testimonianze
I gufi piacentini che si nutrono di sfighe altrui (anche a Natale)
«Da tempo amo osservare una specie particolare che vive nel nostro territorio, che si annida negli anfratti più nascosti, sia in città sia in provincia…». Comincia così il racconto dello scrittore Nereo Trabacchi, messo a disposizione dei lettori di Sportello Quotidiano.
Da tempo amo osservare una specie particolare che vive nel nostro territorio, che si annida negli anfratti più nascosti, sia in città sia in provincia, pronto a uscire appena il suo finissimo olfatto percepisce una succulenta preda sulla quale infilare gli artigli: ovviamente sto parlando del gufo piacentino.
Il gufo piacentino non conosce la crisi e non patisce mai la fame, perché il gufo piacentino si nutre di sfighe altrui. Molti credevano che questa razza, già conosciuta in città dal medioevo come “pennatus adversa menagramorum”, fosse in via di estinzione grazie a una profonda modernizzazione e globalizzazione, ma non è così. Il più moderno “pennatus adversa guforum piacentinum” è vivo e vegeto e volteggia anche in questo gelido Natale 2017. Anzi, per lui è la stagione degli amori…
Se durante tutto l’anno la sua giornata inizia con i necrologi del quotidiano locale Libertà, pregustando il ghiotto boccone nella dolce attesa di giungere a quello più prelibato, ovvero il volto di un conoscente, sotto le feste questo suo piacere è amplificato dalla possibilità di incontrare nelle pagine precedenti nefaste notizie sulla chiusura in negativo di alcune aziende locali, fatto da lui già ampiamente previsto ed esplicato con dovizia di bilanci agli amici del bar. Infatti, essendo il gufazzo nella maggior parte dei casi in età avanzata, di fascia sociale medio alta perché nella vita non ha mai speso un centesimo e il suo abito grigio odora di Bar Italia 1961, è solitamente in pensione, quindi ha molto tempo libero spesso investito in mattinate ciondolanti nel centro per controllare, e godere, delle serrate commerciali. I negozi di “minchiate” e le gelaterie, sono le sue vittime più gustose, perché lui l’ha sempre detto: “non arrivano a Natale a vendere questa roba qui.” E puntualmente accade.
Giusto ieri passeggiando per le bancarelle piene di vita in centro, mi sono imbattuto in un bellissimo esemplare dal piumaggio “loden di cammello” e sciarpa rossa, di “alatus calamitas malum piacentinum”, che sa di esserlo, ma vuole nasconderlo. Cercava di confondersi tra gli acquirenti interessati alle pantofolone di lana dei cinesi, riportando tragici dati sulla situazione economica nazionale, dicendo che è roba certa perché glielo ha detto il suo commercialista che è abbonato al sole 24 ore, e si sa che quella gente lì questa roba qua, la sa. Ma questi giorni di festa sono giorni di grande lavoro anche per la specie dei “Rapax Amor Miseratio”, assolutamente single per scelta altrui, dove ritrovandosi a bere amari aperitivi solitari, adocchia coppiette innamorate e sbaciucchiose davanti uno spritz, lanciando loro sguardi luttuosi per poi rivolgere al barista, unico disposto ad ascoltarlo, anatemi del tipo: “Quella coppia lì? Scoppia tra un mese te lo dico io. Lui è vecchio e non gli tira, e lei venerdì era a bere un robo da Medardo con un altro. Ti dico solo questo. Non lo mangiano il panettone quest’anno…”
Bisogna anche riconoscere che questi quando si impegnano qualche successo lo raccolgono; di qualche anno fa il caso di quello stormo di “Ulula Sportivorum gridatis” che guardava le partite del Piacenza calcio, nella speranza di una sconfitta, per poi poter avere motivo di sciagurate e sinistre conversazioni di critica, dimostrandosi saccenti conoscitori del gioco ma subdolamente anche dispiaciuti e affranti tifosi quando dentro i loro gelidi cuori, godevano come un “Gufus Trombazio”. (Il Gufo Trombazio è molto paziente; attende sorvolando la fine di una relazione amorosa per piantare gli artigli sulla femmina del rivale.)
Se in questi giorni di festa uscite dalle vostre case, aprite bene gli occhi per eventualmente avvistare uno di questi esemplari nel tentativo di schivarlo, anche se purtroppo le armi per difendersi da questi uccellacci sono pochine; un cornino rosso, e una grattatina nel posto giusto al momento giusto, e come magra consolazione ricordiamo una frase di Ernest Hemingway: “non era che un vigliacco e quella era la maggior sfortuna che un uomo potesse avere.”
Nereo Trabacchi