politica
Festa delle donne: fa discutere il “regalo” della Lega, lo spray al peperoncino
Non c’è pace per il dibattito politico, neanche l’8 marzo, nel giorno della festa delle donne. A bruciare, stavolta, è il sapore di peperoncino: non quello utilizzato in cucina, ma quello contenuto nelle bombolette per l’autodifesa personale. La Lega, infatti, per celebrare le piacentine, scende in strada a regalare lo spray anti-aggressione, scatenando il disappunto di alcune “quote rosa”. «L’iniziativa in vista dell’8 marzo – spiega il segretario del Carroccio, Luca Zandonella – nasce come risposta concreta agli innumerevoli episodi di violenza contro le donne. Vogliamo mandare un segnale forte: difendetevi da chi vi attacca nel corpo e nella dignità, con l’auspicio che il dispositivo non debba mai servire. È innegabile, però, che in certe zone di Piacenza, si abbia paura a camminare per strada. Un messaggio anche agli uomini: date alle donne la dovuta considerazione in virtù della posizione fondamentale che ricoprono».
«Non è un gesto apprezzabile, perché richiama l’immaginario femminile alla possibile aggressione che potrebbe subire, pensando che, con il semplice uso di una bomboletta, si riesca ad uscirne vincenti – analizza Miriam Bisagni, consigliere comunale del Partito Democratico -. Si dovrebbe invece veicolare un atteggiamento di rinforzo positivo e rispettoso nelle relazioni di coppia, o semplicemente con i maschi». S’aggiunge la critica di Laura Rapacioli del Pd: «Lo spray lo troviamo tranquillamente sui banchi del supermercato, mentre le risposte per il contrasto alla violenza no. La politica deve dare quest’ultime. Confido nel ruolo della scuola, credo si debba partire da lì, le istituzioni devono favorire un cambio culturale, in tutti gli ambiti, con opportunità di formazione e di lavoro per le donne, in modo che possano essere indipendenti». «Una visione riduttiva e fuorviante, che mira dritto alla pancia dei cittadini – commenta l’assessore alle pari opportunità del Comune di Piacenza, Giulia Piroli -. Chissà cosa penserebbe la madre costituente Teresa Mattei, che ebbe l’idea della mimosa come simbolo dell’8 marzo…». Il fiore giallo, infatti, esprime innocenza, libertà, pudore e femminilità; venne scelto per commemorare le operaie morte durante un incendio a New York, avvenuto proprio l’8 marzo del 1908.
I leghisti non hanno raccolto una totale condivisone neppure tra gli altri partiti d’opposizione. Maria Lucia Girometta, capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale e presidente della Commissione delle Elette, dichiara che «ben venga qualsiasi manifestazione che pone l’attenzione sul tema della sicurezza e del maltrattamento, ma nella ricorrenza dell’8 marzo sarebbe stata meglio una mimosa, per affermare il ruolo chiave che ricoprono nella società, piuttosto di un simbolo che richiama ad una sfera di violenza. In questo contesto, può risultare un’azione limitativa, in quanto non bisogna solo insegnare alle donne la difesa, bensì istruire gli uomini al rispetto della componente femminile». La giovane esponente di Forza Italia Gloria Zanardi, probabilmente, non si recherà al banchetto per “ritirare” il dispositivo: «Credo sia un’occasione per sensibilizzare tutti sui vari temi che riguardano da vicino la sfera femminile. Uno di questi, purtroppo, è legato al fenomeno del sopruso ed è giusto non sottacerlo. Tuttavia, ritengo che sia opportuno non dare segnali di mera rassegnazione, ma di speranza, non limitarsi ad azioni di contrasto, ma di prevenzione. Non giudico la Lega Nord, ognuno cerca di dare il proprio contributo».
Interviene anche Mirta Quagliaroli del Movimento 5 Stelle: «Mi pare una trovata per la campagna elettorale, che non contribuisce a risolvere un problema ben più ampio. Nell’ultimo anno, i casi di violenza sulle donne sono aumentati, lo dimostrano i dati del “telefono rosa”. Bisogna ragionare, riflettere ed esaminare la questione a trecentosessanta gradi, in primis con gli uomini, non chiudendosi in una stanza tra sole donne, come fa la Commissione delle Elette a Palazzo Mercanti».
Thomas Trenchi