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La salita alla cupola del Duomo di Piacenza tra stupore e riconoscenza
A ghè un dafè ancura lamò pr’aria!
Tutti di corsa in questi mesi, un anno che si vede gente andare avanti e indietro sugli antichi camminatoi e su e giù per le antiche scale strettissime e a chiocciola che per secoli erano stati appannaggio dì chierici cardinali e Vescovi.
Un poco egoisticamente la natività e le Sibille da vicino se le guardavano solo loro. Ma siccome i miracoli accadono, uno l’hanno fatto direttamente a tutti noi piacentini: ci si son messi d’impegno tutti, parroco, Vescovo, quelli del Museo della cattedrale insieme al suo architetto curatore, i fotografi e i tecnici delle luci, le guide… una fatica da matti!
Non ci avevate mai pensato vero? I soliti merluzzi piacentini… tut bel ma nessuno a fermarsi un momento a cercar di capire la fatica di chi ci ha permesso di poter fare questa esperienza. Già. E però siete saliti in Duomo a vedere la cupola del Guercino. Ci siete passati sopra a quei legni lunghi per sempre che li avranno fatti arrivare con una carrucola da fuori fin là in alto ma l’era mia una roba facile!
Bisogna calcolare i pesi, il vento, l’altezza. Ma soprattutto bisogna farli entrare!
L’Otto Dicembre del 2017 ha visto la riapertura straordinaria in occasione del Natale della salita alla cupola.
A noi che ci occupiamo di stampa e social è stata riservata una conferenza in cui ci è stato illustrato tutto il programma degli eventi correlati (ricchissimo, par nemmeno di stare ancora a Piacenza!) e una salita alla cupola per mostrare e quindi raccontare a voi il regalo natalizio che è stato preparato per la città.
E qui a me è scattato il bricco un poco rabbioso.
Si perché io ve lo potrei raccontare, ma io voglio che voi lo andiate a guardare con l’occhio che invece avete dimenticato di aprire. L’occhio sul lavoro che c’è da fare per poter offrire ai visitatori una cosa di questa portata. Andando su in cupola, passerete per le scale che tutte le mille persone che hanno lavorato si son dovute fare (non riesco ad immaginare quante volte al giorno)!
Si arriva su alla prima rampa di scale con il boffo. Pensate quelli che magari avevano gli attrezzi da portare su e giù venti volte.
E se ti dimentichi due chiodi? At ghè d’andè zu ancura! Ascensore gninta! Tirare due saracche poi at pò mia, t’è in Duomo! E quello là sulla croce ha l’orecchio fino da così vicino è un attimo tanare chi l’ha invocato in malo modo! Quindi gninta, zitto e mosca ti prendi su e scendi a prendere i chiodi, salita e discesa extra. Mi son anche immaginata che dopo la prima dimenticanza di chiodi tutti abbiano cominciato a infilarseli in ogni tasca a disposizione in esubero perpetuo ma come sapete bene calcolare l’imprevisto è impossibile. Quindi solo di avanti e indietro si sarebbero meritati la medaglia d’oro come Mennea. Non gliel’ha data nessuno logicamente. Sta di fatto che mentre pensavo a ciò sono arrivata con il boffo alla nuova installazione.
È Natale. Siamo in Duomo e hanno messo il Presepe lì. Intimo. Suggestivo. Una bella atmosfera. Ma mica il Presepe con le statuine piccole! No, le hanno intagliate in pannelli di legno. Ma grandi! E dove le hanno fatte passare ste capre e la mucca e i tre della capanna! Su per le scale? Impossibile! Le avranno intagliate su allora. Ma se le hanno intagliate su i pannelli?
E quante volte si saranno dimenticati il seghetto e il temperino se la matita si era spuntata o i cerotti che ci si taglia anche a lavorare e sicuro che le garze c’erano, ma mica i cerotti perché a casa mia capita sempre che alla fine devi andare in farmacia!
Sapete chi ci ha regalato questo Presepe? Le guide. Proprio loro, ottime guide e ottimi creatori di emozioni. Loro hanno intagliato il Presepe ad altezza naturale. Gli hanno anche dato un colore per creare un buon gioco di luci, quindi un bel da fare di barattoli di vernici finiti e pennelli con setole spelacchiate. Ma non ve lo ripeto, avete capito il senso del mio discorso vero?
Un percorso di questo tipo credo debba anche essere stupore e riconoscenza per chi ci offre queste emozioni, perché non c’è solo il Guercino in questo nostro Duomo. Il primo grazie a loro lo scrivo io con tutto il cuore che ho. E siccome i miracoli succedono se si guardano con occhi nuovi le piccole cose, anche la cupola ha voluto regalarmi un’emozione diversa.
Quando andrete a visitare i Codici all’interno del museo e anche quando osserverete la mostra che per pochi giorni vi permetterà di osservare una parte di una collezione molto particolare ma affascinante vi si riempiranno sicuramente gli occhi di perfezione. Ma poi salirete in cupola a osservare il Guercino estasiati e un poco vi perderete con gli occhi all’insù. Non fermatevi solo lì, giratevi indietro e osservate il muro della cupola dietro a voi. Scoprirete affreschi sicuramente meno nobili, semplici firme e date. Sono testimonianze di chi prima di noi era stato lì nei secoli, quelli che hanno in ogni modo custodito anche per farli arrivare a noi questi ambienti sacri. Qualcuno avrà pregato, qualcuno avrà lavorato. Ma anche loro hanno in qualche piccolo modo contribuito al nostro stupore di oggi.
Ecco. Questo Natale e il nuovo percorso in Duomo mi piacerebbe diventassero per tutti noi un sentiero di riconoscenza alle piccole cose, ai piccoli mestieri, alle idee di chi non è alla luce della ribalta come lo è diventato il Guercino. Perché il Guercino senza tutti loro non sarebbe diventato quello che è diventato.
Che sia un percorso di gioia per i semplici. Che hanno costruito il mondo.
FauziaEBon