cultura
Ciò che Piacenza non ha fatto con Verdi, Salisburgo l’ha fatto con Mozart

Da una parte un intramontabile litigio tra due città emiliane che si contendono i natali del compositore del “Va pensiero”. Dall’altra il turismo austriaco che esonda grazie alla memoria del creatore de “Le nozze di Figaro”. Ciò che Piacenza non ha fatto con Giuseppe Verdi, Salisburgo l’ha fatto con Wolfgang Amadeus Mozart.
Mozart e Salisburgo: un amore esemplare…
A Salisburgo ogni giorno e in qualsiasi occasione si festeggia Mozart, che rivive ostinatamente anche dopo 261 anni, con monumenti, concerti e addirittura una fondazione a lui intitolata. Si passa dai dolci tipici ai piatti decorati col ritratto del musicista, fino ai musei e alla Casa natale di Mozart situata nella Getreidegasse. Chi visita la città lo ritrova ovunque. Il centro storico assomiglia a un museo pedonale all’insegna di Mozart. Il suo ricordo ha resistito nel tempo grazie a numerosi concerti e festival, come la Settimana Mozartiana: dal 1956 la Fondazione Mozarteum organizza annualmente questa rassegna, alla quale partecipano i migliori artisti del mondo e un pubblico internazionale. Su questa scia positiva, nel 2016 Salisburgo ha registrato 2.829 milioni di pernottamenti: secondo una stima, il dato è aumentato di quasi il 70 per cento rispetto al 2002.
A Piacenza viceversa, dove si trovano le radici di Giuseppe Verdi, poco o niente: le istituzioni non sono mai state in grado di rendere onore al celebre figlio di questa terra. L’unica iniziativa che viene portata avanti da anni è il litigio con Parma, finito perfino in Senato. La discordia più recente, infatti, è legata al famoso baule che contiene le carte del Maestro, tra le quali le cartelle di diciassette opere verdiane. Il baule, originariamente custodito a Villa di Sant’Agata a Villanova d’Arda, è stato trasferito all’Archivio di Stato di Parma per decisione della Soprintendenza, invece che in quello di Piacenza per competenza territoriale.
Quali sono le origini di Giuseppe Verdi?
Pur essendo nato formalmente a Roncole di Busseto (Parma), entrambi i genitori avevano origini piacentine. Nel 1851, Verdi si trasferì con la nuova compagna a Sant’Agata di Villanova, dedicandosi soprattutto all’agricoltura, all’arte, alla poesia, all’economia e alla politica. Assunse il ruolo di proprietario terriero, di allevatore e fu anche eletto consigliere comunale a Villanova d’Arda, nel collegio di Cortemaggiore, nonchè consigliere provinciale. Al suo impegno sociale si devono l’Ospedale di Villanova, l’assegnazione di borse di studio e l’assistenza agli indigenti. Nel corso della sua esistenza, fece tappa parecchie volte nell’albergo San Marco a pochi passi da piazza Cavalli. Fu un periodo particolarmente fertile, in cui nacquero importanti capolavori come “Rigoletto”, “Il Trovatore”, “La Traviata”, “I Vespri Siciliani”, “Simon Boccanegra” e “Un ballo in maschera”.
Giuseppe Verdi mangiava i pisarei e fasò, passeggiava sul selciato del centro storico, osservava i contorni delle vallate e respirava l’aria piacentina. In termini di composizioni eseguite dal vivo, ha battuto anche Mozart, affermandosi come uno dei più grandi musicisti di tutti i tempi. A Piacenza però – a parte qualche evento organizzato dalla Banca di Piacenza – questo genio è stato inspiegabilmente imprigionato in una sorta di lampada magica, aspettando l’Aladino di turno che sfregandola riporti alla luce un’incredibile risorsa culturale e turistica per la provincia.
Thomas Trenchi
