politica
Profughi a servizio della comunità: ecco la squadra che si prende cura di giardini e strade
Sono 45 i richiedenti asilo che, con un contratto di volontariato, intervengono sulla manutenzione del verde pubblico, delle strade o degli immobili comunali a Piacenza. Un buon esempio d’integrazione
In via Campagna, nell’ufficio del dirigente di Asp Gabriele Galato, c’è una grande mappa che raffigura le aree verdi presenti in città. È questo il centro operativo del dream team di richiedenti asilo (così viene chiamato dai responsabili) che si prende cura del bene comune di Piacenza – potando le piante o pulendo le strade – e che soprattutto apre una parentesi positiva sul sistema d’accoglienza nel nostro territorio, in molti casi invece ostaggio della mala gestione dei privati. Il programma che l’Azienda Servizi alla Persona attua dal 2016, contando in carico quasi centosettanta richiedenti asilo, si propone come antidoto contro chi cerca di fare di tutta l’erba un fascio, mettendo nello stesso pentolone i gestori a cui interessa solo il lucro e quelli che mirano all’inserimento dei profughi nella comunità. «Più che accoglienza», specifica Galato, «si tratta di integrazione a trecentosessanta gradi, attraverso l’organizzazione di incarichi socialmente utili e la stesura di regole imprescindibili per la buona convivenza con gli altri cittadini».
L’Azienda Servizi alla Persona, che riunisce la Casa Protetta Vittorio Emanuele II, gli Ospizi Civili e il Pio Ritiro Santa Chiara, l’anno scorso ha siglato un protocollo con Prefettura, Comune, Questura e Ausl, con lo scopo di garantire le prestazioni minime di vitto e alloggio per i richiedenti asilo, controllare la pulizia dei locali, erogare i pasti, fornire i beni (vestiario, prodotti per l’igiene personale e pocket money di 2,50 euro), nonché organizzare un sistema di inclusione sociale con corsi di italiano, lezioni di cittadinanza e sostegni psicologici e sanitari, sotto la vigilanza diretta dell’Ente pubblico. Tra questi punti rientra anche l’iniziativa “Attiviamoci per Piacenza”, cioè l’opportunità per gli immigrati di firmare un contratto di volontariato a titolo gratuito e mettersi a disposizione dell’Amministrazione per qualsiasi opera di pubblica utilità.
Sono pressoché quarantacinque i soggetti che, dopo aver sottoscritto il contratto, hanno preso parte al progetto, agendo sia sulla manutenzione del verde, delle strade o degli immobili comunali, sia all’interno della Casa di Riposo Vittorio Emanuele II con piccole faccende quotidiane. «I ragazzi sono contenti e capiscono qual è la funzione dell’attività che portano avanti: integrarsi con impegno e spirito di collaborazione, nonché apprendere alcune competenze professionali. Prima di far impugnare qualsiasi attrezzo ai volontari, fissiamo un breve corso di sicurezza sul lavoro. Il dream team risponde alla chiamata degli uffici tecnici del Comune, i quali segnalano situazioni in cui occorrerebbe un aiuto, oppure suggerisce direttamente ipotetici luoghi d’intervento», spiega Galato. «Recentemente, per esempio, abbiamo dato la disponibilità della squadra a diserbare le piante selvatiche presenti nel parcheggio della Cavallerizza. Ci auguriamo che anche la nuova Giunta abbia la volontà di continuare a percorrere questa strada».
In dodici mesi, i quarantacinque richiedenti asilo attivi per la pubblica utilità – coordinati dalla cooperativa L’Ippogrifo – hanno contribuito alla sistemazione degli spazi interni all’ospizio, all’imbiancatura dei reparti e della pareti esterne, alla tinteggiatura dei locali dell’ex Circoscrizione 3 e della comunità dove risiedono i minori non accompagnati, alla riqualificazione del Palazzo della Commenda in località Chiaravalle della Colomba, al volantinaggio per la mostra del Guercino, alla pulitura del pavimento nell’area festa degli Orti di via Degani e alla verniciatura del nido di via Ottolenghi. A queste attività, s’aggiungono la pulizia del Corso, di Piazza Cavalli, del giardino “Sette Platani”, dei giardini Merluzzo e dello Stradone Farnese. Le mansioni più leggere sono intraprese anche dalle donne. «Le mogli e le mamme si dedicano alla preparazione di cene benefiche con i loro piatti tipici. Prossimamente, si svolgerà un grande pasto afghano il cui ricavato andrà ad alcune associazioni», anticipa il dirigente di Asp Galato.
Il nuovo pacchetto di misure emanato dal Ministro dell’Interno Minniti va nella stessa direzione del meccanismo di Asp, prevedendo che i prefetti, d’intesa con i Comuni interessati, promuovano “ogni iniziativa utile all’implementazione dell’impiego di richiedenti protezione internazionale, su base volontaria, in attività di utilità sociale in favore delle collettività locali”. «Puntiamo su un’accoglienza integrata divisa in piccoli gruppi, evitando di produrre grandi accatastamenti di esseri umani che non imparano a vivere nel rispetto reciproco e nella civiltà», fa notare Galato. «Loro non devono portare l’Africa in Italia, ma la propria cultura. E noi dobbiamo cercare di trasmettere i nostri valori in maniera pacifica, senza arrivare allo scontro. Purtroppo, da ambedue le parti a volte manca questo aspetto».
Thomas Trenchi