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Siccità, i sindaci della Val Trebbia pressano la Liguria: «Più acqua dalla diga del Brugneto»
Se la diga non viene ai sindaci, allora i sindaci vanno alla diga. E così, fuor di proverbio, hanno deciso di fare i primi cittadini di Bobbio, Corte Brugnatella, Ottone, Rottofreno, Travo, Calendasco, Cerignale, Coli, Gossolengo, Gragnano, Rivergaro e Zerba, località fortemente interessate dall’emergenza idrica delle ultime settimane. Presa carta e penna, hanno indirizzato una lettera alla Prefettura di Genova, alla Regione Liguria, alla Provincia di Genova e al Comune di Genova, con un oggetto chiaro e dritto al punto: «Richiediamo un rilascio immediato di acqua dalla diga del Brugneto», per ridare ossigeno al fiume Trebbia e al tessuto economico che da esso dipende.
Non è tardata ad arrivare la risposta della Regione Liguria, firmata dal Presidente Toti, apparentemente sordo alle esigenze della vallata: «Non è possibile assentire ulteriori rilasci senza mettere a rischio l’approvvigionamento idropotabile del comune di Genova, dei comuni limitrofi all’invaso e della zona costiera ligure fino al comune di Recco, i cui acquedotti vengono alimentati dall’invaso del Brugneto». In altre parole, la Liguria non è disponibile a rilasciare ulteriore acqua verso il piacentino, mentre solo due anni fa invece – con maggiore sensibilità – Piacenza accettò di “accogliere” i rifiuti genovesi nel proprio inceneritore. I sindaci non si arrendono: «La diga si trova nel genovese, ma il deflusso naturale di quel corso d’acqua è la Val Trebbia – ha motivato Pasquali, sindaco di Bobbio -. La sponda sinistra del fiume è quella che soffre maggiormente. I genovesi smettano di fare “muro contro muro”. In più occorrono nuovi invasi nella nostra provincia. Mi spiace che il Ministro all’Ambiente Galletti, in visita in città poche settimane fa, non abbia manifestato la volontà di incontrare gli amministratori che quotidianamente vivono l’emergenza legata alla carenza d’acqua».
Perché la Diga del Brugneto è la principale imputata? Da tempo le risorse idriche di questo invaso (25 milioni di metri cubi) sono oggetto di contesa tra Genova e Piacenza. I rilasci verso il piacentino, stando a un vecchio disciplinare, ammontano a 2,5 milioni di metri cubi. Nel 2013, l’assessore regionale Gazzolo ha firmato un accordo triennale che prevedeva un ulteriore rilascio di 1,5 milioni di metri cubi per Piacenza. L’accordo triennale, scaduto l’anno scorso, è stato rinnovato anche per quest’anno in via emergenziale. Ma non tutti lo ritengono un risultato sufficiente. «La soluzione passa nel senso dell’ordine del giorno approvato in Provincia nel 2013. Genova necessiterebbe di 1 milione di metri cubi d’acqua al mese, quindi – anche se non piovesse per un anno intero – trattenendo nella diga 12 milioni di metri cubi d’acqua il fabbisogno sarebbe garantito e potrebbe defluirne di più verso il piacentino», ha dichiarato Giampaolo Maloberti (Lega Nord), promotore dell’iniziativa, suggerendo anche un tentativo estremo: «Se i genovesi non decideranno di rilasciare più acqua a Piacenza, invitiamo la politica a smettere di smaltire i loro rifiuti nel nostro inceneritore di Borgoforte». Il sindaco di Rottofreno Veneziani desidera che a far chiarezza siano i numeri: «Gli organi competenti specifichino, una volta per tutte, la quantità d’acqua di cui necessita il territorio genovese dalla diga del Brugneto, affinché si possa formulare un nuovo accordo che soddisfi la Val Trebbia. Il Presidente della Liguria deve capire che quei 4 milioni di metri cubi garantiscono una sopravvivenza ordinaria, non certamente una soluzione all’attuale crisi». Il consigliere Bellocchio di Corte Brugnatella, referente del suo Comune, trova «insensato che l’approvvigionamento della Valle sia in mano a una diatriba tra due regioni. Il Ministero prenda in mano la situazione».
I sindaci dunque non retrocedono e – in una conferenza stampa congiunta – hanno mostrato la lettera recapitata alle istituzioni: «Vista la drammatica situazione di siccità che grava sui Comuni da noi amministrati e visto lo stato d’emergenza nel territorio delle province di Parma e Piacenza, in conseguenza della crisi idrica in atto dovuta a un lungo periodo di siccità a partire dall’autunno 2016, aggravato dalle elevate temperature estive e dai rilevanti afflussi turistici che hanno determinato un considerevole aumento delle esigenze idropotabili, chiediamo l’immediato rilascio delle acque dell’invaso ligure della Diga del Brugneto, in maggiore quantità rispetto ai 4 milioni di metri cubi già annunciati, sottolineando il conseguente impoverimento delle falde, dei pozzi e delle sorgenti. Precisiamo che buona parte dei territori comunali in oggetto risulta interessata della presenza di seconde case che durante la stagione estiva aggravano ulteriormente il fabbisgno idrico. Il critico stato di siccità che affligge il nostro territorio sta danneggiando gravemente l’agricoltura e l’allevamento, comportando un enorme danno economico al settore turistico». La volontà è quella di mettere da parte i campanilismi e convergere su una posizione univoca: «Non fermiamoci, portiamo avanti questa campagna!», ha esortato Mazzocchi, vicesindaco di Travo. Non è mancato il sostegno dell’amministrazione di Rivergaro, con il sindaco Albasi: «L’agricoltura è la vita della nostra Valle, che dà indotto alle famiglie. Viviamo un paradosso estremo: in autunno con l’ansia delle piogge, in estate con la siccità. Speriamo che questo grido d’allarme venga finalmente raccolto».
«A Zerba ho firmato un’ordinanza che vieta l’utilizzo dell’acqua se non a fini potabili», ha spiegato con rammarico il sindaco Borré, «purtroppo l’emergenza si fa sentire, perciò risulta fondamentale la costruzione di nuovi invasi». In effetti è una crisi idrica in piena regola: la Regione Emilia-Romagna ha firmato una deroga immediata al deflusso minimo vitale per le esigenze potabili della Val Trebbia. Il sindaco di Ottone Beccia ha aggiunto: «Il turismo ittico del nostro paese ne risente: abbiamo dovuto contattare un gruppo di tecnici per verificare le condizioni di vivibilità delle trote. Concordo: necessitiamo un nuovo invaso di natura strategica, oltre ai rilasci dalla diga del Brugneto». Questo comitato composto dai sindaci della Val Trebbia ha intenzione di riunirsi in modo permanente (come richiesto espressamente dal sindaco di Rivergaro), nonché stabilire un contatto diretto – attraverso Giampaolo Maloberti – con la Regione Liguria. Al termine dell’incontro, infatti, è arrivata la chiamata alle armi: «Vogliamo incontrare il Presidente della Liguria, Giovanni Toti. La Val Trebbia ha sete, non possiamo aspettare».
Thomas Trenchi