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No al glifosate, le motivazioni di Maloberti (La Carne Che Piace)
Glifosate, che dilemma. Dopo l’intervento di Filippo Rossi, ricercatore dell’Università Cattolica di Piacenza, che non ha condannato il pesticida in questione, Giampaolo Maloberti, presidente del Consorzio “La Carne Che Piace”, sottolinea piuttosto la necessità di contrastare il glifosate «con assoluta urgenza, per tutelare la salute dei consumatori».
«Il glifosate è un diserbante totale a basso costo che viene utilizzato per eliminare la piante infestanti quando le colture non sono ancora in atto, altrimenti ne determinerebbe la morte immediata – sostiene Maloberti -. Negli Stati Uniti, in Canada, in Sudamerica e in alcuni paesi europei vi sono delle coltivazioni Ogm particolarmente adatte a “reggere” il glifosate, grazie ad una molecola creata in laboratorio. Il mais Ogm, ad esempio, è glifosate resistente. Di conseguenza, esistono dei fortissimi rischi cancerogeni per il consumatore finale, sia esso umano, bovino o suino».
«È particolarmente negativa la fusione fra la Monsanto, detentrice del brevetto del glifosate e produttrice di semi ogm, e la Bayer, che va a formare una multinazionale del mondo agroalimentare il cui solo interesse è il business, non la sicurezza alimentare», denuncia Maloberti. «L’Italia importa circa il 50% del fabbisogno di mais, soia e grano. All’estero vi sono misure meno restrittive rispetto al nostro Paese, pertanto è ipotizzabile che buona parte del cibo importato contenga tracce del pesticida – prosegue -. Alle multinazionali non importa se poi viene ingerito dal corpo umano. Una concorrenza sleale, dunque, oltre che sul piano della salute, anche su quello industriale e commerciale. I nostri agricoltori, allevatori e industrie di trasformazione sono sottoposti a numerosi controlli burocratici e regolamenti, mentre all’estero si concede di tutto». Un esempio pratico, ricorda Maloberti, arriva dal «pomodoro piacentino, che viene coltivato in condizioni di assoluta sicurezza, ma subisce la scorrettezza della Cina, dove è permesso l’utilizzo del ddt. Alla faccia della salubrità».
Thomas Trenchi