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“Una scusa perfetta” di Manuela Cornelli – Una mezza bugia per descrivere l’anoressia

Agli inizi del Duemila, Manuela Cornelli partecipa a un concorso letterario sull’apparenza. In quel periodo sta convivendo con una creatura scomoda: l’anoressia, che diventa protagonista dei suoi testi autobiografici. Oggi, dopo dieci anni di lotta, n’è uscita alla grande e ha accettato di condividere le riflessioni di diciassette anni fa con i lettori di Sportello Quotidiano.

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UNA SCUSA PERFETTA 

Ho trovato un modo per allontanarmi da lunghi e grotteschi discorsi sulla mia magrezza. Durante questi anni ho subìto passivamente una serie nauseante di belle parole rivolte a me in quanto anoressica (che brutta sensazione scriverlo), partorite dall’ignoranza , intesa come non conoscenza, dell’argomento. Sull’onda dello stress derivato da questi lunghi monologhi ho deciso di stroncare con una bella bugia pronunciata con grande fermezza. La risposta alle loro cazzate sarà: “Sono una vegetariana convinta, anche un po’ salutista e astemia”. A pensarci bene potrei considerarla una mezza bugia. Perché? Mi nutro di libri, un’infinità di libri divorati uno dietro l’altro. Questi sono fatti di carta, a sua volta derivata dalla cellulosa estratta dagli alberi. E cosa c’è di più vegetale di un albero? Sono o non sono piena di risorse?!

Manuela Cornelli

«Affrontai gli ultimi due anni di scuola superiore in piena anoressia. Nel 1998, durante l’esame di maturità, pesavo trentacinque chili. Mangiare solo una mela al giorno, rifiutando il pranzo e la cena, mi conferiva il potere di modellare il mio aspetto e di assumere la mia forma. Cioè una non-forma». Con i lettori di Sportello Quotidiano, ha accettato di condividere i racconti autobiografici sull'apparenza scritti agli inizi del Duemila, durante la lotta con l'anoressia.