politica
«In quarantamila con noi, non toccate la sanità». Nasce il coordinamento “salva-ospedali”
Quarantamila firme a sostegno, tre comitati che si rivolgono ad un bacino di oltre ottantamila abitanti, e una richiesta univoca: «Non toccate i nostri ospedali. Entro marzo organizzeremo una grande manifestazione». Nasce così il coordinamento dei gruppi di cittadini “salva-ospedale” di Fiorenzuola, Villanova e Castel San Giovanni, promettendo di scendere in piazza il prima possibile. Il portavoce è Bruno Galvani, membro dell’associazione villanovese, che è stato “battezzato” dai due vicepresidenti, il castellano Angelo Boledi e la fiorenzuolana Elisabetta Bolzoni.
«Nei mesi scorsi, ricevuti dal presidente della Conferenza sociosanitaria Patrizia Calza – interviene Boledi -, ci era stato detto che si preferiva rispondere alla situazione in modo complessivo. Ora ne hanno l’occasione: ecco il nostro interlocutore. Tra pochi mesi si tornerà a votare e, se non avremo altra maniera per farci sentire, sapremo dove (non) mettere una crocetta sulla scheda elettorale». Suggerendo il peso politico che potrebbe acquisire la neonata rete di comitati piacentini, aggiunge: «Quarantamila firme bastano per indire un referendum e riconquistarci il nostro diritto ad una sanità pubblica qualitativa, un diritto sancito dalla Costituzione». Una frecciatina, dunque, non troppo subliminale anche all’Amministrazione di Lucia Fontana, con la quale il comitato non ha mai avuto buoni rapporti.
I problemi sono noti e, a detta della rappresentanza di cittadini, in continua crescita. «A Castel San Giovanni, negli ultimi anni, sono stati spesi circa dodici milioni di euro di fondi pubblici – spiega Boledi -, ma in modo errato e non funzionale: se i macchinari sono all’avanguardia, ciò che manca è il personale che li metta in funzione. Ad oggi, infatti, oltre ad aver soppresso il cardiologo notturno e il refertista, risulta impossibile usufruire di una tac in orario serale, perché non vi è il medico autorizzato; tant’è che il paziente viene caricato su un’ambulanza e trasportato a Piacenza. Il nostro nosocomio è destinato a diventare meno attrattivo per il territorio, vittima dei riordini farlocchi dell’Ausl, che ne vuole fare un “ospedale del catasto”, cioè un day surgery utile a pochi».
Un’analisi simile anche a quella di Fiorenzuola, dove il gruppo è gia attivo dal 2013: «Continuiamo a chiedere ciò che ci era stato promesso nel 2014 da un accordo preso dalla Conferenza sociosanitaria, ossia il ripristino delle funzioni di pediatria, ginecologia, ortopedia e chirurgia nella nostra struttura – prosegue Bolzoni -. Pare, purtroppo, che tale piano sia diventato carta straccia, ma non ci arrendiamo. La nostra speranza sono i sindaci, pertanto li esortiamo ad opporsi al piano sanitario dell’Ausl, facendo sentire le istanze della comunità».
«Baldino sta certamente facendo degli errori – aggiunge Galvani -. Il problema riguarda tutta la sanità italiana, che si trova in una condizione analoga a quella di crisi in Grecia di qualche anno fa. L’Intesa Stato Regioni ha già deciso i tagli: saranno di 3,5 miliardi nel 2017 e di 5 miliardi dal 2018. Il risultato sarà raggiunto associando le riduzioni di spesa per beni e servizi a quelle per il personale, colpendo le prestazioni e le condizioni di lavoro. È inaccettabile che si tagli ancora, mentre la Corte dei Conti e l’Ocse affermano che l’Italia ha già una spesa sanitaria più bassa rispetto alla media dei Paesi UE. Nel 2019, l’incidenza della spesa sanitaria sul PIL precipiterà al 6,5%, cioè al di sotto del valore di rischio per la salute indicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Non s’investono soldi reali, a livello europeo non siamo competitivi. I primi cittadini alzino la testa e dimostrino che vogliono rappresentarci».
Thomas Trenchi