politica
Castel San Giovanni, il comitato: «Ospedale a rischio, ecco i disagi». L'Ausl ribatte
È uno strappo irreversibile quello tra il comitato “I Castal I Disan No al depotenziamento dell’ospedale di Castel San Giovanni”, che da diverso tempo denuncia «una strategia in atto per smantellare la struttura ospedaliera del paese», e la direzione dell’Ausl di Piacenza, la quale ha ribadito attraverso una nota che «non è in atto nessun depotenziamento del nosocomio: nel corso del 2016, i servizi ai cittadini presso l’ospedale di Castel San Giovanni sono stati anzi potenziati. Le eccellenze costruite nel tempo dai professionisti dell’ospedale saranno mantenute».
Nelle prossime settimane, il direttore Baldino presenterà un piano di riorganizzazione del presidio ospedaliero, sul quale fino ad ora non è trapelato nulla, ma che preoccupa il gruppo di cittadini: «Abbiamo fonti interne, la situazione è chiara, già da quando venne abbattuta la chiesetta secolare nell’edificio, per far posto a dei locali di cui non conosciamo la finalità: mirano a mettere in difficoltà la sanità pubblica, in favore delle cliniche private». Il comitato, ormai sfiduciato nei confronti delle istituzioni, elenca i disagi che il bacino d’utenza di circa 50.000 abitanti sta subendo: «Nel 2012, è stata soppressa definitivamente l’operatività h24 del cardiologo. Nel maggio 2016, hanno tolto la reperibilità notturna del radiologo. Il punto nascita e la ginecologia di Castel San Giovanni erano una sicurezza, ma nei primi anni duemila sono stati anch’essi chiusi, privandoci della pediatria. È stata introdotta – in seguito ad un ingente investimento – una sala chirurgica detta “asco”, dove vengono fatti degli interventi su manichino, in modo virtuale: dopo circa tre anni, però, si sono tenuti solo sei corsi di aggiornamento. E vista la presenza della sala asco, è stata chiusa la centrale di sterilizzazione, che era altrettanto utile. Non solo: è stata inserita la chirurgia plastica e ricostruttiva, senza posti letto e senza accessi al Pronto Soccorso, non portando beneficio alla rianimazione e alla riabilitazione, bensì comportando enormi costi non contestualizzati, vista l’assenza della senologia o di un centro ustioni».
Uno schema che, a detta de “I Castlan I Disan No”, sarebbe ulteriormente confermato dal documentario di Giuliano Bugani, “Mani sulla sanità: la rivolta”, la cui proiezione verrà organizzata pubblicamente nelle prossime settimane, in collaborazione con il comitato “salva-ospedale” di Fiorenzuola: «Ci risulta che, per ordine del 118, molte patologie vengano volontariamente spostate a Piacenza, in modo da diminuire l’operatività del Pronto Soccorso di Castel San Giovanni, per poter dimostrare che non ci sarebbero più i parametri necessari per mantenerlo aperto. È un modus operandi subdolo e prestabilito, che è gia stato messo in scena in altre città della Toscana, dell’Emilia-Romagna e del Friuli Venezia Giulia».Malgrado le rassicurazioni dell’Ausl, il comitato giudica in forte rischio le professionalità riconosciute a livello nazionale: «Il dottor Lucchini, con la sua specializzazione in proctologia, ha portato la nostra realtà a notevoli riconoscimenti, ma ad aprile andrà in pensione, e non è chiaro se si intenda sostituirlo con un dottore di pari livello, così da mantenere il livello dell’equipe, o piuttosto si preferisca lasciare il ruolo vacante». Una cosa è certa: il nucleo di castellani, sostenuto da quindicimila firme, vuole «dare ancora più peso alla voce della gente, con motivazione e determinazione, poiché siamo convinti di essere dalla parte giusta. La sanità appartiene a tutti, nell’interesse esclusivo del popolo».
Thomas Trenchi