Seguici su

cultura

«Capitale della cultura? La città è malconcia e non si investe su Verdi». Presentata la candidatura

Stamattina in Municipio è stato presentato il dossier di Piacenza capitale della cultura 2020. Piovono, però, nuove critiche.

Pubblicato il

Piacenza Crocevia di Culture”: sull’onda di queso tema, stamattina l’amministrazione comunale ha presentato il dossier ufficiale per la candidatura di Piacenza a capitale della cultura 2020. Non luogo di passaggio dunque, ma piuttosto spazio aperto a tutti, luogo di contaminazioni, dove età romana ed età contemporanea, Medioevo e Ottocento, archivi e innovazione tecnologica, si potenziano reciprocamente grazie al dialogo e alla collaborazione tra tutti gli attori e i protagonisti della vita cittadina.

Piacenza nell’occasione aprirà i suoi oltre 130 palazzi nobiliari al cui interno prenderanno forma le storie urbane, narrate con letture, momenti musicali, brevi filmati, pillole su Twitter e su Facebook, con disegni e con percorsi architettonici. Verrà lanciato inoltre, a ridosso del 2020, un bando per far raccontare a tutti gli italiani le loro passioni preferite. Le sedi locali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e del Politecnico di Milano, insieme alle più grandi università italiane, organizzeranno dieci appuntamenti pubblici per guardare avanti e capire quali siano le sfide che l’Italia, l’Europa e il Mondo dovranno fronteggiare nei prossimi 20 anni. Piacenza Crocevia di Culture infine inviterà i giovani da tutta Italia, con particolare riferimento e accordi specifici con quanti abitano in grandi metropoli, per far capire loro la qualità della vita di provincia e guardare al 2022, anno in cui si festeggeranno i 900 anni del Duomo.

Sono queste le prime carte giocate dalla squadra piacentina per l’ardua corsa a capitale della cultura 2020, che – se in un primo momento è stata appoggiata trasversalmente dai gruppi politici – ora invece comincia ad innescare qualche dubbio. Nei giorni scorsi, le critiche più dure sono arrivate dall’operatore artistico Alberto Esse, che l’ha definita come «fumo negli occhi dei cittadini». Anche per quanto riguarda la composizione del comitato organizzatore – com’è gia noto – sono sorte parecchie difficoltà a causa della risonante esclusione della Banca di Piacenza, la quale ha diffuso una nota stampa di rammarico «nonostante i tanti progetti in programma per la città». In più, il sindaco di Cerignale Massimo Castelli ha sottolineato l’assenza di un confronto con la Provincia, «un interlocutore quasi d’obbligo tra i promotori, è un’anomalia, una debolezza, uno sgarbo istituzionale, ma applaudo a questa prestigiosa opportunità».

L’ultimo in ordine cronologico che punta il dito contro la candidatura di Piacenza è Vincenzo Zanelletti, ex-consigliere comunale dal 1998 al 2002, che in una lettera a Sportello Quotidiano ha evidenziato gli ostacoli ordinari da risolvere prima di competere a livello nazionale.

32---Zanelletti.jpg

Vincenzo Zanelletti insieme a Massimo Trespidi, con il quale si è candidato nelle scorse elezioni amministrative

«Piacenza capitale della cultura è una favola. Come piacentino qualunque, vorrei fare delle osservazioni. Trovo inimmaginabile che Piacenza possa competere con innumerevoli città italiane ben più blasonate e impegnate nel campo della cultura», incalza Zanelletti. «Le intenzioni dell’amministrazione fanno sorridere, non tanto per partito preso, quanto perché si pensa di poter godere della vista di un quadro d’autore che in realtà ha una cornice scalcinata e improponibile. Ipotizzando realmente un flusso turistico, proviamo ad immergerci nel punto di vista dei potenziali visitatori».

«Chi arriva in treno, assiste allo scempio e al degrado del comparto Borgo Faxhall, con la chiesa di S. Maria in Torricella in pessime condizioni. Le persone provenienti da Pavia, attraversando il ponte ristrutturato, s’imbattono nella trasandata zona di Sant’Antonio e, proseguendo verso Piazzale Torino, trovano ai propri lati catapecchie di archeologia militare prossime al diroccamento. Il tragitto da Cremona a Piacenza, percorrendo via Diete a Roncaglia, pone nel panorama una successione di fognature e sterpaglie, nonché un sovrappasso dell’autostrada che sovrasta le abitazioni. Provenendo da Parma, invece, la situazione migliora, se non fosse per gli eterni nullafacenti extracomunitari che importano in città culture totalmente non allineate alla nostra, contrarie alle tradizioni del territorio».

