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La storia di Hope, il cucciolo di capriolo partorito durante un incidente a Podenzano

La vita è così grande che, quando sarai sul punto di morire, pianterai un ulivo convinto ancora di vederlo fiorire. È molto più di un insieme di parole recitate egregiamente da Roberto Vecchioni in una delle sue celebri canzoni. È ciò che è successo realmente lo scorso 15 maggio a Verano, nei pressi di Podenzano, quando un “capriolo mamma” ha partorito la figlia subito dopo l’impatto contro un’automobile, poco prima di morire sull’asfalto. In quel momento la vita ha deciso di avere la meglio sulla morte, lasciando un fiore tangibile della sua forza.
«Era un lunedì mattina, verso le ore 9 squillò il telefono: una signora agitata mi spiegava di aver assistito all’investimento di un capriolo femmina», ricorda la dottoressa Fabiana Ferrari, responsabile del Piacenza Wildilife Rescue Center, il pronto soccorso per animali selvatici che ha soccorso la creatura. «Era morta, il corpo si trovava a bordo strada, ma nell’impatto aveva partorito un piccolo ancora vivo. Si trovava a circa un metro dalla madre che emetteva i primi richiami, respirava ancora a bocca aperta. Faticavo a crederci, era pazzesco». Ha davvero dell’incredibile la storia di Hope, così ribattezzata dai volontari del PWRC, che è nata il giorno in cui la sua mamma è morta in un incidente stradale.
Il centro di recupero ha attivato prontamente la macchina d’aiuto: il veterinario ha ripulito Hope, le ha aperto le vie respiratorie e le ha dato del colostro per le difese immunitarie. Nei primi giorni è stata seguita a vista, sull’estremo confine della sopravvivenza. Pesava poco più di un chilo: mille grammi di energia e vitalità. Dopo qualche giorno, si è alzata in piedi e ha compiuto i primi passi. «Per fortuna sono arrivati altri cuccioli come lei, così è cresciuta assieme a loro, vivendo a stretto contatto con i suoi simili e non con l’uomo», sottolinea Fabiana Ferrari. «L’aspetto più complicato delle nostre iniziative è mantenere le distanze corporali e psicologiche nei confronti dei cuccioli, i quali esprimono emozioni e tenerezza».
Il Piacenza Wildilife Rescue Center da gennaio 2017 ha già assistito 688 animali in difficoltà fisiche. Di questi, 485 appartenenti alla classe degli uccelli, soprattutto i rondoni raccolti da terra perché caduti dai nidi, e 203 appartenenti alla classe dei mammiferi. Fino ad ora sono stati liberati 300 animali e a breve, prima della stagione fredda, ne verranno rilasciati altri 30. La percentuale di successo in seguito alle cure mediche supera il 50%, ma i volontari confidano in un miglioramento futuro. «Dal 13 luglio abbiamo stipulato con la Regione Emilia-Romagna una convezione per la raccolta dei mammiferi feriti e per il soccorso di tutte le specie selvatiche autoctone della nostra Provincia», spiega Fabiana Ferrari, che non nasconde le difficoltà finanziarie dell’attività. «I fondi erogati coprono solo ed esclusivamente le prestazioni veterinarie e le terapie degli animali dal primo al settimo giorno di degenza, pertanto parecchi costi – come quelli alimentari – non sono sostenuti dalle istituzioni».
Thomas Trenchi
