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«Risvegliare il trascendente negli studenti». Il convegno della prof. Bocca

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«La tecnologia ha invaso le nostre vite, offrendoci possibilità impensate e mutando i nostri comportamenti. Ci ha privati dell’anelito al trascendente? Oppure lo ha codificato in una nuova modalità?». Da questo input è nato il convegno di Francesca Bocca, docente di Neuroscienze e Teologia, tenutosi il 5 ottobre presso il Convento dei Frati Minori Francescani a Piacenza. Di seguito, uno stralcio dell’intervento. 

Trascendere: andare oltre, cogliere una realtà “al di là” di quella immanente, non riconducibile ad essa. La capacità di trascendere non è legata ad un particolare contesto storico, sociale o economico, anzi è trasversale ad ogni situazione, appannaggio dell’uomo ovunque egli si trovi. Eppure, ci troviamo ad osservare come lo spazio del trascendente sia non solo ridotto quantitativamente, ma anche messo in dubbio nella propria dignità, relegato a fenomeno folkloristico o esoterico. […] La prima difficoltà, nella nostra analisi, è definire la cultura odierna. Definire, oggi, è più per opposizione (basti pensare alla fortuna del termine “scontro di civiltà”) che per elementi identitari. È più semplice e forse anche più vicino al vero definire il nostro orizzonte culturale per negazione: certamente non religioso e fortemente avverso alle verità assolute. […] Il contesto in cui viviamo non è certamente più quello positivista, baldanzoso nell’escludere che il trascendente possa avere spazio in quanto la Storia procede verso l’inesorabile chiarimento, cioè la vittoria della ragione, del capitalismo o dei valori occidentali. Anzi, la visione predominante, oggi, non è certo quella di una risoluzione quanto quella di un perdersi, di uno sbiadirsi nel quale viene a mancare lo spazio per il Trascendente ed il Sacro. 

Non è semplice capire quale sia il ruolo della scienza in questo clima e se sia esso a inibire l’anelito al trascendente. Certamente, non tutti i settori che hanno visto un avanzamento tecnologico hanno avuto un effetto chiaramente identificabile sullo spazio che l’uomo decide – o è portato ad assegnare – al sacro; mentre esiste un ambito che è quello decisivo nel determinarlo, cioè le neuroscienze. Sebbene i risultati della ricerca neuroscientifica siano difficili da divulgare e siano stati travisati in più di un’occasione, esistono principalmente due conseguenze che le neuroscienze hanno portato nella nostra concezione dell’umano e quindi della sua relazione con il trascendente: determinismo e soggettivismo. 

[…] Trascendere, dunque, è l’unica alternativa alla riduzione dell’uomo alla sua soggettività. Uscire dalla schiavitù del particolare per ritrovare la realtà che sta oltre. Spero di essere riuscita almeno a farvi intuire come non solo oggi non sia perso il bisogno di andare oltre al dato apparente, quanto addirittura sia più urgente, più rilevante ricordare come esista qualcosa al di fuori della nostra esperienza sensibile. […] Cosa spinge quindi l’uomo a cercare il trascendente? Certamente uno struggimento, un anelito, quella travolgente forza chiamata nella cultura tedesca Sehnsucht.

Il problema principale, oggi, nel parlare del Divino è la diversità di concetto al quale questa parola richiama in ognuno. Certamente, l’autorità spirituale della Chiesa Cattolica non è più riconosciuta come vincolante per l’esperienza individuale di Dio. Nemmeno la dinamica della rivelazione è più identificata come universalmente valida per un’esperienza religiosa. È addirittura difficile definire cosa sia il Divino nella società in cui viviamo: un Altro al quale tendere o uno spirito eterno parte di noi stessi? Una Persona o un’idea? Un motore immobile o un agente continuamente attivo nel mondo? Questa confusione non è affatto dovuta ad un progresso tecnico o ad una maggior conoscenza del nostro cervello da un punto di vista scientifico, quanto piuttosto all’abbandono delle domande di senso. […] Portatrice di noia. È difficile descrivere meglio la situazione alla quale, specialmente nella situazione di insegnanti, ci troviamo davanti. Vite sovrabbondanti di attività ma vuote di senso. Immanenti, e non trascendenti. Divorate non dall’angoscia produttiva che per Heidegger stimola alla ricerca del vero e quindi ultimamente porta l’uomo ad esser-ci, ma dalla noia che ottenebra le nostre autentiche possibilità. 

Non è quindi la scienza in quanto tale, o il progresso, ad aver portato l’uomo a trascurare il trascendente, e quindi alla perdita del senso, quanto piuttosto l’abbandono dello sforzo stesso di fare filosofia e teologia, l’affidare al meccanicismo o relegare al soggettivismo la spiegazione del mondo ed in ultima analisi lasciarselo scivolare sopra, passivamente. […] Quello che davvero è urgente per noi oggi, sia capire come stimolare negli studenti che ci troviamo di fronte l’anelito al trascendente. 

Non basta consolarci in una consapevolezza teorica della necessità di ritornare al trascendente, o criticare il contesto che non facilita questa posizione dell’uomo, quello che vogliamo e che dobbiamo sapere è: come possiamo aiutare chi ci troviamo di fronte, ed è divorato da questa esistenza affannosa eppur e al tempo stesso noiosa, a misurarsi con la ricerca di significato? […] Ed è questo che voglio lasciare come ultimo messaggio a voi, insegnanti, un augurio: che siate in grado di risvegliare la disponibilità dell’attesa nei vostri studenti, che siate in caso di renderli tesi e pronti alla manifestazione del Trascendente. 

Francesca Bocca, docente di Neuroscienze e Teologia