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curiosità

Zante è un grande controsenso. Note di viaggio dall’isola natale di Foscolo

Questa foto potrebbe riassumere Zante: la bellezza della natura e la bruttezza della (in)civiltà. Ecco alcune riflessioni di viaggio dall’isola greca di Ugo Foscolo

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Zante è così: naturalmente bella, (in)civilmente brutta. Percorrendo l’isola in motorino o in quad (quasi tutti i visitatori ne noleggiano uno), tra un tornante e l’altro, si passa dal sole cocente al fresco ombreggiato degli ulivi. Prima si rimane estasiati dallo splendido panorama del Mar Ionio che si scaglia sulle piccole località greche o dal tramonto che illumina d’arancione le scogliere. Poi si è obbligati a spostare l’occhio su un bidone della spazzatura straripante o su un cartello stradale arrugginito. Di pomeriggio le spiagge sono perlopiù tranquille, silenziose, rilassanti: danno il giusto spazio al rumore delle onde. Di sera, ovunque, è un susseguirsi assordante di macchine, un concerto di clacson, una sinfonia di bottiglie d’alcol che scrosciano nei bicchieri (a volte un po’ troppo): il tutto ricoperto da una cappa di smog. Zante, la nobile isola che diede i natali a Ugo Foscolo, è un grande controsenso.

Questo fazzoletto di terra, chiamato in greco Zákynthos, ha appena 40mila abitanti e si trova nell’arcipelago delle Isole Ionie, vicino alle coste del Peloponneso. L’aeroporto è collocato in una posizione talmente curiosa che i passeggeri hanno l’impressione di planare sull’acqua. Da qualche anno è una delle mete preferite degli italiani, soprattutto per quanto riguarda le comitive di giovani. ScuolaZoo, la famosa community di internet per studenti, in luglio vi ha organizzato un mega viaggio di fine anno scolastico aperto a tutti i maturandi d’Italia. Da nord a sud hanno partecipato circa trecento ragazzi e ragazze. Sono parecchie le motivazioni che fanno di Zante una meta turistica popolare: anzitutto il paesaggio, formato da incantevoli baie e da una flora ricchissima. Le zone più affollate dell’isola sono quelle orientali e meridionali (Alikes, Agios Sostis e Argassi), mentre la parte occidentale è costituita da scogliere ripide e grotte.

Non da meno sono anche le occasioni di svago, all’insegna del caos. Durante la notte, Zante sembra l’imitazione in scala – degradata e malconcia – di Las Vegas: luci, cocktail, fast food, nightclub e discoteche sono allo stato brado. In particolare nel paese di Laganas, concentrato su un’unica strada: qui gli inglesi sono di casa e navigano su fiumi di birra (ad un certo orario, inevitabilmente, diventano poco raccomandabili). Alla luce del sole, la Polizia ellenica è pressoché assente. All’imbrunire, invece, la presenza delle divise diventa massiccia e gli automezzi vengono fermati continuamente. Tuttavia, sembra quasi che ci sia un po’ di incertezza a intervenire realmente sulla situazione di anarchia e disordine generata dall’ubriachezza selvaggia: si rischierebbe di scontentare la massa che da maggio a ottobre porta un fiorente indotto a Zante. Che vuole appunto poter girovagare senza casco o cintura, sorpassare all’impazzata, accelerare nei centri urbani e non sottostare ad alcuna regola.

La stagione turistica è estesa: qualsiasi esercizio commerciale pare esistere in funzione di ciò. I menu dei ristoranti sono identici, i negozi vendono i medesimi prodotti, gli uffici per il noleggio sono dappertutto, le escursioni vengono proposte in modo assillante e omologato.

Nella campagna prevale il verde chiaro degli ulivi (ai quali è dedicato un museo a Lithakia) e il marrone arido del terreno. Tra i campi è possibile incontrare asini, capre, pecore o cavalli, ma anche tantissimi cani e gatti randagi.

Gerakas (dove l’acqua è trasparente), Porto Azzurro (dove le rocce creano una cornice da film) e Banana Beach (dove il mare e il divertimento s’equilibrano a vicenda) sono alcune delle spiagge che meritano di essere calpestate. Il clima torrido invoglia a fare il bagno a lungo.

