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Il catafascio delle Terme di Bobbio tra accordi disattesi e progetti futuri
La bellezza della natura e l’incapacità dell’uomo: un contrasto eterno. Sarebbe il titolo perfetto per un film incentrato sul caso delle Terme di Bobbio, una lunga successione di atti amministrativi e promesse disattese che un comitato di cittadini sta analizzando pezzo dopo pezzo. L’ultimo atto è la petizione che ha preso il via oggi, in piazza San Francesco a Bobbio, per chiedere alle istituzioni di assumere un atteggiamento di indirizzo e di controllo a sostegno del progetto delle Terme di Bobbio. «Nel caso in cui il piano di ristrutturazione delle Terme risultasse impraticabile», spiegano in una nota i referenti dell’iniziativa, «vogliamo che l’area sia riportata alla sua destinazione d’uso originale, cioè a verde pubblico».
La storia delle Terme di Bobbio
Le terme si trovano in località San Martino, nei dintorni di Bobbio. Le acque, ricche di cloruro di sodio, iodio e di bromo, sono ritenute terapeutiche per l’apparato respiratorio, mentre i fanghi per le dermatiti. Già nell’antichità sono state sfruttate per la produzione di sale e per i bagni curativi. I monaci colombaniani le hanno citate nei manoscritti medici redatti nello Scriptorium di Bobbio.
Tornando ai tempi moderni, nel 1971 inaugurano le “Terme di Bobbio” di proprietà Renati. Nel 1993 la proprietà passa nelle mani di un imprenditore milanese. Nel 1998 le attività termali vengono sospese. Pochi mesi dopo viene presentato un disegno per riaprirle, cercando di allargare la clientela attraverso piscine, cliniche estetiche e strutture alberghiere. La piana di San Martino diventa un’area di espansione residenziale con il vincolo di mantenere metà della superficie a verde pubblico. L’amministrazione comunale approva la variante, ma il progetto non giungerà mai a lieto fine.
La trafila amministrativa tra Comune e privati
L’associazione “La Goccia”, in una lunga lettera indirizzata al sindaco Roberto Pasquali, ha ripercorso l’excursus amministrativo che ha portato alla situazione odierna. Di seguito, il riassunto del contenuto della missiva.
Nel 2003 il consiglio comunale di Bobbio delibera un accordo per lo sviluppo termale della piana di San Martino, assicurando la realizzazione di una clinica estetica sulla sponda destra e di un albergo (dotato di beauty farm e piscina coperta) su quella sinistra del fiume Trebbia. Il tutto entro il 2006.
Nel 2007, a lavori ancora incompiuti, il consiglio comunale di Bobbio stipula un nuovo accordo per costruire un complesso turistico termale sulla sponda destra del corso d’acqua e una residenza turistica alberghiera sul lato sinistro. Le società Terme di Bobbio S.r.l. e San Colombano S.r.l. si prefiggono di versare al Comune un milione di euro in caso di mancata apertura al pubblico entro il 2009, fatti salvi il caso fortuito o la forza maggiore.
Il cantiere però non vede la luce, così il consiglio comunale stila una proroga di altri due anni. Nel 2012, si approva un ulteriore accordo con Terme di Bobbio S.r.l. e Terme di Bobbio Village S.r.l., che prevede la realizzazione di un complesso turistico termale entro la fine di ottobre 2014 e l’apertura di residenze turistiche, impegnandosi a versare un milione di euro come penale. Ancora una volta, le opere non vengono ultimate. Nel 2016 il tribunale di Torino dichiara il fallimento della società Terme di Bobbio Village S.r.l.. «La penale di un milione di euro per inadempienza è rimasta sulla carta. Non potrebbe essere altrimenti, essendo sprovvista di fidejussione», fa notare il comitato.
Un’assemblea pubblica per proporre alcune soluzioni
Venerdì scorso si è tenuta un’assemblea pubblica con Legambiente, l’associazione “La Goccia”, “No Tube”, F.I.P. S.A.S. e il comitato “Terme di Bobbio”, dove è emerso il timore per cui il terreno diventi oggetto di speculazione edilizia. Il gruppo, in altre parole, vuole impedire che, con il fallimento della società “Terme Village”, la nuova messa all’asta distrugga l’armonia paesaggistica e il potenziale indotto dell’area, «fabbricando seconde case o capannoni».
«La piana di San Martino adesso è un territorio devastato, sfigurato dagli scheletri delle villette», scrivono in un documento le associazioni ambientaliste e il comitato di cittadini. «Per un uso del terreno in linea con il paesaggio e con i bisogni dei residenti e dei turisti, proponiamo varie soluzioni: trasferirvi l’area sosta dei camper; organizzarvi percorsi di fitness per adulti, bambini e anziani; fissarvi un punto sosta per i bikers; attivare un parco-avventura riciclando alcuni dei pilastri già presenti; collegare la zona a Bobbio con la pista ciclabile parzialmente esistente; delimitare un parcheggio nella striscia di terreno parallela alla statale 45, dotandolo di una navetta per trasportare i turisti che vogliono fare il bagno nel Trebbia».
Thomas Trenchi