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«Dosi positivo per la comunità islamica. Serve un cimitero per musulmani»

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«Bisogna proseguire sul percorso politico  intrapreso dall’attuale amministrazione comunale, nel segno dell’apertura e del dialogo, che in questi anni non sono mai mancati». È soddisfatto Yassine Baradai, direttore della Comunità Islamica di Piacenza, situata in via Caorsana. Baradai ringrazia il sindaco Paolo Dosi, ma non fa alcun passo indietro sulle istanze dei musulmani: «Abbiamo esigenze concrete, già sollevate in passato. Mi riferisco all’urgenza di costruire un cimitero islamico, che risolverebbe le difficoltà di tante famiglie. Nel momento in cui qualcuno muore – spiega Baradai – le spese per il rimpatrio sono eccessive. Noi cerchiamo di aiutare organizzando delle collette, ma non sempre si trovano i soldi». I musulmani, infatti, non possono essere sepolti nei cimiteri non islamici. In Italia sono più di una ventina i luoghi sacri di questo tipo. Nei giorni scorsi, è stato annunciato che a Vicenza sarà aperta un’area per ospitare ottanta salme dei defunti fedeli di Allah. A Padova, prima nel Nord Italia, è nata una ditta di pompe funebri con rito musulmano, gestita da un trentenne marocchino. «Le mense scolastiche piacentine, invece, sono ottime, poiché rispettano le nostre esigenze religiose», sottolinea Baradai.

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Yassine Baradai, direttore del Centro Islamico di Piacenza

Si tratterebbe di una problematica primaria per i mussulmani. Tuttavia, alla domanda “vorreste un rappresentante della comunità islamica in consiglio comunale a Piacenza?”, Baradai risponde prontamente che «non sarebbe concepibile in un Paese nel quale la religione non entra nello Stato. Alcune persone potrebbero correre alle prossime elezioni, ma liberamente, non in rappresentanza del Centro di via Caorsana. Noi non facciamo politica». Non chiude le porte ad un’eventuale candidatura di un cittadino di fede mussulmana alle elezioni comunali dell’11 giugno. Si smarca, però, dalle accuse che potrebbero scaturire nel caso in cui si cercasse di additare il candidato come referente diretto a Palazzo Mercanti della Comunità. Mai dire mai. Proprio pochi mesi fa, nel consiglio comunale di Milano, tra le fila del Partito Democratico, ha debuttato Sumaya Abdel Qader, coperta dal velo islamico, il così detto Hijab.

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Il sindaco Dosi insieme ai principi del Qatar in visita al Centro Islamico di Piacenza

È apparentemente un ottimo rapporto, dunque, quello tra la Giunta comunale e la Comunità Islamica, coronato con la partecipazione ad una cena di gala nel maggio 2016: il primo cittadino Dosi e l’assessore Cugini accolsero, insieme ad altre autorità, la delegazione dei principi del Qatar (finanziatori del Centro) in visita nella città. «Siamo soddisfatti di questa collaborazione e di come la comunità si è inserita sempre più nel tessuto sociale piacentino – dichiarò Dosi -. Dimostra che in questi luoghi, collaborando con le istituzioni, non c’è niente di negativo, anzi, si contribuisce a contrastare la strumentalizzazione del Corano».

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Un banchetto della sezione piacentina di Forza Nuova

Sollecitata sulla questione del cimitero islamico, la candidata a sindaco del centrodestra Patrizia Barbieri, sostenuta da Lega Nord, Forza Italia e Fratelli d’Italia, è stata secca e concisa: «Le priorità sono altre. Sono situazioni che vanno verificate. Ci sono persone integrate nel territorio, che possono tramutarsi realmente in risorse, e altre che delinquono e basta». Il movimento di estrema destra Forza Nuova, che correrà alle Amministrative con Emanuele Solari, si è allarmato nel dicembre scorso: «Potremmo assistere alla presentazione di esponenti islamici di punta, da soli in liste civiche o come sostenitori di altre forze politiche. È concreto il rischio di rafforzare le istanze che questa comunità tenta da anni di portare avanti a discapito dell’integrità della città». La nota proseguiva sostenendo che «l’obiettivo principale delle comunità islamiche è quello di costituirsi come organismo politico pensante e con diritto di scelta su temi fondamentali di identità culturale che andrebbero tutelati. Un possibile ingresso in luoghi istituzionali di persone che subordinano i nostri principi di civiltà alla propria religione, comprometterebbe quella laicità dello stato che alcuni partiti difendono a giorni alterni».

Thomas Trenchi

Classe 1998, giornalista professionista dell'emittente televisiva Telelibertà e del sito web Liberta.it. Collaboratore del quotidiano Libertà. Podcaster per Liberta.it con la rubrica di viaggi “Un passo nel mondo” e quella d’attualità “Giù la mascherina” insieme al collega Marcello Pollastri, fruibili anche sulle piattaforme Spreaker e Spotify; altri podcast: “Pandemia - Due anni di Covid” e un focus sull’omicidio di via Degani nella rubrica “Ombre”. In passato, ideatore di Sportello Quotidiano, blog d'approfondimento sull’attualità piacentina. Ha realizzato anche alcuni servizi per il settimanale d'informazione Corriere Padano. Co-fondatore di Gioia Web Radio, la prima emittente liceale a Piacenza. Creatore del documentario amatoriale "Avevamo Paura - Memorie di guerra di Bruna Bongiorni” e co-creatore di "Eravamo come morti - Testimonianza di Enrico Malacalza, internato nel lager di Stutthof". Co-autore di “#Torre Sindaco - Storia dell’uomo che promise un vulcano a Piacenza” (Papero Editore, 2017) e autore di "La Pellegrina - Storie dalla casa accoglienza Don Venturini" (Papero Editore, 2018). Nel maggio del 2022, insieme ai colleghi Marcello Pollastri e Andrea Pasquali, ha curato il libro-reportage "Ucraina, la catena che ci unisce", dopo alcuni giorni trascorsi nelle zone di guerra ed emergenza umanitaria. Il volume è stato pubblicato da Editoriale Libertà con il quotidiano in edicola. Ecco alcuni speciali tv curati per Telelibertà: "I piacentini di Londra" per raccontare il fenomeno dell'emigrazione dei piacentini in Inghilterra nel secondo dopoguerra, con immagini, testi e interviste in occasione della festa della comunità piacentina nella capitale britannica dal 17 al 19 maggio 2019; “I presepi piacentini nel Natale del Covid”; “La vita oltre il Covid” con interviste a due piacentini guariti dall’infezione da Coronavirus dopo dure ed estenuanti settimane di ricovero in ospedale; il reportage “La scuola finlandese” negli istituti di Kauttua ed Eura in Finlandia.