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Turismo, Parma batte Piacenza: promozione arretrata e inefficace 

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Parma batte Piacenza nel turismo. Non è una notizia. Nonostante un lieve miglioramento rispetto al passato, Piacenza si conferma incapace di promuovere le proprie bellezze. I dati non mentono: nella provincia piacentina, secondo le statistiche provvisorie della Regione, i turisti totali nel 2016 sono stati 241.220, con un’incidenza dell’80% sulla popolazione; mentre nel parmense sono stati 657.299, con un peso del 150% sugli abitanti. Un divario, dunque, palpabile, accentuato dal fatto che le due realtà partirebbero dallo stesso gradino: «Spesso si crede che la “cugina” ducale, maggiormente frequentata e conosciuta, possieda un patrimonio più consistente del nostro – spiega Manrico Bissi, presidente dell’associazione “Archistorica” -. Non è vero: ciò che Parma possiede in maggior misura è soltanto l’iniziativa imprenditoriale, che le ha consentito di proporre un’immagine assai invitante di “città turistica”». Bissi, con rammarico, paragona Piacenza ad «un diamante grezzo, che sa farsi apprezzare solo da pochi estimatori, non riuscendo a richiamare le grandi comitive. Le responsabilità di questo atteggiamento devono addebitarsi alle istituzioni locali, restie a valorizzare in modo innovativo e stimolante. La “materia prima” culturale abbonda, ciò che manca è il dinamismo promozionale».

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Manrico Bissi

«La scarsa familiarità verso il nostro territorio – prosegue l’architetto piacentino Bissi – costituisce il sintomo di una promozione approssimativa, limitata di norma alla riproposizione “scontata” delle eccellenze nostrane: Grazzano Visconti, Vigoleno, Castell’Arquato e Bobbio. In quest’ottica, si sono trascurati i cosiddetti insediamenti “minori”, puntualmente esclusi dal circuito degli investimenti e dall’attenzione delle principali guide nazionali: è raro trovare una pubblicazione che descriva i borghi rivieraschi di Caorso e di Monticelli d’Ongina, dotati di pregevoli castelli e chiese affrescate, ricchi di tradizioni legate al Po, oppure Bettola, Borgonovo e Cortemaggiore, pregevole cittadina di impianto rinascimentale».

Se la provincia piange, anche la città non ride: «Nel contesto urbano si sostengono soltanto le “isole monumentali”, ad esempio il Duomo, S. Antonino o Palazzo Farnese, dimenticando i numerosi gioielli nascosti nelle vie secondarie – chiarisce Bissi -. La nostra città è ostile e impermeabile agli occhi di un visitatore, in primis per l’assenza di decoro e l’insufficiente segnaletica culturale: i pannelli informativi sono a dir poco sintetici; nessun cartello contrassegna le case-torri medievali, le dimore a lotto gotico, gli antichi canali cittadini o altri posti caratteristici della storia locale. Ad aggravare questa situazione concorrono l’eccessivo traffico veicolare in centro, che va a snaturare piazze e vicoli suggestivi, la scarsa cura degli spazi pubblici, la carenza di esercizi di ristoro tipici, le troppe incertezze che compromettono l’apertura degli edifici, spesso chiusi per problemi di orari o di gestione».

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Piazza Duomo a Piacenza

Si è di fronte, quindi, ad un capitale incompreso e ignorato, che si tramuta nel pessimo slancio evidenziato da Bissi: «Nell’ultima raccolta del Touring Club “Meraviglie sotterranee d’Italia”, inerente alle aree d’interesse del sottosuolo, parecchio apprezzate dai giovani, tra le emiliane viene recensita anche Parma, in quanto il suo Museo Diocesano è ricavato nelle cantine del Palazzo Vescovile. A Piacenza abbiamo almeno cinque siti storico-artistici ed archeologici, ma non sono stati indicati nella lista. Gli Enti di Parma si sono presi il disturbo di segnalare al Touring Club la loro (unica) eccellenza sotterranea, mentre i colleghi piacentini, che pure ne avevano in maggior numero, non l’hanno fatto».

