cultura
Giulio Taroni, il creatore di format: «Dai 18 ai 30 anni vogliamo diventare un riferimento»
Giovani, sognatori e determinati. È la generazione che sta cambiando Piacenza. O almeno ci sta provando.
Da qualche tempo, infatti, è tutto un fiorire di iniziative culturali e artistiche in grado di coniugare l’aspetto ludico con l’approfondimento, a prescindere dall’ambito di appartenenza. E così, a tappe, andremo a conoscere i protagonisti di quella che potrebbe essere definita una nuova “Primavera piacentina”. Perché questi ragazzi, non solo sanno utilizzare il web come una estensione del loro corpo, ma finalmente hanno imparato a piegarlo in funzione del proprio obiettivo.
Il risultato?
Il primo esempio è Giulio Taroni insieme all’associazione che presiede: 18-30 diciottotrenta, con la quale domenica 8 ottobre ha in cantiere Arte in circolo, «un pomeriggio dedicato all’arte e alle sue reinterpretazioni, da giovani artisti piacentini in produzioni live a proiezioni di icone internazionali della street art». Un percorso interattivo e informativo che segue e permette la riapertura e la valorizzazione della struttura circolare della chiesa sconsacrata di San Bartolomeo, grazie all’appoggio dell’associazione Sanbart e la collaborazione di Piacenza Musei.
«Creo format» ci ha spiegato Giulio e «vorrei diventare un punto di riferimento con l’associazione». Ricordate? Giovani, sognatori e ambiziosi.
Che tipo di associazione è la vostra?
«La nostra associazione è di carattere ricreativo, culturale».
Come mai la scelta di San Bartolomeo?
«Abbiamo scelto la location dopo una ricerca attenta di un giusto luogo per una situazione culturale, ma che non fosse troppo formale come un museo o galleria d’arte».
Chi è invece Giulio Taroni? Come ti definisci?
«Io sono il presidente della associazione, nata come passatempo nei locali del liceo. Piano piano è diventato sempre più un impegno fisso e oggi è praticamente un lavoro a tempo pieno che mi permette di essere definito un ‘creatore di format e organizzatore di eventi giovanili’ a 360 gradi, sempre con un target 18-30 anni».
Perché hai scelto di avviare un’attività del genere?
«La scelta di intraprendere un percorso del genere è venuta dal fatto che oggi, secondo me, uno deve prima poter pensare a fare nella vita, o almeno a provare, quello che gli riesce meglio. E soprattutto quello che lo rende contento. A differenza di altri gruppi o associazioni di questo tipo, il ragionamento è opposto: non è tanto la volontà di esportare, ma quella di portare cose che possano accrescere la parte giovanile della città che secondo noi un domani, essendo strategicamente ‘in mezzo a tutto’ potrà essere vista come una delle più belle e non la più triste d’Italia ».
Come vedi la scena artistica/creativa piacentina? Sta arrivando un risveglio, passando dai festival musicali alle iniziative come la vostra?
«La situazione a Piacenza è in continuo movimento, negli ultimi anni, dal punto di vista privato e comunale, abbiamo avuto la possibilità di fare cose che sembravano impossibili anche solo 10 anni fa. Tanta gente, tanti ragazzi come noi hanno organizzato eventi, soprattutto musicali che hanno messo una prima pietra su quello che sarà un continuo crescere di iniziative a tutto tondo».
Cosa manca ancora secondo te? Maggiore sinergia, forse?
«Manca soprattutto una strategia, un ‘sapersi vendere’, che ancora Piacenza non ha adottato nei campi giusti, quelli dove potrebbe essere più riconosciuta».
Veniamo al progetto in corso. Da dove è nato e com’è stato strutturato?
«Ogni progetto, anche quello in corso ovviamente, la mostra d’arte ad esempio, viene direttamente dalla richiesta degli stessi ragazzi volontari della associazione. Sempre più spesso i giovani hanno l’esigenza di eventi nuovi, lontani dal classico ‘ballabile’. Da qui una mostra di giovani per giovani che darà spazio a tutti anche con più appuntamenti».
Avete già altri progetti in corso o in previsione?
«Non abbiamo una serie di progetti già programmati nella stagione, tutto viene volta per volta studiato con i ragazzi parlandone e sperimentando, come ad esempio la possibilità di creare un format di evento abbinando al teatro con il circo, come faremo a novembre al teatro San Matteo in collaborazione con Tadam».
E un sogno? Un altro grande progetto, a Piacenza o altrove?
«Per me è un sogno, visto che oggi organizzare qualcosa è sempre più difficile. Dal mio punto di vista posso dire di aver avuto tanti collaborazioni e partner importanti che mi hanno insegnato molte cose, come con Lorenzo Pronti (vedi Silent Disco) e i ragazzi di Baciccia che di strada ne hanno fatta e ne faranno ancora tanta».
Da buon presidente, parlaci dei tuoi soci dell’associazione.
«I miei associati, ci tengo a dirlo, non sono ‘tipici soci passivi’ quali possono essere quelli che una volta iscritti stanno dentro e usufruiscono dei servizi. Tutti quelli all’interno del progetto sono ragazzi e ragazze di un certo target che in primis decidono, si impegnano e soprattutto contribuiscono fisicamente alla riuscita delle manifestazioni e di tutto ciò che fa della associazione un gruppo di persone con uno stesso scopo. Alcuni studiano ancora al liceo, altri hanno cominciato l’università, altri lavorano, ma nel tempo libero ognuno ci dà dentro e con una divisione dei compiti ben strutturata per ogni ambito ognuno si rende utile».
Chiudiamo con una proiezione: dove si vede Giulio Taroni tra 5 anni?
«Quella di aver cambiato completamente lavoro o, si spera, far parte sempre di questo progetto, ma essere un punto di riferimento per la città e non solo. Vorrei diventare come associazione un ponte di collegamento tra chi ha un servizio, vorrebbe fare cose e pubblicizzarle per il mio target, cioè i 18-30, quelle persone che ne dovrebbero usufruire».
Gianmarco Aimi