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curiosità

Crescere nella natura. Ecco Talipù, l’asilo nel bosco a Riglio

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Poche regole e tanta natura. È la formula magica di Talipù, l’asilo nel bosco dove ai bambini si vuole insegnare l’autonomia. Questa minuscola oasi si trova in una strada di campagna a Riglio, vicino a San Giorgio, tra canali, arbusti e prati. «E soprattutto tra le pozzanghere», scherzano Valentina e Benedetta, le due educatrici che badano ai piccoli dell’asilo nido e della scuola materna. Effettivamente, entrando in questo casolare nuovo e arredato con mobili fai da te, si nota subito una fila di stivali di gomma colorati pronti all’uso: «In ogni stagione utilizziamo gli spazi all’aria aperta, sono fondamentali per la crescita dei bambini. Abbiamo anche un sacco di concime e dei rastrelli in miniatura con cui possono prendersi cura dell’orto». È un nuovo modo di vedere l’apprendimento, che si sta diffondendo a macchia d’olio in tutta Italia.

«Formalmente siamo un’associazione che porta avanti attività educative basate sull’educazione libertaria e sulla valorizzazione della natura. I genitori rappresentano una parte imprescindibile dell’iniziativa, contribuendo con finanziamenti e supporti fisici», spiegano le referenti, precisando di non essere contro la scuola tradizionale: «Vorremmo contaminare la realtà già esistente, diventando un’alternativa e non una dimensione isolata». I bambini iscritti a Talipù sono ventitré, con un’età compresa dai 3 mesi ai 6 anni. I capisaldi dell’asilo nel bosco sono la ricerca delle emozioni, il contatto con il mondo esterno e lo sviluppo dell’indipendenza.

«Prima del pisolo pomeridiano, i bambini si ritrovano davanti all’albero delle emozioni: a turno ognuno fa un resoconto della mattinata, appendendo delle faccine adesive arrabbiate, allegre o spaventate. È importante saper riconoscere i propri sentimenti», raccontano le assistenti Valentina e Benedetta. Il tour della struttura nella stanza “fuori-dentro”, un laboratorio dove i giovanissimi possono travasare la farina di mais, l’acqua, e altri materiali strutturati o destrutturati, «per sperimentare il gioco, la motoria e i sensi». Il locale accanto ha una grossa parete ricoperta di vernice lavagna sulla quale dare sfogo liberamente alla fantasia. «Ciò che conta non è il prodotto finale, ma il processo. I lavoretti che i bambini realizzano a Talipù, probabilmente, non sono belli da vedere, ma hanno alle spalle un’esperienza di scoperta e impegno. Aiutano a sviluppare la capacità artistica e manuale, al contrario della scuola tradizionale che vede al lavoro quasi solo la maestra».

Una mattina, durante la passeggiata, abbiamo incontrato un nostro vicino di casa. Ci siamo presentati e ci ha guardati giocare. Dopo un po’ si è avvicinato dicendoci: “Io ho sempre creduto che un fosso fosse solo un fosso, oggi ho capito che è molto di più. (Dalla pagina Facebook di Talipù, l’asilo nel bosco)

In giardino, accanto allo scivolo e all’altalena, si trovano un melo, un noce e un prugno piantati dai bambini. «Cooperazione è la parola chiave», sottolineano Valentina e Benedetta, che si rifanno alla “Sindrome da deficit di Natura”, una teoria elaborata dal ricercatore americano Richard Louv, per il quale rinunciare alla vita all’aperto provocherebbe sradicamento, difficoltà di concentrazione, stress, ansia e depressione. «Non è il caso dell’asilo nel bosco a Riglio, dove la natura viene vissuta a pieno. Abbiamo in programma l’inserimento delle galline e di altre specie».

Aiutami a fare da me. Sul muro della materna è inciso questo celebre aforisma della pedagogista Maria Montessori. Tradotto nella quotidianità di Talipù, «vuol dire che i piccoli imparano a prendere le proprie scelte, ad apparecchiare e sparecchiare la tavola, a mettersi il cappotto, a lavarsi i denti e a riordinare. All’inizio della giornata, ci sediamo in cerchio sui ceppi e dibattiamo le attività insieme a loro. In questo modo, elaborano un senso critico. Non ci sono imposizioni dall’alto, ma ogni regola viene motivata e discussa». Il progetto non si ferma qui: nonostante gli ostacoli burocratici, l’associazione vorrebbe dare vita alla prima classe di scuola elementare a partire dal prossimo settembre.

Thomas Trenchi

Classe 1998, giornalista professionista dell'emittente televisiva Telelibertà e del sito web Liberta.it. Collaboratore del quotidiano Libertà. Podcaster per Liberta.it con la rubrica di viaggi “Un passo nel mondo” e quella d’attualità “Giù la mascherina” insieme al collega Marcello Pollastri, fruibili anche sulle piattaforme Spreaker e Spotify; altri podcast: “Pandemia - Due anni di Covid” e un focus sull’omicidio di via Degani nella rubrica “Ombre”. In passato, ideatore di Sportello Quotidiano, blog d'approfondimento sull’attualità piacentina. Ha realizzato anche alcuni servizi per il settimanale d'informazione Corriere Padano. Co-fondatore di Gioia Web Radio, la prima emittente liceale a Piacenza. Creatore del documentario amatoriale "Avevamo Paura - Memorie di guerra di Bruna Bongiorni” e co-creatore di "Eravamo come morti - Testimonianza di Enrico Malacalza, internato nel lager di Stutthof". Co-autore di “#Torre Sindaco - Storia dell’uomo che promise un vulcano a Piacenza” (Papero Editore, 2017) e autore di "La Pellegrina - Storie dalla casa accoglienza Don Venturini" (Papero Editore, 2018). Nel maggio del 2022, insieme ai colleghi Marcello Pollastri e Andrea Pasquali, ha curato il libro-reportage "Ucraina, la catena che ci unisce", dopo alcuni giorni trascorsi nelle zone di guerra ed emergenza umanitaria. Il volume è stato pubblicato da Editoriale Libertà con il quotidiano in edicola. Ecco alcuni speciali tv curati per Telelibertà: "I piacentini di Londra" per raccontare il fenomeno dell'emigrazione dei piacentini in Inghilterra nel secondo dopoguerra, con immagini, testi e interviste in occasione della festa della comunità piacentina nella capitale britannica dal 17 al 19 maggio 2019; “I presepi piacentini nel Natale del Covid”; “La vita oltre il Covid” con interviste a due piacentini guariti dall’infezione da Coronavirus dopo dure ed estenuanti settimane di ricovero in ospedale; il reportage “La scuola finlandese” negli istituti di Kauttua ed Eura in Finlandia.