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Trespidi: «La Giunta non è degna, alcuni assessori hanno già la valigia in mano»
Massimo Trespidi ha tutta l’aria di sentirsi a casa tra i corridoi del liceo Colombini, dove insegna filosofia e psicologia. Forse si sente un po’ meno a suo agio – anche se lo nega – sul seggio dell’opposizione, visto che in primavera si era candidato per la carica più importante a Palazzo Mercanti, quella da sindaco. Dopo il voto amministrativo dello scorso giugno, è diventato consigliere comunale in minoranza del movimento civico Liberi. Già presidente della Provincia, vicesindaco e assessore, stavolta Trespidi non ce l’ha fatta. «Ma siamo il secondo partito della città, dopo il Pd. La lista ha riscosso il 14% dei voti. Non mi spaventa l’idea di ricominciare a fare politica dal basso, per di più dopo una fase di assenza dal dibattito pubblico», sottolinea soddisfatto il prof. «Ogni incarico istituzionale mi ha arricchito umanamente. Il consigliere comunale ricopre un ruolo importante, consentendo un contatto diretto con i cittadini. Mi sto appassionando». Prima di tornare in classe, approfittando di un’ora buca tra le lezioni, Trespidi accetta di rispondere a qualche domanda nel bar studentesco in via Beverora.
Recentemente ha messo in luce le “spese pazze” del neopresidente di Acer Patrizio Losi, come 3.200 euro per l’ideazione del nuovo logo aziendale o 3.100€ per l’acquisto dell’arredamento. Si è sollevata una polemica feroce…
«Losi ha utilizzato 8mila euro a mio avviso senza scopi giustificabili. Attenzione però: non ritengo queste spese illegittime, ma semplicemente inopportune, che addirittura non sarebbero condivise da qualche operatore interno all’Ente. È una situazione surreale: il vecchio presidente di Acer si è per caso portato a casa i vecchi mobili, costringendo il nuovo insediato ad acquistarne altri?! Losi dovrebbe pensare a convincere anzitutto il suo consiglio d’amministrazione».
Dovrebbe dimettersi?
«Non chiedo la testa di nessuno, lascio questa valutazione alla sua coscienza. Al suo posto, comunque, io non avrei effettuato quelle spese».
Il consigliere comunale di Forza Italia Michele Giardino ha definito il suo intervento come «pressapochismo» che ha rischiato di «schizzare fango sull’onorabilità di Losi». Si è pentito del rimbombo mediatico che ha avuto la questione?
«Quando si critica l’operato di una figura pubblica, non s’intende gettare fango dal punto di vista personale. Ho chiesto alla Giunta la rendicontazione di questi movimenti per effettuare un’ispezione, non una denigrazione. Il mio interlocutore è l’assessore ai servizi sociali Sgorbati. Se l’Amministrazione evidenzia le ristrettezze economiche nel bilancio, è giusto che anche gli Enti controllati dal Comune mettano un freno ai costi inutili».
Chi è l’assessore più in difficoltà all’interno della Giunta?
«Sono tutti in difficoltà, dal primo all’ultimo. Conosco bene Patrizia Barbieri perché è stata assessore nel mio periodo in Provincia. È seria, affidabile, e il suo intento di rilanciare Piacenza è veritiero. Tuttavia ha due gravi lacune: non ha una Giunta degna della parola “cambiamento” e non ha un’adeguata conoscenza della macchina comunale. Bisogna intervenire rapidamente su almeno uno di questi fattori».
Rimpiazzerebbe qualcuno?
«Mi sembra che ci siano alcuni assessori già con la valigia in mano, pronti ad andarsene. Può darsi anche a Roma, verso il Parlamento».
E lei vuole candidarsi nelle elezioni politiche di marzo 2018?
«No, sono felice come consigliere comunale».
A proposito del sindaco Barbieri, il vostro rapporto prima della campagna elettorale si è incrinato. Non avete più parlato?
«No, dopo il voto non ci siamo più sentiti. Le ho mandato un messaggio per complimentarmi della vittoria, e lei mi ha risposto con un caro saluto».
Il vostro gruppo Liberi conta anche su un’altra personalità di spicco: Mauro Monti, preside dell’ISII Marconi. L’istruzione è al centro del messaggio politico?
«Cerchiamo di trattare tutti gli argomenti. Abbiamo elaborato una sorta di “governo ombra”, dividendoci nelle stesse commissioni tematiche di Palazzo Mercanti. Nell’associazione ci consideriamo tutti operai nella vigna che cercano di dare il proprio contributo per il bene comune. Prossimamente organizzeremo degli appuntamenti pubblici».
Quando si discute sulle problematiche legate alle istituzioni scolastiche locali, chi ha il coltello dalla parte del manico: la Provincia o il Comune?
«Sono un fervido sostenitore dell’autonomia scolastica, dal punto di vista didattico, organizzativo e culturale. Le istituzioni devono facilitare lo sviluppo del protagonismo studentesco anche attraverso l’edilizia: la Provincia si occupa delle scuole superiori, il Comune di quelle per l’infanzia».
L’assessore alla scuola Opizzi è stata una nomina corretta?
«No, non credo che sia la persona giusta al posto giusto».
E dalle classi in cui insegna le arriva qualche suggerimento politico?
«Sì, per esempio la necessità di aprire in orario serale la Biblioteca Passerini Landi, dotandola di un punto ristoro. Lavoro nel mondo della scuola da più di trent’anni, riesco a mantenere il contatto con i giovani e con le realtà più dinamiche. I giovani hanno bisogno di riscoprire il valore della partecipazione attraverso figure adulte che sappiano essere dei testimoni adeguati per risvegliare questa sensibilità. Spesso la loro percezione politica è assopita o di protesta».
Sta per arrivare il Natale, l’assessore Putzu mostrerà la propria impronta dando un nuovo taglio ai festeggiamenti. È un altro simbolo del centrosinistra che si vuole spazzare via o si tratta di una buona azione amministrativa?
«Non è proficuo continuare ad apportare modifiche superficiali. I cittadini desiderano un cambiamento strutturale: non ha senso cercare di riportare la gente in un centro storico totalmente privo di parcheggi. La viabilità richiede una visione organica, non interventi a spot come in passato. E in particolare risulta urgente un incremento della sicurezza, affidandosi in alcuni quartieri anche ai soldati dell’esercito. Quando sarà terminato l’evento natalizio, questi problemi rimarranno. E dovremo ripartire da punto e a capo».
Da pochi giorni ha preso il via una pattuglia della Polizia Municipale in pianta stabile nel Quartiere Roma.
«È un gesto primitivo, non è stata compiuta un’analisi complessiva. Non serve l’assessore alla sicurezza, ma la sicurezza».
Thomas Trenchi