politica
Legittima difesa: in Comune è possibile firmare. Proposte a confronto
La legittima difesa è una materia calda per la politica. È un argomento che scotta, divide, talvolta utilizzato per distrarre la massa o fare propaganda. Non a caso, in mezzo alla tempesta dei casi di cronaca che vedono indagati alcuni cittadini per aver sparato a un ladro tra le proprie mura private, com’è successo al benzinaio Graziano Stacchio o all’oste Mario Cattaneo, i partiti non perdono tempo per lanciare proposte, soluzioni, accuse, manifesti, slogan e petizioni. E le persone rischiano di fare ancora più confusione. Ecco un po’ di chiarezza in merito alle recenti attività (intraprese nel piacentino) per modificare la legge sulla legittima difesa.
Una settimana fa, è stato reso noto dall’Amministrazione comunale che è possibile firmare, presso gli Sportelli polifunzionali di viale Beverora, la legge di iniziativa popolare per la “Modifica delle norme disciplinanti in tema di violazione di domicilio e legittima difesa”. Cos’è, anzitutto, una legge di iniziativa popolare? Si tratta di un progetto che i cittadini, raccogliendo almeno 50.000 firme, possono presentare al Parlamento, affinché quest’ultimo lo discuta e voti.
Nello specifico, la legge d’iniziativa popolare che si può sottoscrivere in questi giorni (fino al 7 ottobre) è promossa dal Sindacato di Polizia Penitenziaria. Prevede principalmente un aumento di pena per «chiunque s’introduca nell’abitazione altrui clandestinamente o con inganno» (attualmente la reclusione è dai sei mesi ai tre anni, il Sindacato vorrebbe da uno a sei anni) e, nel caso in cui sia utilizzata la violenza, una reclusione «da due a sei anni». Inoltre, propone l’aggiunta al Codice Penale del principio per cui «non sussiste eccesso colposo di legittima difesa quando la condotta è diretta alla salvaguardia della propria o l’altrui incolumità», comunque rispettando «i casi previsti dal secondo e terzo comma dell’articolo 52», cioè al fine di difendersi con un’arma legittimamente detenuta e quando vi è effettivo pericolo d’aggressione.
La legge d’iniziativa popolare del Sindacato di Polizia Penitenziaria è praticamente identica a quella che aveva promosso nei mesi scorsi l’Italia dei Valori, raccogliendo un enorme consenso popolare (circa 2 milioni di firme). Il disegno dell’Idv si è arenato nel limbo della burocrazia italiana, aspettando di essere votato in Parlamento. Quest’ultimo includerebbe anche la cancellazione del diritto dell’aggressore a richiedere il risarcimento dei danni. Ne è un caso emblematico la vicenda del rigattiere veneto Ermes Mattielli, morto da alcuni mesi, al centro della vicenda che lo vide sparare a due ladri penetrati nel suo deposito nel 2006, per questo condannato ad un maxi risarcimento (che ora, peraltro, dovrà accollarsi lo Stato alla luce della rinuncia dell’unico erede). Entrambe le proposte manterrebbero il principio di proporzionalità, per cui la difesa deve essere rapportata alla minaccia e all’offesa, lasciando spesso l’interpretazione in mano alla magistratura.
È più severo, invece, il progetto di legge del consigliere regionale piacentino Matteo Rancan, elaborato insieme ai colleghi della Lega Nord, che sarà discusso in Assemblea legislativa a Bologna e, se approvato, esaminato alle Camere. Prevede, infatti, una presunzione di legittima difesa «per gli atti diretti a respingere l’ingresso, mediante effrazione, di sconosciuti in un’abitazione privata con violenza», oltre a un grosso aumento della pena per il furto in abitazione, con la reclusione da un minimo di cinque anni a un massimo di otto anni e la multa da un minimo di 10.000 euro a un massimo di 20.000 euro. Infine, tra i vari punti messi in gioco da Rancan, c’è anche il risarcimento integrale del ladro nei confronti della parte offesa , in caso di sospensione condizionale della pena.Thomas Trenchi