C’è un palese problema con la raccolta dell’immondizia. Alle spiagge mozzafiato, infatti, si contrappongono montagne di rifiuti ai bordi delle strade, che non rendono onore alle potenzialità del territorio.

A Marathonisi Island, dove nuotano le tartarughe Caretta caretta, regna una pace paradisiaca. I barcaioli, nel corso della gita, di solito cercano di mostrare ai passeggeri questa rara specie di tartaruga mediterranea, che in estate depone le uova tra gli ombrelloni, scavando con le pinne sotto la sabbia.

Di grande interesse è anche la Spiaggia del Relitto, una delle aree più fotografate dell’intera Grecia. Tra i sassolini bianchi giace il relitto turco dell’MV Panagiotis, una nave di contrabbandieri di sigarette naufragata nel 1980. Lo scorcio è imperdibile e l’acqua è cristallina. I bagnanti fanno la coda per arrampicarsi sull’imbarcazione arenata e percorrere qualche metro nel passato. Purtroppo, però, in certi periodi le navi turistiche che giungono sul posto sono eccessive e l’oasi viene compromessa.

La città più grande è il capoluogo Zákynthos, segnato dalla presenza del porto: puzza, sporcizia e incuria. Solo Piazza Solomos, dedicata all’omonimo poeta nazionale greco, è degna di nota: sul perimetro vi sono importanti edifici storici, come il Museo Bizantino, la Chiesa di San Nicola e la Biblioteca con oltre 50mila libri.

Pur essendo difficile giudicare un popolo in un breve e limitato soggiorno, i greci non spiccano per savoir faire. Forse, questa terra – che pullula di contrasti – è più bella da vedere quanto da toccare. Certamente non è abbastanza amata dai suoi abitanti. Le «sacre sponde» decantate da Ugo Foscolo sono un grande (e affascinante) controsenso.

Thomas Trenchi

Classe 1998, giornalista professionista dell'emittente televisiva Telelibertà e del sito web Liberta.it. Collaboratore del quotidiano Libertà. Podcaster per Liberta.it con la rubrica di viaggi “Un passo nel mondo” e quella d’attualità “Giù la mascherina” insieme al collega Marcello Pollastri, fruibili anche sulle piattaforme Spreaker e Spotify; altri podcast: “Pandemia - Due anni di Covid” e un focus sull’omicidio di via Degani nella rubrica “Ombre”. In passato, ideatore di Sportello Quotidiano, blog d'approfondimento sull’attualità piacentina. Ha realizzato anche alcuni servizi per il settimanale d'informazione Corriere Padano. Co-fondatore di Gioia Web Radio, la prima emittente liceale a Piacenza. Creatore del documentario amatoriale "Avevamo Paura - Memorie di guerra di Bruna Bongiorni” e co-creatore di "Eravamo come morti - Testimonianza di Enrico Malacalza, internato nel lager di Stutthof". Co-autore di “#Torre Sindaco - Storia dell’uomo che promise un vulcano a Piacenza” (Papero Editore, 2017) e autore di "La Pellegrina - Storie dalla casa accoglienza Don Venturini" (Papero Editore, 2018). Nel maggio del 2022, insieme ai colleghi Marcello Pollastri e Andrea Pasquali, ha curato il libro-reportage "Ucraina, la catena che ci unisce", dopo alcuni giorni trascorsi nelle zone di guerra ed emergenza umanitaria. Il volume è stato pubblicato da Editoriale Libertà con il quotidiano in edicola. Ecco alcuni speciali tv curati per Telelibertà: "I piacentini di Londra" per raccontare il fenomeno dell'emigrazione dei piacentini in Inghilterra nel secondo dopoguerra, con immagini, testi e interviste in occasione della festa della comunità piacentina nella capitale britannica dal 17 al 19 maggio 2019; “I presepi piacentini nel Natale del Covid”; “La vita oltre il Covid” con interviste a due piacentini guariti dall’infezione da Coronavirus dopo dure ed estenuanti settimane di ricovero in ospedale; il reportage “La scuola finlandese” negli istituti di Kauttua ed Eura in Finlandia.