cultura
Mafia al Nord, parla “100×100 in Movimento”: «A Castelvetro si tenevano i summit delle cosche»
«Nel territorio piacentino l’obiettivo primario è informare perché, a differenza delle zone dove le mafie sono nate storicamente, non vi è la consapevolezza della pericolosità di queste organizzazioni criminali, della loro capacità invasiva e pervasiva all’interno del tessuto economico». Un monito inequivocabile quello di Rossella Noviello, presidente dell’associazione 100×100 in Movimento, che ci tiene a precisare quanto anche Piacenza sia stata coinvolta dal processo Aemilia, il più grande procedimento mai tenutosi in Emilia-Romagna contro un clan mafioso: «Le indagini hanno toccato fortemente la nostra provincia. A Castelvetro si sono tenuti i summit della ‘ndrangheta per decidere la gestione del territorio, con arresti per traffico di armi e droga. A Castelvetro risiedeva il referente della cosca che controllava personalmente Piacenza e Cremona». Il Nord, com’è noto ormai da tempo, non può e non deve considerarsi esente dal fenomeno mafioso.
Il 13 settembre scorso la Regione Emilia-Romagna ha ottenuto il riconoscimento nazionale “Pio la Torre per i diritti”. Una Commissione composta da Michele Albanese, Paolo Borrometi, Franco La Torre, Giuseppe Massafra, Marco Omizzolo, Stefania Pellegrini e Pierpaolo Romani, ha conferito all’assessore alle Politiche per la Legalità Massimo Mezzetti l’importante premio, istituito in occasione del 35° anniversario dell’approvazione della legge Rognoni-La Torre, che ha introdotto nell’ordinamento italiano il reato di associazione mafiosa e le norme sulla confisca dei beni e dei capitali della criminalità organizzata. «In Emilia-Romagna la battaglia contro le mafie è un impegno comune che vede ognuno, dalla società civile alle organizzazioni imprenditoriali e sindacali, agli Enti locali, fare la propria parte. Il merito di questo riconoscimento va a coloro che ogni giorno promuovono una cultura di legalità, nei luoghi di lavoro, organizzando iniziative di informazione, denunciando episodi di corruzione, coinvolgendo i giovani nella gestione dei beni confiscati alle mafie».
Metterci la faccia non è così scontato. Il gruppo 100×100 in Movimento, il cui nome insiste proprio sul concetto di “esserci al 100×100, ognuno nel proprio ruolo e ambito sociale”, prova a farlo quotidianamente. Il presidente onorario dell’associazione è I.M.D., poliziotto in incognito per quindici anni nella Catturandi di Palermo, che oggi si occupa di criminalità straniera, dopo aver partecipato all’arresto di Bernardo Provenzano, Giovanni Brusca, Salvatore e Sandro Lo Piccolo, Vito Vitale e Gianni Nicchi. Rossella Noviello, invece, organizza e gestisce l’attività nella provincia di Piacenza.
Legalità: come esprimere nella sua traduzione più tangibile questo valore?
«Fare il proprio dovere, sempre. Rispettare le regole è già antimafia, perché va contro la subcultura mafiosa, che spinge alla logica clientelare per acquisire il potere. Far passare per favore ciò che è un diritto è la prima logica da combattere. Il motto dell’associazione è “Legalità non solo a parole”».
Su quali iniziative puntate?
«Il nostro è uno scopo culturale, da diffondere anzitutto nel contesto scolastico, attraverso la lettura di pubblicazioni e articoli, la visione di film e docufilm sul tema, la testimonianza diretta di personaggi autorevoli per le azioni compiute e di cittadini impegnati concretamente in Italia e i laboratori creativi di teatro e giornalismo. In collaborazione con Teatro Trieste 34 e con Caracò editore, abbiamo istituito la sezione lotta alle mafie nelle biblioteche di Piacenza (quartiere Infrangibile), Pontenure, Ziano, Gossolengo, Gragnano Trebbiense, Rottofreno, Rivergaro e prossimamente Podenzano».
Quali appuntamenti di rilievo sono in programma?
«Posso anticipare che a breve avremo la presenza dell’autista del dottor Falcone, Giuseppe Costanza, sopravvissuto alla strage di Capaci del 1992. Abbiamo già portato testimoni di giustizia come Gaetano Saffioti e Ignazio Cutrò, ma anche Salvo Vitale (compagno di lotta di Peppino Impastato) e Angelo Corbo (nella scorta del dottor Falcone, sopravvissuto alla strage del 1992)».
A Reggio Emilia si sta svolgendo un maxi-processo contro la ‘ndrangheta al Nord. Cosa emerge da questa inchiesta?
«Si sta delineando il coinvolgimento degli imprenditori locali, dei giornalisti e dei politici. Uno dei tanti e dolorosi esempi è il poliziotto Domenico Mesiano, ex autista dell’ex questore di Reggio Emilia, estradato dal Venezuela nell’agosto 2017, dove si trovava già in carcere per traffico internazionale di stupefacenti. È stato condannato in primo grado a 8 anni nel processo Aemilia».
Perché spesso l’antimafia viene legata alla bandiera ideologica di sinistra?
«È vero, molte volte accade. Purtroppo, la sbandierata appartenenza politica di alcune associazioni antimafia si è rivelata un trampolino di lancio per carriere politiche. L’associazione 100×100 in Movimento non desidera collocarsi in correnti specifiche. Ricordo che Falcone e Borsellino, massimo modello di sinergia nella lotta alla mafia, erano il primo di sinistra e il secondo di destra. Una precisazione va fatta: certi partiti, come Forza Italia, sono nati sulle macerie delle stragi terroristico-mafiose del 1992 e 1993».
Thomas Trenchi