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Matteo Leoni, il volto storico di Disney Channel esce al cinema con “The Startup”

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Tonto, stupido e sfortunato. Tutti ricordano Matteo Leoni nei panni di Tinelli, il protagonista della serie tv di Disney Channel “Quelli dell’Intervallo”. Tinelli è l’alunno pazzamente (e inutilmente) innamorato di Valentina, ignorante a scuola e con una bassissima autostima, tanto da infliggersi, dopo ogni fallimento, una botta sulla testa contro lo spigolo della finestra. “Quelli dell’Intervallo”, trasmesso con notevole successo dal 2005 al 2008, è diventato un punto di riferimento, nei pomeriggio trascorsi a pane e Nutella, per i bambini e gli adolescenti. Nella vita reale, però, l’attore Matteo Leoni non somiglia al suo alter ego Tinelli, anzi, sta facendo strada: proprio oggi debutta al cinema “The Startup”, di Alessandro D’Alatri, nel quale Leoni ricopre un ruolo chiave.[/caption]

Di cosa parla “The Startup”?

«“The Startup” è tratto da una storia vera. Racconta la vita di Matteo Achilli, un giovane italiano nato nelle periferie di Roma. Conclusi gli studi, gareggia per essere convocato agli europei di nuoto, la sua più grande passione. Purtroppo fallisce, a causa della tipica raccomandazione all’italiana, che favorisce il figlio dello sponsor della squadra. Questo evento traumatico apre la strada alla sua formazione imprenditoriale. Achilli accetta una borsa di studio per la Bocconi, la migliore università secondo una classifica, e si trasferisce a Milano. Seguendo questa idea di classificare rispetto al merito, il protagonista crea un social network per chi cerca lavoro, “Egomnia”. Gli iscritti ricevono un punteggio a seconda del curriculum. A Milano si scontra con una nuova realtà. C’è Cecilia, caporedattrice del giornale universitario, che lo aiuta a diffondere la sua idea. Ci sono le banche che vogliono impossessarsi del suo prodotto. C’è Valerio Maffeis, giovane rampollo milanese che gli mostra una via alternativa per raggiungere il successo, fatta di conoscenze e politica. Il resto è spoiler…».

Che ruolo interpreti nel film?53650.jpg

«Il mio personaggio si chiama Valerio Maffeis, studente della Bocconi, figlio di ricchi imprenditori milanesi. È l’opposto del protagonista: non ha bisogno di un lavoro, la sua eredità gli permettere di vivere serenamente. Introduce Matteo Achilli nella “Milano bene”. È il diavolo tentatore che invita a seguire la via più facile, quella composta dalle raccomandazioni».

Il ruolo in questa pellicola rappresenta un salto di qualità per la tua carriera?

«È la seconda pellicola cinematografica a cui partecipo. Prima una commedia all’italiana, “Sapore di te”, interpretando una figura molto simile al mio caro e vecchio “amico” Tinelli. Valerio Maffeis, invece, mi ha dato la possibilità di mostrarmi in tutt’altra veste».

Quali sono i punti in comune con il personaggio che interpreti in “The Startup”?

«È sicuramente il ruolo più intrigante che mi hanno proposto. Il personaggio è reale, esiste, ma vive nell’anonimato. Quindi non l’ho mai conosciuto. È molto lontano da me e dalla mia realtà sociale. Eppure, crescendo a Milano, ho incontrato tante persone del genere. In particolare, un mio ex compagno di classe, figlio di una famosissima stilista italiana, il quale mi invitava alle sue feste in villa, dandomi la possibilità di comprendere quella realtà».

In che modo vedi il panorama italiano: reinventarsi sul web, oggi, è un’illusione o un’opportunità alla portata di tutti?

«Il web non è più un mistero. Attraverso internet, parecchi artisti hanno convinto i grandi “mecenati” del nostro tempo a investire su di loro. Una volta, fingendomi giornalista, chiesi a Susan Sarandon se bisognasse ancora andare a cercare fortuna nei grandi studios americani; mi rispose che, grazie al web, non era più necessario bussare alle porte di produttori o registi. Con una semplice pubblicazione da casa, infatti, è possibile mostrarsi a tutto il mondo. Occorre essere molto bravi e originali a farsi notare, la concorrenza è aumentata enormemente. È difficile perseverare».

