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Pronto il programma della Lega, manca il candidato. Zandonella: «Entro fine febbraio la scelta»
La Lega Nord di Piacenza, capitanata da Luca Zandonella, si crede pronta a fare il botto. Alle esplosioni, il giovane segretario cittadino del Carroccio, è abituato: il ventottenne, laureato in ingegneria ambientale, lavora in un’azienda di demolizioni. Per questa primavera, però, spera che a premiarlo sia quella innescata dalle urne, non dagli ordigni di TNT. A questo proposito, la sezione ha presentato alla stampa il programma per le elezioni amministrative.
Il cavallo di battaglia rimane la sicurezza: riordino della Polizia Municipale, dispiegamento degli agenti in strada contro abusivismo e degrado, utilizzo di pattuglie in borghese, istituzione dell’unità cinofila per il contrasto alla droga. Per il centro storico, si punta sul divieto d’apertura dei kebab, dei negozi di cibi etnici, delle sale slot. Novità anche per la ZTL, che il Carroccio vorrebbe si concludesse alle ore 18, per consentire ai clienti di avere più margine di tempo. S’insiste, poi, sull’introduzione di tariffe calmierate per i posteggi di breve durata, sull’intensificazione del sistema di bus navetta in partenza dai parcheggi di scambio, sulla chiusura di Corso Vittorio Emanuele II ai veicoli non residenti, sulla riduzione del plateatico agli esercizi che restano aperti nelle ore serali. Infine, la promessa “sempreverde” e trasversale riguardo lo stadio calcistico: l’amministrazione leghista concederebbe un perimetro agli imprenditori disposti ad investire in una nuova struttura, oppure cercherebbe di sfruttare il Garilli anche per i concerti musicali.
«Il nostro gruppo di lavoro ha sintetizzato al meglio le necessità della città – spiega Zandonella -. Non vi sono disegni costosi, ma idee concrete e realizzabili, che tengono conto dei pochi soldi a disposizione nelle casse comunali». Il prossimo passo prevede una riunione risolutiva all’interno della coalizione «entro il termine di febbraio», così da «decidere il candidato sindaco». Le incertezze sono ancora parecchie, ad oggi pare difficile individuare una figura che metta in sintonia tutti: «Massimo Trespidi potrebbe essere uno degli identikit papabili. In Provincia ha governato egregiamente per cinque anni, sapendo tenere salda l’intesa. Ci sono anche altri nomi». Per esempio, quello del presidente dell’Ordine degli Avvocati Graziella Mingardi: «Non la conosco personalmente, è indubbiamente spendibile. Ha una carriera di tutto rispetto alle spalle. Non ho parlato con nessuno di loro», chiarisce Zandonella. Certe componenti interne alla Lega, tuttavia, non sarebbero favorevoli a Trespidi: «Si tratta, piuttosto, di una diversa concezione di metodo: c’è chi preferisce un “candidato di bandiera”, cioè esponente del movimento. Secondo me, invece, l’aspirante dovrà essere condiviso, non imposto».
Hai mai riflettuto sull’eventualità di candidarti, dato che sei il segretario cittadino?
«No, non ho questa ambizione. Preferisco guidare una squadra di persone motivate».
Siete i primi a presentare un programma. Gli altri soggetti del centrodestra tentennano?
«Non lo so, magari sono in ritardo. Il nostro è gia pronto da natale».
In questo modo, volete dettare le regole della coalizione?
«Essendo il primo partito del centrodestra, la Lega Nord manderà più rappresentanti in consiglio, dunque detterà la linea politica. Gli alleati dovranno accettare totalmente il programma, i nostri principi sono inderogabili».
Qual è stato l’apporto del consigliere comunale Polledri alla stesura?
«Ha partecipato alle riunioni, aiutandoci ad analizzare il bilancio, che malgrado i ritocchi sarà in grave perdita».
Vi augurate che aderiscano allo schieramento anche le forze di estrema destra?
«Le nostre porte non sono chiuse a nessuno, purché si legga e accetti il programma, in toto».
