curiosità
Ha riaperto il Bykers, what the fuck! Il presidente: «Abbiamo un sogno…»
Il Bykers di Roveleto di Cadeo è un circolo Arci, culturale e di ritrovo giovanile. Ma non si va “ai Bykers”, come si dice tra amici, per commentare la nuova pubblicazione di Philip Roth, infervorarsi sulla legge elettorale in discussione o pensare a soluzioni per l’integrazione dei migranti.
Il Bykers attira tutta quella fauna notturna di persone che si rilassa urlando a squarciagola un ritornello punk rock mentre si versa una birra sui pantaloni, oppure stacca dal lavoro e da una vita grama sfondandosi di Gin tonic mentre barcolla sulla musica elettronica credendo di saper ballare.
Ma non è solo questo. E’ prima di tutto il locale più ruspante della provincia, dove sei certo che, se non vuoi andare a letto, qualcuno troverai a qualsiasi ora per il bicchiere della staffa, ma se per caso sei astemio nessuno ti guarderà come quando a 30 anni hai ammesso di essere vergine.
E’ un posto fottutamente rock and roll e ha finalmente riaperto, what the fuck!
Il presidente Stefano Parmigiani è un tipo tosto. Nella serata di Reopening, dove hanno suonato i Gecofisch e i Bravi Tutti, lo abbiamo trovato dietro al bancone dei cocktail, dove un vero presidente dovrebbe sempre stare. E tra un Mojito pestato e un Cuba libre ha risposto alle nostre domande, anticipandoci un sogno di questo folle circolo dove chiunque si sente a casa.
Il Circolo Bykers ha una lunga storia, ma voi avete preso in mano la gestione da qualche anno. Come nasce questa avventura?
«Il circolo Bykers ha davvero una lunga storia! Addirittura dobbiamo andare indietro fino al 1989 per ritrovare il primissimo gruppo di ragazzi appassionati di motociclismo che diedero vita a questa realtà. Negli anni, da semplice luogo di ritrovo e aggregazione dei ragazzi del paese, è diventato nel 2003 circolo Arci aperto al pubblico. L’attuale gruppo Bykers invece è attivo da circa 2 anni. Certamente la forte passione per la musica live e l’intrattenimento più in generale ha fatto da collante iniziale, il resto è davvero venuto nel modo più naturale possibile».
E il vostro pubblico, da chi è composto?
«Facendo una programmazione stagionale piuttosto varia, spesso anche di eventi molto differenti tra loro, inevitabilmente la frequentazione è la più disparata possibile. Generalmente durante una stessa stagione possiamo mettere in programmazione live di diversi generi musicali, feste a tema o dj set. Questa varietà ci permette di richiamare al Bykers ragazzi di ogni età, crediamo sia questo il miglior modo di intrattenere tutto il nostro pubblico e non solo una parte».
Sabato scorso avete festeggiato la riapertura. Ma quali serate volete segnalare che avete in programma e che vi contraddistinguono?
«Abbiamo alcune chicche, ma le sveleremo a tempo debito… sicuramente possiamo dire che sarà una stagione veramente ricca di iniziative anche e non solo in ambito musicale».
Avete dei numeri? Quanta gente in media ha partecipato ai vostri eventi durante l’anno?
«In matematica non siamo fortissimi, ma spesso la risposta da parte del pubblico è sorprendente. Negli ultimi 2 anni di attività abbiamo contato circa 400-500 tesserati Arci all’anno e ci sembra un risultato fantastico».
Da quante persone è composto il Circolo?
«Siamo circa una ventina di persone».
Com’è il rapporto con il paese? Avete sostegno o c’è qualcuno che si lamenta?
«Siamo sempre stati in ottimi rapporti con il Comune e il vicinato. In paese il Bykers, per molti, è visto come un fratello maggiore: presente, affidabile e rassicurante».
Che progetto avete per il futuro? Un sogno?
«Tanti, anzi tantissimi. In ogni stagione cerchiamo di incrementare le nostre attività e renderle il più interessanti possibili. Spesso ci riusciamo e altre volte meno, ma la voglia di metterci in gioco ogni settimana è la nostra linfa vitale. Probabilmente tornare a organizzare la ‘Festa della birra Bykers’, che si faceva fino a 4-5 anni fa. Questo è il progetto più ambizioso».
Fare il presidente di realtà come questa ha i suoi pro ma anche i contro. Come si decide di prendersi una tale responsabilità?
«In realtà, quando me l’hanno proposto ricordo molto bene di aver avuto una pistola puntata alla tempia – ride –. Naturalmente scherzo. Sono cresciuto al circolo e ci sono molto affezionato. Al tempo della mia elezione rischiava di chiudere i battenti per diverse ragioni. Questo non poteva succedere e così ho deciso di accettare la presidenza e mettermi in gioco in prima persona. Ma ci terrei a sottolineare che io sarò anche il presidente, ma senza tutti i ragazzi non sono niente!».
Come vi vedete fra 5 anni?
«Più vecchi di 5 anni!».
Gianmarco Aimi