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Polemiche su Dylan Dog, la reazione del fumettista piacentino Freghieri

“Contro il Family day usano pure Dylan Dog”. È il titolo con il quale “La Verità” ha preso di mira lo storico fumetto. Il commento del disegnatore piacentino Giovanni Freghieri.

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Contro il Family day usano pure Dylan Dog. È il titolo con il quale l’edizione odierna del quotidiano nazionale “La Verità” ha preso di mira il leggendario fumetto della casa editrice di Sergio Bonelli.

L’articolo contro Dylan Dog: «Vignette denigratorie»

L’articolo – che sta scatenando una serie di polemiche a effetto domino – fa notare come nell’ultimo numero di Dylan Dog “l’allarme accoglienza e la difesa delle unioni naturali vengono dipinte come battaglie appannaggio di pazzi, violenti e idioti bigotti”. Dylan Dog, secondo il giornale di Maurizio Belpietro, sarebbe stato “arruolato tra i prodotti culturali del pensiero mainstream. Peccato che, di solito, l’uso della forza e l’intolleranza siano le armi dei progressisti”. Sulle pagine de “La Verità”, l’investigatore dell’incubo viene descritto come un “personaggio anticonvezionale e sinistroide. Vegetariano, animalista, disinteressato al denaro, scettico, libertino e attento alle minoranze di ogni tipo, quello che ad oggi chiameremmo uno “de sinistra” o un radical chic. […] Quello che stupisce, e assume i connotati dell’offesa gratuita a milioni di persone, è la descrizione denigratoria e grottesca che viene fatta di alcune categorie sociali facilmente identificabili. Ci sono gli attivisti pro famiglia e anti genere che sono indicati come pazzi, esaltati e bigotti pronti a spaccare cartelli in testa alla gente e c’è il rude tassiste che odia i mendicanti e gli immigrati perché ha letto sul web che il governo fornisce loro 50 sterline al giorno”. 

L’anteprima dell’articolo de “La Verità” su Dylan Dog

Il commento di Freghieri, matita piacentina di Dylan Dog

Una delle storiche matite che dà vita a Dylan Dog è piacentina: si tratta del sessantasettenne Giovanni Freghieri, fumettista e fotografo, che non ha mai rinunciato all’utilizzo dell’inchiostro e della gomma al posto dei computer moderni. Freghieri, stamattina, svegliandosi ha ricevuto via sms la fotografia del titolo in prima pagina de “La Verità”: «Dylan Dog è sempre stato un personaggio coerente. Io lo ritraggo da 27 anni. Non ho disegnato questa scena, e non avrei mai accettato di produrla. Non mi piacciono le ambientazioni di scontro e di lotta, avrei apportato delle modifiche», ci tiene a puntualizzare il disegnatore, celebre anche per la realizzazione delle vignette horror di Dampyr.

È stato un errore pubblicare questa parte di fumetto?

«Sì, credo si dovesse aggiustare. Non è colpa del disegnatore, che chiaramente ha le proprie idee politiche, ma della mancata supervisione. In passato c’erano tre livelli di controllo, oggi invece c’è un po’ più di disorganizzazione e frenesia».

Dylan Dog è davvero un “sinistroide”?

«Mi sembra un termine tipico del linguaggio italiano, un’etichetta nostrana. Lo definirei più che altro un laburista, essendo inglese».

E lei condivide gli ideali di Dylan Dog?

«Sì, anch’io sono un laburista, condivido i suoi ideali. 27 anni fa accettai di disegnare Dylan Dog perché aveva un’etica in cui mi riconoscevo, soprattutto per quanto riguarda l’aspetto animalista. Avviene quasi uno scambio di visioni tra me e il personaggio, che mi permette di mantenere l’entusiasmo di fronte a questa attività».

Ha mai pensato a un personaggio piacentino da confezionare all’interno di un fumetto?

«Sì, ma non ho mai avuto il tempo di partorirlo definitivamente. Sarebbe una sorta di “vice Dylan Dog” ambientato nella provincia di Piacenza, con il tipico carattere piasintein…».

Come descriverebbe l’atteggiamento della città in poche parole?

«Tutti si fanno gli affari loro, sono riservati e pettegoli al tempo stesso, condizionati da una quotidianità tranquilla rispetto ad altre città. Lo dico in senso positivo, ovviamente. Piacenza assomiglia maggiormente alla Liguria e al Piemonte, piuttosto che alla Lombardia o all’Emilia».

Thomas Trenchi

Classe 1998, giornalista professionista dell'emittente televisiva Telelibertà e del sito web Liberta.it. Collaboratore del quotidiano Libertà. Podcaster per Liberta.it con la rubrica di viaggi “Un passo nel mondo” e quella d’attualità “Giù la mascherina” insieme al collega Marcello Pollastri, fruibili anche sulle piattaforme Spreaker e Spotify; altri podcast: “Pandemia - Due anni di Covid” e un focus sull’omicidio di via Degani nella rubrica “Ombre”. In passato, ideatore di Sportello Quotidiano, blog d'approfondimento sull’attualità piacentina. Ha realizzato anche alcuni servizi per il settimanale d'informazione Corriere Padano. Co-fondatore di Gioia Web Radio, la prima emittente liceale a Piacenza. Creatore del documentario amatoriale "Avevamo Paura - Memorie di guerra di Bruna Bongiorni” e co-creatore di "Eravamo come morti - Testimonianza di Enrico Malacalza, internato nel lager di Stutthof". Co-autore di “#Torre Sindaco - Storia dell’uomo che promise un vulcano a Piacenza” (Papero Editore, 2017) e autore di "La Pellegrina - Storie dalla casa accoglienza Don Venturini" (Papero Editore, 2018). Nel maggio del 2022, insieme ai colleghi Marcello Pollastri e Andrea Pasquali, ha curato il libro-reportage "Ucraina, la catena che ci unisce", dopo alcuni giorni trascorsi nelle zone di guerra ed emergenza umanitaria. Il volume è stato pubblicato da Editoriale Libertà con il quotidiano in edicola. Ecco alcuni speciali tv curati per Telelibertà: "I piacentini di Londra" per raccontare il fenomeno dell'emigrazione dei piacentini in Inghilterra nel secondo dopoguerra, con immagini, testi e interviste in occasione della festa della comunità piacentina nella capitale britannica dal 17 al 19 maggio 2019; “I presepi piacentini nel Natale del Covid”; “La vita oltre il Covid” con interviste a due piacentini guariti dall’infezione da Coronavirus dopo dure ed estenuanti settimane di ricovero in ospedale; il reportage “La scuola finlandese” negli istituti di Kauttua ed Eura in Finlandia.

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