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«La cultura locale riparta dal pittore Panini. Ho proposto una mostra esclusiva al Comune»

Nove capolavori del pittore Giovanni Panini per dare un nuovo slancio alla cultura locale. Lo ha proposto al Comune Alessandro Malinverni.

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Nove capolavori del pittore Giovanni Panini, nato a Piacenza nel 1691, per dare un nuovo slancio alla cultura locale. Lo propone all’amministrazione comunale Alessandro Malinverni, storico dell’arte e conservatore del Museo Gazzola. «Da tempo insisto su questa figura, che aveva un forte legame con la nostra città ed è forse il più famoso artista piacentino al mondo. Dopo aver anticipato questa idea durante una trasmissione televisiva, ho avanzato al Municipio il progetto vero e proprio. Spero venga colto il mio invito», chiarisce Malinverni. L’ultima esposizione su Panini «si tenne a Palazzo Gotico nel 1993, ormai ventiquattro anni fa, richiamando un pubblico provinciale e internazionale attratto da uno dei pittori considerati a livello globale tra i maggiori vedutisti della sua epoca». Quella mostra venne curata dal prof. Ferdinando Arisi e posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica.

Il programma che Malinverni ha depositato a Palazzo Mercanti e a Palazzo Farnese s’intitola “Feste sovrane – 9 capolavori di Panini a Palazzo Gotico” e prevede l’esposizione di nove tele con soggetti fortemente coerenti tra loro, incentrati sui dipinti più noti del pittore piacentino, che rivoluzionò le modalità di ritrarre le feste e le cerimonie, lasciando in eredità meravigliosi racconti visivi delle celebrazioni romane a metà del Settecento, quando i sovrani di Francia, di Spagna, delle Due Sicilie e i Pontefici gareggiavano nell’allestire sontuose cerimonie pubbliche. L’investimento è valutato intorno ai 120.000 euro, recuperabili  – a detta del promotore – tramite i biglietti d’ingresso e la vendita di cartoline, di gadget e di un piccolo catalogo contenente due saggi, le schede tecniche, le illustrazioni di tutte le opere esposte, la bibliografia e una breve cronologia.

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Il pittore Giovanni Panini in un ritratto dell’epoca

«Questi dipinti gli diedero una fama straordinaria, molto più dei capricci e delle vedute, generi pittorici frequentati con successo anche da altri autori coevi», spiega Malinverni, evidenziando che «delle nove tele oggetto della mostra proposta soltanto due furono esposte in occasione della grande monografica curata da Arisi: questa nuova rassegna non sarebbe quindi una riproposizione in tono minore di quella del 1993 – come magari qualcuno, senza aver approfondito, potrebbe temere -, ma qualcosa di diverso e interessante per i piacentini, che potrebbero ammirare ben sette opere mai collocate nella nostra città. Un appuntamento di tale portata, che coinvolgerebbe anche famosi musei esteri, richiamerebbe a Piacenza migliaia di visitatori, con risultati virtuosi per il brand del territorio».

Il nome di Panini potrebbe incentivare il marchio della città: «Oltre alle locandine a Piacenza e nelle città limitrofe, sarebbe da curare particolarmente il coinvolgimento delle scuole di ogni ordine e grado, il meccanismo del passaparola sui social, gli articoli sulle maggiori testate italiane, diversi approfondimenti durante l’apertura della mostra, come conferenze, concerti, spettacoli teatrali, balletti e banchetti ispirati alle opere di Panini», propone Malinverni, che immagina «una sezione dedicata alla riproduzione a forte ingrandimento e all’animazione grafica con computer di porzioni delle tele di Panini, ricche di piccoli dettagli da mettere a fuoco».

Questo progetto di mostra su Panini potrebbe essere una carta strategica fondamentale da giocare in vista della candidatura di Piacenza a Capitale della Cultura 2020. Una risorsa da non sprecare. «Per questa ragione sono convinto che dovrebbe essere adottato e fatto proprio dal Comune e dalle principali istituzioni della città», conclude Malinverni, «prima che altri centri decidano di investire su un artista piacentino che, a fronte delle opere collocate nei musei di tutto il mondo, è da considerarsi un patrimonio dell’umanità».

Thomas Trenchi

Classe 1998, giornalista professionista dell'emittente televisiva Telelibertà e del sito web Liberta.it. Collaboratore del quotidiano Libertà. Podcaster per Liberta.it con la rubrica di viaggi “Un passo nel mondo” e quella d’attualità “Giù la mascherina” insieme al collega Marcello Pollastri, fruibili anche sulle piattaforme Spreaker e Spotify; altri podcast: “Pandemia - Due anni di Covid” e un focus sull’omicidio di via Degani nella rubrica “Ombre”. In passato, ideatore di Sportello Quotidiano, blog d'approfondimento sull’attualità piacentina. Ha realizzato anche alcuni servizi per il settimanale d'informazione Corriere Padano. Co-fondatore di Gioia Web Radio, la prima emittente liceale a Piacenza. Creatore del documentario amatoriale "Avevamo Paura - Memorie di guerra di Bruna Bongiorni” e co-creatore di "Eravamo come morti - Testimonianza di Enrico Malacalza, internato nel lager di Stutthof". Co-autore di “#Torre Sindaco - Storia dell’uomo che promise un vulcano a Piacenza” (Papero Editore, 2017) e autore di "La Pellegrina - Storie dalla casa accoglienza Don Venturini" (Papero Editore, 2018). Nel maggio del 2022, insieme ai colleghi Marcello Pollastri e Andrea Pasquali, ha curato il libro-reportage "Ucraina, la catena che ci unisce", dopo alcuni giorni trascorsi nelle zone di guerra ed emergenza umanitaria. Il volume è stato pubblicato da Editoriale Libertà con il quotidiano in edicola. Ecco alcuni speciali tv curati per Telelibertà: "I piacentini di Londra" per raccontare il fenomeno dell'emigrazione dei piacentini in Inghilterra nel secondo dopoguerra, con immagini, testi e interviste in occasione della festa della comunità piacentina nella capitale britannica dal 17 al 19 maggio 2019; “I presepi piacentini nel Natale del Covid”; “La vita oltre il Covid” con interviste a due piacentini guariti dall’infezione da Coronavirus dopo dure ed estenuanti settimane di ricovero in ospedale; il reportage “La scuola finlandese” negli istituti di Kauttua ed Eura in Finlandia.