali ci spiegano che il nostro compito non è quello di fare gli sceriffi, ma di essere attenti alle abitazioni confinati, per una reciproca sicurezza».
Alla Besurica, invece, «abbiamo sentito un po’ di lontananza da parte del Comune, dato che abbiamo richiesto un incontro con il Sindaco, ma ancora non è stato organizzato. Inoltre, abbiamo fatto sentire più volte la nostra voce sulla mancata implementazione di tre telecamere alle vie d’accesso», sottolinea Luca Zandonella, che ritiene «il problema sicurezza molto sentito. Potersi confrontare con altri residenti rende meno “soli”».
Gerbido è una delle zone periferiche «più colpite dai malviventi, anche a causa della presenza dei Sinti», chiarisce Guido Germano. «Dopo l’ennesima ondata di furti dell’estate 2015 – prosegue-, abbiamo deciso di organizzarci per la tutela del nostro territorio. Organizziamo degli incontri con gli anziani nei quali illustriamo il comportamento adatto dinanzi ad una presunta minaccia. Il risultato più evidente è dato dai numeri: dal gennaio 2016 ad oggi, si è registrato un solo caso di furto in abitazione».
Linea diretta con la Giunta per Borgotrebbia, che ha raccolto parecchie soddisfazioni: «È stata aumentata l’illuminazione, sostituendo i vecchi fari con quelli a LED, è stata riparata la recinzione dall’autostrada, vi sono maggiori passaggi delle pattuglie sia di giorno che di notte. Non solo: tra circa sei mesi dovrebbero partire i lavori per lo smaltimento dell’amianto nell’ex maneggio dell’area», riporta Antonella Zordan, avvertendo che «in questo periodo si respira un’aria diversa, ma la cautela resta alta».
«Al Bivio viviamo un forte problema legato al decoro rubano, accentuato dalla presenza di stranieri, che non sembrano volersi adeguare alle nostre regole – esordiscono Stefano Zappa ed Elisabetta Morsia -. Se la priorità è l’aggregazione, per noi risulta difficile conseguirla, in quanto fatichiamo a coinvolgere gli immigrati che abitano qua. Anzi, spesso, quest’ultimi disturbano la quiete, imbrattano gli spazi pubblici, si ubriacano e bivaccano nei giardini, creando fastidio e disagio. S’aggiunga al quadro l’Hotel Petit, che “accoglie” circa ottanta richiedenti asilo in un quartiere che non conta neanche trecento abitanti: frequentemente è richiesto l’intervento della Polizia, per placare litigi e scontri. Le case si stanno svalutando, è ormai impossibile affittarle ai ragazzi universitari come nel passato. Non si tratta di razzismo, ma di legalità. E vorremmo un impegno delle istituzioni per favorire una reale integrazione». I residenti del Bivio, la scorsa estate, hanno potato gli alberi e le siepi, «per dare una mano e venire incontro alle difficoltà del Comune, che ci ha autorizzati», concludono.
Thomas Trenchi