politica
Quale cultura immagina l’assessore Polledri. Non mancano le critiche
Il riepilogo della proposta culturale del neo-assessore Massimo Polledri (Lega Nord) e le perplessità espresse da alcuni commentatori
Sgarbi per rilanciare l’arte. Spazio ai soggetti privati. Una rassegna del Dovere al posto del Festival del Diritto. Concerti al Daturi. Eventi incentrati sul ruolo della famiglia. Non a tutti piace il taglio della proposta culturale che il neo-assessore Massimo Polledri immagina per Piacenza. Lo storico esponente leghista, dal ’93 nel Carroccio, la scorsa settimana – intervistato dal quotidiano Libertà – ha delineato le sue future (ed eventuali) mosse amministrative. Che passano attraverso la ricerca di una migliore cooperazione tra soggetti pubblici e privati: Polledri vorrebbe aprire le porte alle imprese con valenza commerciale, abili nel marketing territoriale, in appoggio alle istituzioni. Un esempio: abbinare ai biglietti degli eventi sportivi un ticket per un museo o un ristorante. «Basta passaporti ideologici», ha dichiarato l’ex deputato e neuropsichiatra infantile. In più occasioni Polledri è stato espulso dalla Lega Nord e poi riammesso grazie al fedele appoggio del senatùr Umberto Bossi. La segreteria provinciale non ha mai digerito la sua presenza, palesando i malumori anche pubblicamente. Non a caso, il Fatto Quotidiano lo ha definito «il politico con sette vite come i gatti». Oltre alla Cultura, il sindaco Barbieri ha affidato a Polledri anche le deleghe alla Promozione sportiva, Promozione turistica e Politiche della famiglia.

Massimo Polledri, assessore del Comune di Piacenza in quota Lega Nord
L’anno scorso, la sezione cittadina del Carroccio ha descritto il Festival del Diritto come una «manifestazione ideologizzata e non entusiasmante, che porta in città la passerella di esponenti della cultura e della politica vicini al centrosinistra». Almeno su questo, dunque, a livello locale i diversi fronti leghisti dovrebbero trovare un punto d’incontro nelle parole di Polledri: «La sinistra aveva valori importanti come solidarietà e riduzione delle diseguaglianze, ma ha usato strumenti sbagliati come relativismo e individualismo. Noi dobbiamo mettere dei correttivi spendendo parole come dovere e responsabilità con le quali si rifanno i vincoli e i legami di solidarietà. Per questo occorre investire nella famiglia che oggi è l’anello debole della società. È di doveri che oggi si deve parlare. Il Festival del Diritto sarà sostituito da un Festival dei doveri, se ci riusciamo già da quest’anno, una cosa dignitosa si può fare, anche spendendo meno», ha dichiarato l’assessore al quotidiano Libertà.
La famiglia è un tema etico particolarmente caro all’ultra-cattolico Polledri, tanto che ha insistito per avere una delega apposita. Probabilmente, cercherà di proporre una serie di eventi contro le unioni civili e le adozioni da parte di coppie dello stesso sesso. Quando era ancora consigliere comunale, Polledri organizzò un convegno dal titolo “Difendere la famiglia per difendere la società” insieme ai gruppi consiliari leghisti di Mantova, Milano e Piacenza. Utilizzò lo stemma comunale sui manifesti e venne diffidato dall’Amministrazione, che gli ordinò di rimuovere il logo istituzionale dalla locandina dell’incontro. Per Polledri si trattò di un «vero e proprio atto di censura politica e un abuso di ufficio». Ora che ha carta bianca, invece, ha addirittura in mente di aprire un ufficio per la famiglia, «con figure esterne prese dalla società civile».

Vittorio Sgarbi, critico d’arte e personaggio televisivo

Alcune locandine diffuse da Alberto Esse per chiedere il «ritiro a Polledri della delega alla Cultura»
«Che l’Assessorato alla Cultura fosse considerato come un refugium peccatorum senza importanza – prosegue Alberto Esse nella sua denuncia – è stato dimostrato dal fatto che questa delega è stata assegnata a Polledri perché, dato lo scontro ed i dissidi interni alla coalizione, non si sapeva dove piazzarlo. La scelta di Polledri non è avvenuta in modo ragionato e motivato da giudizi di merito ma solo in base a un compromesso per sanare beghe politiche. È evidente che alla fine a Polledri è andato quello che qualcuno considera come un incarico ininfluente, di serie b. […] In una città che vorrebbe candidarsi a capitale italiana della cultura la scelta di basso profilo di un’assegnazione del genere appare per molti versi problematica. Siamo di fronte ad un assessore alla cultura da molti considerato inadatto sia per la sua concezione del mondo e culturale chiusa ed anacronistica sia per i suoi comportamenti precedenti stigmatizzati non solo da molta stampa nazionale ma anche dai suoi stessi compagni di partito».
Nella cassetta postale di Polledri non sono state recapitate solo perplessità, ma anche congratulazioni e manifestazioni di sostegno. A parlare, nei prossimi anni, non saranno le polemiche (assolutamente legittime), le gaffe collezionate nel tempo o il curriculum politico. Ma i fatti: di questi ha bisogno la cultura piacentina. E su questi dovrà essere giudicato l’assessore Polledri.
Thomas Trenchi