Alcuni “scorci” della zona stazione a Piacenza

«Solo chi arriva da Milano ha una buona possibilità di entrare in sintonia con la “cultura”, incappando in viale Risorgimento, lo stradone che accarezza Palazzo Farnese: beninteso che sia a bordo di un aliante, altrimenti, cercando un parcheggio, si renderebbe conto di essere capitato in una cultura parecchio malconcia. Questa, in sintesi, è la cornice scalcinata e improponibile con la quale vogliamo proporci a capitale della cultura 2020».

«I promotori non sono mai stati a Siena, Perugia, Assisi e Arezzo? Dovrebbero prendere appunti. Oppure a Salisburgo, dove durante l’anno si tengono circa quattromila manifestazioni, tra la pulizia e l’ordine. In Austria hanno solo un antenato di nome Mozart, intorno al quale ruotano economia, commercio e promozione turistica, con mostre, eventi e concerti. A Piacenza non siamo stati nemmeno in grado di mantenere aperto l’albergo San Marco, dove ha dormito e soggiornato per anni Giuseppe Verdi. È geniale, infine, l’idea di congiungere Cremona e Piacenza per creare un itinerario nel nome della produzione artistica del Pordenone», conclude Zanelletti. «Lo slogan potrebbe essere: Il Pordenone in torpedone. Concordo, sinceramente, con i timori sollevati da Alberto Esse, che imputa alla piacentinità – quella che ha sempre governato, e non quella che è stata governata – di essersene lavata le mani della cultura e di aver pensato maggiormente alla coltura dei pomodori, piuttosto di dedicarsi alla cornice».

Thomas Trenchi

Classe 1998, giornalista professionista dell'emittente televisiva Telelibertà e del sito web Liberta.it. Collaboratore del quotidiano Libertà. Podcaster per Liberta.it con la rubrica di viaggi “Un passo nel mondo” e quella d’attualità “Giù la mascherina” insieme al collega Marcello Pollastri, fruibili anche sulle piattaforme Spreaker e Spotify; altri podcast: “Pandemia - Due anni di Covid” e un focus sull’omicidio di via Degani nella rubrica “Ombre”. In passato, ideatore di Sportello Quotidiano, blog d'approfondimento sull’attualità piacentina. Ha realizzato anche alcuni servizi per il settimanale d'informazione Corriere Padano. Co-fondatore di Gioia Web Radio, la prima emittente liceale a Piacenza. Creatore del documentario amatoriale "Avevamo Paura - Memorie di guerra di Bruna Bongiorni” e co-creatore di "Eravamo come morti - Testimonianza di Enrico Malacalza, internato nel lager di Stutthof". Co-autore di “#Torre Sindaco - Storia dell’uomo che promise un vulcano a Piacenza” (Papero Editore, 2017) e autore di "La Pellegrina - Storie dalla casa accoglienza Don Venturini" (Papero Editore, 2018). Nel maggio del 2022, insieme ai colleghi Marcello Pollastri e Andrea Pasquali, ha curato il libro-reportage "Ucraina, la catena che ci unisce", dopo alcuni giorni trascorsi nelle zone di guerra ed emergenza umanitaria. Il volume è stato pubblicato da Editoriale Libertà con il quotidiano in edicola. Ecco alcuni speciali tv curati per Telelibertà: "I piacentini di Londra" per raccontare il fenomeno dell'emigrazione dei piacentini in Inghilterra nel secondo dopoguerra, con immagini, testi e interviste in occasione della festa della comunità piacentina nella capitale britannica dal 17 al 19 maggio 2019; “I presepi piacentini nel Natale del Covid”; “La vita oltre il Covid” con interviste a due piacentini guariti dall’infezione da Coronavirus dopo dure ed estenuanti settimane di ricovero in ospedale; il reportage “La scuola finlandese” negli istituti di Kauttua ed Eura in Finlandia.