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Rancan (LN): «Raccoglieremo le firme per l’autonomia dell’Emilia-Romagna»

Chi non muore si rivede. L’intramontabile sogno politico della Padania torna d’attualità nella nuova versione pop, giovane e digeribile della Lega Nord 2.0 di Matteo Salvini. Dal referendum per l’autonomia di Lombardia e Veneto del 22 ottobre, oltre a un risultato significativo dal punto di vista istituzionale, potrebbe uscire anche un rifiorito sentimento federalista nel Carroccio. «L’autodeterminazione dei popoli è fondamentale per garantire più risorse e servizi ai territori. Stiamo preparando la raccolta di almeno 80mila firme per richiedere un referendum per l’autonomia dell’Emilia-Romagna», fa sapere in esclusiva il consigliere regionale leghista Matteo Rancan, insoddisfatto dalle richieste di maggiore indipendenza già inoltrare dal Presidente della Regione Stefano Bonaccini.
L’Assemblea legislativa, infatti, ha approvato una risoluzione con il mandato al presidente della Giunta di avanzare e ottenere una maggiore autonomia per l’Emilia-Romagna. Hanno votato favorevolmente Pd, Si, Mdp. Astenuti Fi e AltraER. Hanno fatto opposizione Ln e Fdi. Il M5s non ha partecipato al voto. «Nel 2016 sosteneva un referendum costituzionale che contemplava la riduzione dei poteri delle Regioni, nel 2017 si scopre invece autonomista. Il presidente dell’Emilia Romagna Bonaccini, che oggi vuole trattare con lo Stato per ottenere maggiori funzioni per l’ente, si renda conto dell’ambiguità delle sue posizioni prima di emulare il processo autonomista di Lombardia e Veneto in modo goffo e tardivo», ha commentato nelle scorse settimane Rancan, aggiungendo che «quello di Bonaccini è un inciucio, perché non ha coinvolto la minoranza e i cittadini. In più il suo documento non cita la problematica del residuo fiscale di circa 15 miliardi, cioè la differenza tra i contributi versati a Roma e quello che viene speso per l’Emilia-Romagna».
C’è chi addirittura vorrebbe che l’Emilia e la Romagna fossero separate. D’altronde, queste due porzioni di terra – pur avendo culture e tradizioni differenti – sono state unite forzatamente nel 1948, con la neonata Repubblica italiana. Il deputato forlivese della Lega Gianluca Pini ha presentato una risoluzione finalizzata a fissare un referendum per l’indipendenza della Romagna, rivolto ai soli elettori delle province di Forlì-Cesena, Ravenna, Rimini e dei comuni del Circondario imolese. L’assessore alla cultura di Piacenza Massimo Polledri ha sottolineato che «dopo la Lombardia e il Veneto, bisogna avviare anche in Emilia un percorso di maggior federalismo. Il residuo fiscale è costato complessivamente ad ogni piacentino quasi tre mila euro all’anno. Una maggiore indipendenza dell’Emilia garantirebbe più benefici, grazie alla virtuosità dei territori e delle tradizioni civiche che vantano un’elevata capacità produttiva, contributiva e fiscale». Tempestivo il contrasto di Bonaccini tramite Facebook: «Leggo che la Lega vuole un referendum per separare l’Emilia dalla Romagna. Hanno gettato la maschera. Siamo la prima Regione per crescita del Paese e quella con il maggior tasso di occupazione. Separati saremmo tutti più deboli, mentre la nostra forza sono le eccellenze da Piacenza a Rimini».
Rifacendosi alle imminenti consultazioni del presidente lombardo Roberto Maroni e di quello veneto Luca Zaia per domandare ai cittadini il permesso a portare avanti l’aumento delle materie su cui la regione ha competenza, Rancan ha deciso di mettere un punto e a capo alla questione: «Prima pensiamo all’autonomia dell’Emilia-Romagna, ossia dell’intera regione. Poi, indubbiamente, valuteremo l’indipendenza delle due realtà».
Thomas Trenchi