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Da sinistra: Romolo Guerrieri e Matteo Leoni

Anche te, in prima persona, stai promuovendo un ritorno su Facebook di “Quelli dell’Intervallo”, realizzando una serie di video con l’attore Romolo Guerrieri. A cosa mirate?

«Ci spinge quella voglia irrefrenabile che abbiamo avuto fin dalla prima volta, cioè far ridere. Dopo l’esperienza a Disney Channel, ci siamo un po’ allontanati. Romolo è rimasto a Milano, io sono andato a Roma e all’estero. Quando finalmente ci siamo ritrovati nella stessa città, abbiamo deciso di diventare imprenditori di noi stessi, utilizzando il mezzo più diffuso al mondo, il web. Vogliamo riproporre quella comicità genuina e non volgare che ci ha sempre contraddistinto, in un formato che rispecchi i tempi moderni. Siamo un duo comico camaleontico».

Il campo dello spettacolo, che conosci da anni, è meritocratico?

«Esiste la meritocrazia, così come esistono le raccomandazioni. Il problema è far pesare la bilancia dal lato giusto. Siamo un paese pieno di talenti e creatività. È un peccato negare la possibilità di esprimersi per una semplice questione di lucro o amicizie. Viaggiando per il mondo ho scoperto che in Italia c’è un disfattismo e un immobilismo disarmante. Come dice il regista di “The Startup”, Alessandro D’Alatri, in Italia ci lamentiamo quando non c’è da fare, e quando si fa qualcosa ci lamentiamo di ciò che si è fatto».

Thomas Trenchi

Classe 1998, giornalista professionista dell'emittente televisiva Telelibertà e del sito web Liberta.it. Collaboratore del quotidiano Libertà. Podcaster per Liberta.it con la rubrica di viaggi “Un passo nel mondo” e quella d’attualità “Giù la mascherina” insieme al collega Marcello Pollastri, fruibili anche sulle piattaforme Spreaker e Spotify; altri podcast: “Pandemia - Due anni di Covid” e un focus sull’omicidio di via Degani nella rubrica “Ombre”. In passato, ideatore di Sportello Quotidiano, blog d'approfondimento sull’attualità piacentina. Ha realizzato anche alcuni servizi per il settimanale d'informazione Corriere Padano. Co-fondatore di Gioia Web Radio, la prima emittente liceale a Piacenza. Creatore del documentario amatoriale "Avevamo Paura - Memorie di guerra di Bruna Bongiorni” e co-creatore di "Eravamo come morti - Testimonianza di Enrico Malacalza, internato nel lager di Stutthof". Co-autore di “#Torre Sindaco - Storia dell’uomo che promise un vulcano a Piacenza” (Papero Editore, 2017) e autore di "La Pellegrina - Storie dalla casa accoglienza Don Venturini" (Papero Editore, 2018). Nel maggio del 2022, insieme ai colleghi Marcello Pollastri e Andrea Pasquali, ha curato il libro-reportage "Ucraina, la catena che ci unisce", dopo alcuni giorni trascorsi nelle zone di guerra ed emergenza umanitaria. Il volume è stato pubblicato da Editoriale Libertà con il quotidiano in edicola. Ecco alcuni speciali tv curati per Telelibertà: "I piacentini di Londra" per raccontare il fenomeno dell'emigrazione dei piacentini in Inghilterra nel secondo dopoguerra, con immagini, testi e interviste in occasione della festa della comunità piacentina nella capitale britannica dal 17 al 19 maggio 2019; “I presepi piacentini nel Natale del Covid”; “La vita oltre il Covid” con interviste a due piacentini guariti dall’infezione da Coronavirus dopo dure ed estenuanti settimane di ricovero in ospedale; il reportage “La scuola finlandese” negli istituti di Kauttua ed Eura in Finlandia.