cultura
Addio a Piero Prati, per trent'anni anima del Grande Albergo Roma
Un gentleman che mancherà alla città. Così lo hanno descritto amici e conoscenti. Stanotte è morto Piero Prati, per oltre trent’anni gestore del Grande Albergo Roma.
È scomparso alla prematura età di 56 anni, stroncato da una dura malattia, lasciando la sorella Elena e i nipoti. Solo due anni fa, dopo un breve periodo di chiusura, la storica attività di famiglia era passata di mano, con l’estrema sofferenza di Prati. Che era nato e cresciuto nell’albergo Roma, per poi passare alla direzione della struttura. Persona socievole e di mondo, che aveva studiato e lavorato all’estero.
Addio, amico mio. Addio all’ultimo vero gentleman di questa città. Abbiamo riso, scherzato, discusso tante volte fino a tardi, organizzato iniziative in quello che per te era il tuo castello. Per più di quarant’anni mi sei stato caro e lasciarti andare è dover rinunciare a una parte di me stesso. Sapevi che sarebbe finita così, me l’avevi detto e anche in quello ti eri distinto. Eri una persona elegante, dal garbo inimitabile e mai mi è capitato di sentire male parole su di te. Voglio pensare che tu sia andato avanti, per accoglierci un giorno col tuo buffo sorriso. Aspettaci. (Alberto Fermi)
A volte mi sembrava un “marziano” di questa città con il suo garbo innato, la sua eleganza, i suoi modi da dandy inglese. Ci conoscevamo superficialmente, diventammo amici dopo un’intervista della domenica che gli feci per Libertà, una pagina intitolata “Il Signore degli Alberghi”, in cui c’era dentro tutto lo smisurato innamoramento per il suo lavoro e per quel “gigante” che era l’orgoglio di famiglia… Mi porterò dentro le tante chiacchierate dopo-cena al Piccolo Roma, alcune strepitose serate con Renato Sellani (che adesso da qualche parte lassù starà suonando per lui) ma soprattutto il ricordo di una persona intelligente e perbene, biologicamente gentile, piena di forza nella sua fragilità… Ciao Piero. (Giorgio Lambri)