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Quando Beppe Grillo derideva la centrale nucleare di Caorso su Rai 3

Nel 1986 Beppe Grillo derideva la centrale nucleare di Caorso, nella provincia di Piacenza. In che situazione si trova oggi l’impianto atomico?

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«Dicono che non c’è più Chernobyl. Intanto le renne sono fosforescenti, le usano come abat-jour. A Caorso, non c’è da ridere, una centrale nucleare in provincia di Piacenza, è successo due giorni fa il 97esimo incidente. Cercano di arrivare a 100, poi danno un premio: lo Zichichi d’argento». Era il 1986: su Rai 3, durante la trasmissione notturna “Schegge”, Beppe Grillo derideva gli incidenti avvenuti nella centrale nucleare di Caorso in otto anni di funzionamento, denunciando i piccoli ma frequenti disastri causati dall’incapacità dell’uomo e mettendo in dubbio l’adeguatezza dell’Italia a gestire gli impianti atomici.

«Ma stiamo scherzando? Novantasette incidenti. Noi ci immaginiamo una centrale nucleare come in Sindrome cinese, film americani, tecnici, il computer che si è guastato… La realtà qual è? Un cacciavite che si è rotto e intasa il generatore… L’incidente è stato colpa di una gru: è cascata una barretta e ha sfiorato il nocciolo». In questo esilarante monologo, Beppe Grillo – seppur nei panni ufficiali del comico – anticipava il proprio manifesto politico, con una tematica-apripista della fondazione del Movimento 5 Stelle.

I problemi dell’impianto nucleare a Caorso

In diretta televisiva, si fece dare un libro edito dal movimento antinucleare di Reggio Emilia con riassunti gli incidenti della centrale nucleare di Caorso: «Autunno 1978: una parte del tetto della sala macchina vola via durante un temporale, la centrale si blocca. 29 gennaio 1979: fuoriuscita di acqua contaminata dal camino di scarico dei gas, pioggia radioattiva sulla centrale. Si sono fatti la nuvoletta come Fantozzi e si sono fatti piovere addosso. 10 ottobre 1979: l’impianto di demineralizzazione dell’acqua non funziona: si va a prelevare l’acqua da una centrale vicina. Di notte, hanno bussato: “Ancora voi di Caorso? Siete sempre senz’acqua!”», incalza con ironia Grillo. «18 ottobre 1979: un tronco d’albero portato dalla piena del Po ostruisce il canale che manda l’acqua al condensatore, la centrale si blocca. 21 dicembre 1979: fuga di vapore radioattivo, era Natale, hanno fatto un regalino a quelli di Piacenza. 12 novembre 1980, ore 21.30: durante la prova di emergenza, il direttore di turno non sa interpretare il segnale d’allarme».

Il 16 ottobre del 1985 anche il quotidiano Repubblica riportava uno di questi sfortunati eventi: “Venticinque operai della centrale nucleare di Caorso sono rimasti contaminati da radiazioni a causa di un incidente accaduto durante le operazioni di manutenzione del reattore. La quantità di radiazioni assorbite – secondo quanto hanno riferito i dirigenti dell’impianto atomico piacentino – sarebbero però “minime” e comunque al di sotto dei livelli di rischio per la salute previsti dalle normative di sicurezza”.

La centrale è in via di smantellamento

Oggi la centrale nucleare di Caorso sta seguendo un lungo percorso di smantellamento totale. La struttura è stata fermata nel 1986 per la ricarica del combustibile e mai riavviata, anche a seguito dell’esito del referendum sul nucleare del 1987. Nel periodo di esercizio, durato dal 1978 al 1986, il reattore ha prodotto complessivamente 29 TWh. È stata la più grande centrale nucleare italiana.

In questi giorni il giornalista Carlo Valentini del quotidiano “Italia Oggi” ha delineato il quadro della situazione delle centrali nucleari italiane, compresa quella piacentina. Secondo la sua inchiesta, 5mila fusti di scorie sarebbero conservati da oltre un anno in un deposito a Caorso: “I 5 mila fusti sono lì che aspettano di essere spediti in Slovacchia – ha scritto Valentini -. Sì perché mentre il ministro Pier Carlo Padoan raschia il fondo del barile per proporre la finanziaria, l’Italia stacca un assegno di 1,75 milioni di euro alla società slovacca di decommissioning nucleare Javys. Complice il referendum del 1987 coi relativi allarmismi, nel nostro Paese parlare di nucleare è tabù eppure i problemi ci sono e non scompaiono sotto il tappeto».

Thomas Trenchi

Classe 1998, giornalista professionista dell'emittente televisiva Telelibertà e del sito web Liberta.it. Collaboratore del quotidiano Libertà. Podcaster per Liberta.it con la rubrica di viaggi “Un passo nel mondo” e quella d’attualità “Giù la mascherina” insieme al collega Marcello Pollastri, fruibili anche sulle piattaforme Spreaker e Spotify; altri podcast: “Pandemia - Due anni di Covid” e un focus sull’omicidio di via Degani nella rubrica “Ombre”. In passato, ideatore di Sportello Quotidiano, blog d'approfondimento sull’attualità piacentina. Ha realizzato anche alcuni servizi per il settimanale d'informazione Corriere Padano. Co-fondatore di Gioia Web Radio, la prima emittente liceale a Piacenza. Creatore del documentario amatoriale "Avevamo Paura - Memorie di guerra di Bruna Bongiorni” e co-creatore di "Eravamo come morti - Testimonianza di Enrico Malacalza, internato nel lager di Stutthof". Co-autore di “#Torre Sindaco - Storia dell’uomo che promise un vulcano a Piacenza” (Papero Editore, 2017) e autore di "La Pellegrina - Storie dalla casa accoglienza Don Venturini" (Papero Editore, 2018). Nel maggio del 2022, insieme ai colleghi Marcello Pollastri e Andrea Pasquali, ha curato il libro-reportage "Ucraina, la catena che ci unisce", dopo alcuni giorni trascorsi nelle zone di guerra ed emergenza umanitaria. Il volume è stato pubblicato da Editoriale Libertà con il quotidiano in edicola. Ecco alcuni speciali tv curati per Telelibertà: "I piacentini di Londra" per raccontare il fenomeno dell'emigrazione dei piacentini in Inghilterra nel secondo dopoguerra, con immagini, testi e interviste in occasione della festa della comunità piacentina nella capitale britannica dal 17 al 19 maggio 2019; “I presepi piacentini nel Natale del Covid”; “La vita oltre il Covid” con interviste a due piacentini guariti dall’infezione da Coronavirus dopo dure ed estenuanti settimane di ricovero in ospedale; il reportage “La scuola finlandese” negli istituti di Kauttua ed Eura in Finlandia.