testimonianze
Chi è Emio Incerti, magnate emiliano degli alberghi: «A Piacenza il turismo è stato sottovalutato»
Onore e onere. Sono le due parole che contraddistinguono l’abito indossato dall’imprenditore parmense Emio Incerti, il cui destino due anni fa si è incrociato con quello di Piacenza. Nel giugno 2015 infatti la compagnia di cui è a capo – l’INC Group – ha rilevato il Grande Albergo Roma, la storica attività piacentina di proprietà della famiglia Prati che aveva aperto i battenti nel 1976.
I costi di gestione erano diventati esageratamente alti, in particolare quelli legati all’affitto dello stabile di proprietà della Cementirossi. La chiusura dell’attività fu irreversibile. Elena Prati la definì una «decisione contro la mia volontà». I dipendenti, durante un’assemblea a porte chiuse, si dissero pronti all’autogestione, non arrendendosi alla cessazione. Improvvisamente arrivò la proposta di INC Group, pronto a ridare ossigeno all’ultimo prestigioso presidio alberghiero nel centro storico della città. Sulle spalle la compagnia della famiglia Incerti portava già la gestione di circa mille posti letto e novecento coperti a livello regionale.
Oltre alle difficoltà ereditate e all’arduo progetto di rilancio del marchio, Emio Incerti in questo primo periodo ha dovuto fare i conti anche con la delicata posizione in cui si trova: quella del parmense che mette mano su un simbolo piasintein. «Ma quali contrasti! Mi considero un trait d’union che ha deciso di investire su questo territorio, ragionando sul concetto complessivo d’area vasta. Anche la Regione nella recente formulazione del marketing territoriale ha ragionato sul concetto di “Destinazione Emilia”. Noi rappresentiamo questa filosofia, che si basa su tre attinenze: cibo, cultura e saper vivere. Qualche mese fa ho organizzato una cena a Reggio Emilia in cui alcuni miei amici hanno giudicato tre piatti immancabili sulle tavole emiliane: gli anolini di Parma, gli anolini di Piacenza e i cappelletti di Reggio», afferma Incerti con un grosso sorriso. La sua abilità indubbiamente è stata quella di entrare nel territorio in punta di piedi, con preparazione e competenza, senza stravolgere la struttura, ma imprimendo la propria orma.
Per esempio, il Ristorante del Ducato – tradizionalmente conosciuto come “Piccolo Roma” – è stato totalmente ristrutturato sia nell’arredamento che nel menù. INC Group ha scelto di valorizzare le ricchezze enogastronomiche a chilometro zero grazie alla partnership con il Consorzio Piacenza Alimentare, rendendo i prezzi accessibili a una fetta più larga di popolazione. «Puntiamo su un’idea di ristorante elegante ma non formale, in linea con il nuovo look dell’hotel. Si può tranquillamente pranzare con portate leggere e non costose, affidandosi a una lista pregiata di vini», fa notare Emio Incerti, che ricopre anche la carica di vicepresidente regionale di Federalberghi.
Che periodo sta vivendo il settore alberghiero a Piacenza?
«Ritengo che Piacenza paghi un fenomeno comune ad altre città emiliane, cioè di sentirsi appagata turisticamente, di non avere la necessità di cercare ulteriori clienti. In passato la città traeva profitto dal passaggio legato all’area militare di San Damiano. In altre parole, si è seduta sugli allori. Oggi la situazione è diversa. La mostra del Guercino ha dimostrato la nuova attitudine a ricercare il turismo, a darsi stimoli commerciali e culturali. Ma non è abbastanza: gli Enti pubblici in generale si sono fatti trovare impreparati, sottovalutando la potenzialità del turismo come fattore di crescita e indotto».
Ci sono delle differenze rispetto al panorama di Parma?
«A Piacenza il turista a volte viene visto quasi alla pari di un rompiscatole. È una città che ama la sua tranquillità, dai tratti borghesi e aristocratici, composta da tanti artigiani. A Parma invece il comparto si è industrializzato massicciamente».
Quali erano i timori nel rilevare la storica attività della famiglia Prati?
«La consapevolezza di dar seguito a una tradizione di famiglia è stata una molla fondamentale e positiva. Non l’ho mai considerata un peso. La città ci ha accolto più che bene».
Cosa si aspetta dalla nuova amministrazione comunale?
«Auspico che interpretino il turismo per ciò che effettivamente è: un’economia emergente che porta reddito a tutto il territorio. Un turista lascia il 70 per cento del proprio budget nelle attività commerciali cittadine, nei ristoranti, nei musei, nei trasporti e nello shopping. Occorrerà collaborare per l’organizzazione di eventi e appuntamenti di spicco. Concretamente, bisognerà dare particolare attenzione alle esigenze del turista».
Per esempio?
«Penso all’accesso all’isola pedonale, che deve essere comodo e funzionale per le necessità di un visitatore, senza creare ostacoli. Le zone a traffico limitato servono assolutamente, ma non devono significare un ostacolo per chi vuole ammirare Piacenza o passare un po’ di tempo in centro storico. E poi urge investire sui parcheggi. Il sindaco Barbieri potrà comprendere il sistema, essendo nel consiglio d’amministrazione di “Destinazione Emilia”, la cabina di regia che riunisce ottantaquattro comuni dell’Emilia-Romagna».
Thomas Trenchi