È più facile che venga condiviso da un’ala moderata o radicale?
«Da entrambe le parti, è un progetto di buonsenso, incentrato sul motto “Prima i piacentini”. Pensiamo alle case popolari, ai posti negli asili nido, ai contributi nel sociale. Nelle graduatorie i piacentini devono essere favoriti, acquisendo maggior punteggio nella classifica. Troppo spesso gli stranieri hanno scavalcato i residenti storici».
Al primo punto vi è un “assessorato alla sicurezza attivo sette giorni su sette”: nel caso in cui trionfaste, pretendereste questa delega?
«Ci piacerebbe occuparcene direttamente, comunque prima si badi a vincere».
Ti ritaglieresti il ruolo di assessore alla sicurezza?
«Sarebbe una posizione con onere e onori. Ipoteticamente, sarei disponibile».
Come giudichi Dosi?
«Senza togliere nulla alla sua bontà, è stato un sindaco debole, non si è circondato di collaboratori capaci di intercettare i bisogni della popolazione e intervenire in modo forte».
Sulla gestione del fenomeno migratorio, l’amministrazione attuale ha alzato la voce con il prefetto. Voi non fareste la stesso?
«È vero, hanno avuto screzi e cattivi rapporti. Anche se, in realtà, la Giunta ha sempre accettato, senza problemi, i finti profughi, che non hanno diritto a stare qua. Lo dimostra la convenzione tra Asp e prefettura per accogliere in città i migranti: noi la annulleremmo, impedendo che vengano accolti negli immobili pubblici. La misura è colma. Purtroppo, sappiamo che il più delle volte il Comune ha le mani legate, perché si fanno accordi con i privati».
Se mancassero i locali dove ospitarli, non utilizzando più quelli dell’Asp, non si rischierebbe un’ulteriore malgestione o addirittura un aumento dei bivacchi?
«Sarà compito della prefettura trovare i luoghi idonei, il Comune non metterà più a disposizione i suoi beni».
In via Roma è stata istituita una pattuglia della Polizia Municipale e si è cercato di promuovere l’integrazione attraverso la cultura. Cosa cambiereste?
«La ronda a pochi mesi dalle elezioni è una presa in giro, in 5 anni non è stato combinato niente. Concordiamo su ogni impegno verso questo difficoltoso quartiere, ma non potevano pensarci prima? La ritengo una mossa elettorale, che s’aggiunge alle “multe morali” o alle telecamere promesse. La gente che delinque nella zona non ha interesse ad integrarsi. I risultati delle politiche buoniste della sinistra sono sotto gli occhi di tutti: spaccio, risse e microcriminalità all’ordine del giorno. L’unica soluzione è la tolleranza zero».
Una corretta integrazione non eviterebbe situazioni di ghetto?
«Certo, ma il Partito Democratico ha fallito. La condizione principale affinché ciò avvenga è la sicurezza».
Siete contrari o favorevoli allo sviluppo logistico di Piacenza?
«Non siamo contro a prescindere, creerebbe molti posti occupazionali. Attenzione, però, all’ambiente, all’inquinamento e alla qualità del lavoro. Le colate di cemento e il traffico di automezzi dovranno essere ben definiti nel piano che presenterà la multinazionale. Noi la vincoleremmo ad assumere un numero minimo di giovani piacentini. La scelta definitiva va presa rapportandosi con gli ordini professionali e le associazioni di categoria».
È un indirizzo simile a quello dell’assessore all’urbanistica Bisotti.
«Sì, sono argomenti di ragionevolezza, non di destra o sinistra».
Significa che Legambiente, che si oppone duramente, manca di ponderatezza?
«No, Legambiente esamina giustamente solo il tema ambientale. Un investimento di tale portata va osservato a trecentosessanta gradi».
Superata l’adrenalina della campagna elettorale, avete timore nel pensare di governare davvero la città?
«No, assolutamente. Vogliamo che finalmente ci sia data una possibilità, è arrivato il nostro turno».
Thomas Trenchi