La promozione turistica, oggi, si fa in particolare sul web. La Giunta di Piacenza ha attivato il portale www.piacerepiacenza.it, tradotto in lingua inglese e giapponese, aggiornandolo con gli itinerari di “Piacenza città del Mistero”, “Piacenza città della Musica”, “Piacenza città dello Sport”, ha creato un’app per dispositivi mobili e ha implementato una funzionalità di notifiche push relative agli eventi. Il Comune di Parma, dopo la realizzazione di un programma strategico commissionato ad una società esterna, ha avviato il club di prodotto “Parma nel cuore del gusto” con un website e due canali social collegati, la movimentazione del traffico con l’hashtag #parmanelcuoredelgusto, il coordinamento di un piano editoriale bisettimanale (curato da una redazione) per la narrazione del territorio su Facebook, Twitter e Instagram. Sembra che, però, le amministrazioni, muovendosi in tale direzione, non abbiano riscosso il medesimo successo.

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Infatti, confrontando le ricerche Google nella categoria “destinazioni turistiche” nel 2016, la parola “Parma” è stata digitata molte più volte (foto allegata). Danilo Pontone, consulente e docente di marketing, suggerisce di «raccontare le attrazioni, le curiosità storiche, i luoghi da visitare, attraverso il mondo di internet. Sul web ci sono tante informazioni da reperire, bisogna tuttavia concentrarsi sulla qualità. Il materiale cartaceo può fare ancora la differenza, diventando un mezzo per veicolare la comunicazione online. Dovrebbe essere compito degli operatori del settore di ciascuna provincia. Il trend mostrato da Google, seppur vada preso con le dovute cautele, manifesta un interesse minore per Piacenza».

Thomas Trenchi

Classe 1998, giornalista professionista dell'emittente televisiva Telelibertà e del sito web Liberta.it. Collaboratore del quotidiano Libertà. Podcaster per Liberta.it con la rubrica di viaggi “Un passo nel mondo” e quella d’attualità “Giù la mascherina” insieme al collega Marcello Pollastri, fruibili anche sulle piattaforme Spreaker e Spotify; altri podcast: “Pandemia - Due anni di Covid” e un focus sull’omicidio di via Degani nella rubrica “Ombre”. In passato, ideatore di Sportello Quotidiano, blog d'approfondimento sull’attualità piacentina. Ha realizzato anche alcuni servizi per il settimanale d'informazione Corriere Padano. Co-fondatore di Gioia Web Radio, la prima emittente liceale a Piacenza. Creatore del documentario amatoriale "Avevamo Paura - Memorie di guerra di Bruna Bongiorni” e co-creatore di "Eravamo come morti - Testimonianza di Enrico Malacalza, internato nel lager di Stutthof". Co-autore di “#Torre Sindaco - Storia dell’uomo che promise un vulcano a Piacenza” (Papero Editore, 2017) e autore di "La Pellegrina - Storie dalla casa accoglienza Don Venturini" (Papero Editore, 2018). Nel maggio del 2022, insieme ai colleghi Marcello Pollastri e Andrea Pasquali, ha curato il libro-reportage "Ucraina, la catena che ci unisce", dopo alcuni giorni trascorsi nelle zone di guerra ed emergenza umanitaria. Il volume è stato pubblicato da Editoriale Libertà con il quotidiano in edicola. Ecco alcuni speciali tv curati per Telelibertà: "I piacentini di Londra" per raccontare il fenomeno dell'emigrazione dei piacentini in Inghilterra nel secondo dopoguerra, con immagini, testi e interviste in occasione della festa della comunità piacentina nella capitale britannica dal 17 al 19 maggio 2019; “I presepi piacentini nel Natale del Covid”; “La vita oltre il Covid” con interviste a due piacentini guariti dall’infezione da Coronavirus dopo dure ed estenuanti settimane di ricovero in ospedale; il reportage “La scuola finlandese” negli istituti di Kauttua ed Eura in Finlandia.