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Siccità nel piacentino, viaggio sulle orme dell’oro blu: dal Brugneto al Trebbia – VIDEO
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Non si capisce il valore dell’acqua finché non lo si osserva con i propri occhi. L’oro blu è davvero più prezioso di quanto si possa pensare. È un diamante che luccica, che splende mentre sgorga nelle vallate piacentine tra boschi e colline. Anche quest’anno, però, non si placa l’emergenza legata alla carenza idrica per gli agricoltori. La sezione locale di Coldiretti ha stimato un danno di 75 milioni di euro per le coltivazioni e 50 milioni per l’indotto che vi ruota attorno. La regione Emilia Romagna, intanto, ha ufficializzato la richiesta di stato di emergenza per la siccità che interessa tutto il territorio regionale, in particolare la provincia di Piacenza. La domanda verrà inviata al Dipartimento nazionale di protezione civile, per la successiva deliberazione del Governo necessaria a mettere in campo tutte le misure straordinarie che la Regione sta definendo e concordando con Anbi e i Consorzi di bonifica, Atersir e i gestori del servizio idrico.
La Diga del Brugneto è la principale imputata: da tempo le sue risorse idriche sono oggetto di contesa tra Genova e Piacenza. I rilasci dell’invaso verso il piacentino, stando a un vecchio disciplinare, ammontano a 2,5 milioni di metri cubi. Tuttavia, nel 2013 l’assessore regionale Gazzolo ha firmato un accordo triennale che prevedeva un ulteriore rilascio di 1,5 milioni di metri cubi per Piacenza. L’accordo triennale, scaduto l’anno scorso, è stato rinnovato anche per quest’anno in via emergenziale. Ma non tutti lo ritengono un risultato sufficiente. «Mentre c’è una vallata che soffre di una siccità estrema, la diga è piena ma totalmente serrata, infatti non viene rilasciato quasi nulla nel Trebbia», ha dichiarato Giampaolo Maloberti, socio del Consorzio Rivo Villano. «La soluzione è semplice: Genova necessita di 1 milione di metri cubi d’acqua al mese, quindi – anche se non piovesse per un anno intero – trattenendo nella diga 12 milioni di metri cubi d’acqua il fabbisogno sarebbe garantito e potrebbe defluirne di più verso il piacentino». È evidente anche a occhio nudo: i 25 milioni di metri cubi di capienza della Diga del Brugneto, collocata in provincia di Genova, in alta Valtrebbia, sono stracolmi, ma nei canali irrigui che scendono verso il piacentino non scorre quasi nulla. E gli agricoltori ne risentono. A fronte di questa emergenza, come tentativo estremo, si esorta a ricorrere all’occhio per occhio, dente per dente: «Se i genovesi non decideranno di rilasciare più acqua a Piacenza, invitiamo la politica a smettere di smaltire i loro rifiuti nel nostro inceneritore di Borgoforte», ha attaccato Maloberti.
Anche la responsabile di Legambiente, Laura Chiappa, su Facebook ha commentato: «Quanti anni sono che chiediamo alla Regione, alla Provincia e ai Comuni della Val Trebbia di rinegoziare il disciplinare del Brugneto in modo radicale per avere quell’acqua scippata che è un nostro diritto?! L’assessore ci viene a raccontare che è un risultato avere quei soliti 4 milioni che da tre anni la Liguria ci dispensa come fosse un favore?! Ci sarebbe da vergognarsi!».
Seguendo le orme dell’oro blu, si fa tappa a Montebruno, a tre chilometri dalla diga del Brugneto: qui il Trebbia è gia drammaticamente asciutto. L’agricoltore Stefano Rebecchi sottolinea quanto siano importanti i canali superficiali e mostra il suo impianto d’irrigazione a goccia: «È uno strumento tecnologico che permette di non sprecare l’acqua, utilizzando solo ed esclusivamente la quantità necessaria per ogni coltura».
Thomas Trenchi