cultura
Dialogo tra religioni: «L'Italia è meticcia, un laboratorio interculturale» – VIDEO
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Costruire ponti e non muri, conoscere le altre religioni, dialogare con le culture apparentemente opposte, per scoprire d’appartenere a una terra comune. Nell’Aula Magna dell’Istituto Marconi di Piacenza, nell’ambito di un evento organizzato dal Liceo Gioia, si sono poste le basi per un punto d’incontro tra Buddismo, Islam e Cattolicesimo. «L’obiettivo è sottolineare che la dimensione religiosa coinvolge l’aspetto educativo e scolastico, facendo emergere uno scenario di pluralismo nel quale siamo inseriti e col quale dobbiamo fare i conti. È un’esperienza di confronto e di pace, contro l’odio dilagante verso il diverso», ha specificato Brunetto Salvarani, teologo cattolico e moderatore dell’evento.
Anche il lama tibetano Marco Valli e il direttore della comunità islamica di Bologna Yassine Lafram, incalzati dalle domande degli studenti, hanno toccato i tratti principali delle proprie fedi; uno di questi è indubbiamente il ruolo della donna, in particolare nell’Islam, dove viene visto spesso con diffidenza: «La questione femminile, che presenta certamente delle criticità, è trasversale: nei partiti, nelle famiglie e nella società prevale il maschilismo, è un comportamento umano – ha provato a chiarire Lafram -. Nell’Islam, l’uomo e la donna sono uguali nelle pratiche religiose. I casi di maltrattamento o di privazione dei diritti sono riconducibili a una complicazione culturale, e non religiosa». «C’è un problema di fondo – ha aggiunto Salvarani -, che non riguarda solo i musulmani, ma una storia generale di sopraffazione del maschio sulla femmina. Nemmeno nella Chiesa cattolica vi è parità di genere, perché il peso specifico delle donne nei ruoli di potere è limitato».
La visione della laicità è un’ulteriore tematica attuale e complessa, in grado di evidenziare i punti di contatto o lontananza tra queste realtà: «Le entità religiose da sempre minacciano il concetto di laicità – ha confermato Valli, che ha cambiato il suo nome in Osel Dorje -. Che lo stato debba essere differenziato da esse è una dato assodato, il fatto che le religioni strutturate tendano ad intromettersi nella gestione delle cosa pubblica è altrettanto vero. Il Buddismo è una psicologia, pertanto risulta meno invasivo. Storicamente ha le sue colpe, nel Giappone dei samurai ha avuto legami con il potere. Tuttavia non possiede una verità da imporre: Budda è un dito che indirizza alla luna, non un salvatore o una guida; comunica solo in che modo reggere la sofferenza; la morale suggerisce di agire con compassione e consapevolezza». Per Lafram, «bisogna dare la possibilità ai fedeli di vivere al meglio il proprio credo, nella sfera privata e pubblica. L’esposizione dei simboli, anche del crocifisso negli edifici pubblici, rientra nelle libertà individuali di ciascuno». Il giovane, originario di Casablanca e cresciuto a Bologna, ha avanzato una richiesta allo Stato: «Non essendoci un’intesa del Governo italiano con i centri musulmani, non è possibile realizzare cimiteri o mense scolastiche nel rispetto della nostra tradizione. Preghiamo nei garage e negli scantinati, poiché le moschee non hanno un iter di apertura e regolarizzazione chiaro. La politica ha dei doveri di fronte alle religioni. L’Italia è un paese meticcio, siamo predestinati a vivere insieme, il conflitto non ci fa bene: il bello del mondo sta nell’avere da parte il diverso, che stimola la curiosità. Per il pensiero islamico c’è un unico Dio, “Allah” è semplicemente la parola araba per indicarlo, siamo tutti fratelli. L’Italia è un laboratorio a cielo aperto di intercultura».
«Per conversare con gli altri dobbiamo partire dalle nostre esperienze personali, non dai dogmi, dall’idea di un “Dio padrone” o dall’assolutezza di un libro – ha aggiunto Marco Valli, con voce pacata e ferma -. Negli interrogativi esistenziali, invece, possiamo trovare tutti un punto comune, e raggiungere un senso di pienezza dell’essere, oltre le forme della religione, perché il dolore e il lutto sono uguali per chiunque».
Nel finale, i tre hanno commentato l’utilizzo delle motivazioni sacre nelle guerre e nel terrorismo. «Il Papa benediceva le armi di Mussolini, il Buddismo si è sporcato di sangue in Birmania: sono individui che manovrano il messaggio per altri fini», ha sostenuto Valli. «Si fa leva sulla religione, perché influisce emotivamente sulle persone – ha spiegato Lafram -, con la complicità dei mezzi d’informazione e dei poteri forti, che manipolano la nostra opinione, urlando che è in atto una lotta tra divinità. Piuttosto, a comandare è il “Dio denaro”». «È sbagliato dire che la religione non centra nulla – ha ribattuto il teologo Salvarani -. Lo stesso antisemitismo nazista è stato causato da un antigiudaismo di matrice cristiana. Le comunità dei fedeli sono chiamate ad assumersi più responsabilità, ad incidere maggiormente».
Thomas Trenchi