Seguici su

curiosità

«Sum dasprè!». I cartelli turistici che non piacciono a Sant’Antonino

Il racconto di FauziaEBon, che immagina il fantasma di Sant’Antonino intento a rimuovere i cartelli turistici marroni in centro storico. Non sarà il solo piacentino defunto a ricomparire sulle pagine di Sportello Quotidiano: in questa nuova rubrica, i fantasmi della città torneranno in vita per sensibilizzare le istituzioni locali a migliorare la promozione del territorio.

Pubblicato il

-Ehmmm…scusi un momento ma mi spiega cosa sta facendo con questo cartello?

-Son dietro a drizzarlo ma anche se lo pirlo a destra o a sinistra è tutto sbagliato, ho provato anche a rancarlo via ma non si riesce.

-Questa viene bene! Quindi è lei quello che gira sempre il cartello! Lo sa che son due anni che la città cerca di capire chi si diverte a fare ciò?
Però adesso che la guardo bene mi ricorda qualcuno che conosco, sarà il mantello…

-Si si, sono Sant’Antonino… O meglio, sono ciò che è rimasto, come ci chiamate voi? Fantasmi? Ecco, sono il fantasma del patrono. E sum dasprè! Lo capisce il dialetto lei?

-Certo che sì, lo capisco anche se lo parlo un poco male… E conosco benissimo anche lei! È un onore per me conoscerla, molto molto felice.
Però mi spiega cosa le è venuto in mente? Perché vuole cavarlo?

-Ma l’ha guardato bene? No, so mia, apena un magòt o voi sunè ‘me un campanon al pudiva scrìv una lucheda cumpagna. E dai, as pö mia, an n’ha mia fata voina giusta!

-Si in effetti… no, una su 4 è giusta dai, diamo a Cesare…

-Ma vaaa! Surcia qui un momento che adesso te lo spiego bene questo cartello!
Donca, prima roba mettere un cartello turistico in mezzo a un marciapiede è già scomodo, prima o poi ci si stampa contro una che si è appena rifatta e ci tocca pagarla da nuova.
Ades guérdal bei.
Inizia con” Comune di Piacenza”
In che minera? Nel senso che indica dov’è il comune? O che è di proprietà del comune?
Ma scrivere “Città di Piacenza”?
Perché quel turista lì è venuto a visitare una città mia apena l’ufficio comunale, giust?

-… si in effetti nelle altre città non mi pare di aver mai visto scritto “comune” ma sarà stata una svista…

-Peta peta che adesso te la faccio vedere io che più che una svista chelù l’è ciorb ètar che!
Leggiamo la prima indicazione:
⬆️Musei di Palazzo Farnese
⬆️Piazza Cavalli

-Mi pare giusta, se non si mette a girare il cartello lei logicamente!

-Ma che giusta! Partendo da questo balordo cartello la prima cosa che uno trova è Piazza dei cavalli ( e il “dei” bisogna mettercelo perché è l’unica piazza al mondo dedicata ai cavalli, facciamolo sapere Dio bonino!)mia il Museo! Camminando il museo viene dopo!

-Ma sarà per dire che più in là c’è il museo…

-E no è! Perché se mi dice così allora è sbagliata la sequenza dell’indicazione dopo che invece è l’unica roba che hanno scritto giusto!Legga bene:
⬅️Santa Brigida
⬅️San Sepolcro
⬅️Santa Maria di Campagna
Se il turista va per la via a sinistra partendo da qui incontra in sequenza giusta quelle tre chiese.
Custa che il l’han imbruché!
Rendiamo grazie a Dio!
Ma dopo aver gioito si torna al delirio.
Legga bene quello che viene in ultimo.

-Allora, io vedo scritto:
➡️Museo di Storia Naturale
➡️Sala dei Teatini
➡️Via Francigena

-Ecco. Chemò chelù l’ha bui dla roba grama abota.
Si prepari perché adesso si perde anche lei sicuro!
Innanzitutto le frecce sono sbagliate, indicano di andare a destra. Se il turista va a destra finisce dentro alla banca. Mi immagino quanti bancari hanno dovuto sbatter fuori i turisti che cercavano il museo di storia naturale lì dentro!
Ma facciamo che abbiamo solo turisti intelligenti qui da noi e quindi vanno avanti e girano nella prima via a destra, dove vanno secondo lei?

-Ma sinceramente am birla un po’ la testa dabon, se seguono le indicazioni girano in via San Donnino, ma il museo di storia Naturale lì non c’è, è mica in fondo a via Scalabrini?

-Oh vede che la ghè rivè anca Lè?
In questa parte qui siamo all’apoteosi della follia.
Qui sono sbagliate le frecce, sono sbagliate le sequenze della percorrenza, le indicazioni portano fuori dalla via Francigena e poi… secondo me questo qui che l’ha scritto è uno della parrocchia del Duomo perché apena lur i pudivan scrïv le indicazioni di un museo di bestie dimenticando di indicare cà mia!

-Casa sua?

-Senta cara signora, parlumas chiaro: io sono il patrono della città, una via antichissima della francigena porta il mio nome, una delle piazze più grandi (i ghèvan piasé in meza anca l’Ulivo!) della città porta il mio nome, una delle fiere più importanti d’Italia porta il mio nome e quel giorno lì i piacentini non vanno neanche a lavorare per farmi la festa.
Poi, ma lei l’ha guardata bene cà mia?
A Lè un po’ bela o no?

-Oh! Dimondi se è bella. È unica!

-Ecco. È unica. L’ha detta giusta.
Apena un suméri (nel senso di asino!) non si accorgerebbe che una torre campanaria ottagonale così in giro per il mondo non se ne trovano mica tante!
Per l’epoca in cui è stata costruita, per la forma, per l’altezza che ha! Quante pensa di vederne da altre parti?
Glielo dico io, non ce n’è!
Fossimo stati a Parma quella torre lì sarebbe il simbolo della città ma noi siamo solo capaci di guardare con invidia quello che hanno loro e ci dimentichiamo persino di indicare sopra a un cartello turistico una delle più belle architetture della provincia.
A sum una manga ad cuion. Bon.

-Fighi ma sa che ha ragione? In cul cartel che ghè tutta la storia della segnaletica turistica sbagliata!
Lo potrebbero usare nelle università come esempio di “COME NON SI DEVE MAI FARE UN CARTELLO TURISTICO”
Comunque lo si giri è sbagliato!
Ma dil rob da mat, non ci ero mica arrivata sa?
E sa cosa le dico caro il mio Sant’Antonino?
Lei prenda lì in alto, io prendo qui sotto e ag dò una mano a cavarlo. Vala bei?

-Ma grazie! Forsa alura cara la mé dona, tira!

FauziaEBon

Admin di varie pagine Facebook e influencer dei social network piacentini, si definisce «una con un caleidoscopio al posto del cervello, che vede tutto strano. Vedo fare cose fatte per dissimulare, per non fare le cose che invece si dovrebbero fare ma che sono scomode da applicare a questo mondo senza più coraggiosi. Ho iniziato a scriverne, a modo mio, per ribellione. Voglio farvi sorridere per mostrarvi e farvi riflettere su ciò che ci vogliono vendere per buono ma che invece è amarissimo».