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“La sindrome di Moira Orfei” di Manuela Cornelli – La nevrosi della bellezza

Agli inizi del Duemila, Manuela Cornelli partecipa a un concorso letterario sull’apparenza. In quel periodo sta convivendo con una creatura scomoda: l’anoressia, che diventa protagonista dei suoi testi autobiografici. Oggi, dopo dieci anni di lotta, n’è uscita alla grande e ha accettato di condividere le riflessioni di diciassette anni fa con i lettori di Sportello Quotidiano.

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LA SINDROME DI MOIRA ORFEI 

Da qualche anno a questa parte ho appurato (e trovato conferma nei personaggi televisivi) come sia tornato di moda lo sfoltimento delle sopracciglia. Quotidianamente m’imbatto in donne e soprattutto ragazze afflitte da quella che io ho battezzato “la sindrome di Moira Orfei” ovvero l’impellente bisogno di ridurre la grandezza e la forma delle sopracciglia. Di per sé può essere un’innocua ed economica occasione di prendersi cura della propria persona rendendo il viso più luminoso, l’espressione meno grottesca. Quelli che furono cespugli informi o nel peggiore dei casi un peloso monociglione, dall’oggi al domani si trasformano in sottili, armoniosi quasi impercettibili filari che liberano il viso da ombre mascoline.

Ho visto tante ragazze cambiare aspetto in modo miracoloso, qualche dozzina di peletti in meno e si può cambiare faccia. Se pensate che stia esagerando provate a guardare i visi di Maria Grazia Cucinotta o Martina Colombari; capirete subito quanto influiscano i peli sulla vita di noi donne. Ci si può sbizzarrire a cambiare faccia dando, a seconda dell’occasione, una forma più o meno dolce, dura o sexy. Cambiare faccia, già.

Può servire a migliorare la nostra vita? Ma sì dai, forse può renderci più sicure, alleggerirci da piccoli quanto fastidiosi complessi quotidiani. E’ fattibile, accettabile. Where is the problem? C’è, eccome se c’è. I miei “studi” hanno riscontrato come questa sindrome possa dare dipendenza, assuefazione e nevrosi di media entità. I peli sono contati, numerati; guai ad averne uno in più in una posizione diversa. Appena un solo pelo osa uscire dal suo tragitto prefissato, vai di pinzetta, infierisci sul recidivo reo pelo. E togli togli sono comunque troppi, spettinati. Ci sono ragazze che a furia di estirpare si lasciano scappare la mano e rimangono con l’arco delle sopracciglia in rilievo e più pallido rispetto al viso. In questi casi è palese il danno e non il beneficio. Volevi avere due belle, sottili e precise sopracciglia per poter guardare negli occhi il tuo innamorato senza farlo scappare di fronte alla tua peluria in esubero? Ora ti ritrovi a catalizzare tutta la sua attenzione su quelle protuberanze speluccate, testimoni fatali delle tue smanie di bellezza perfetta!

Manuela Cornelli

«Affrontai gli ultimi due anni di scuola superiore in piena anoressia. Nel 1998, durante l’esame di maturità, pesavo trentacinque chili. Mangiare solo una mela al giorno, rifiutando il pranzo e la cena, mi conferiva il potere di modellare il mio aspetto e di assumere la mia forma. Cioè una non-forma». Con i lettori di Sportello Quotidiano, ha accettato di condividere i racconti autobiografici sull'apparenza scritti agli inizi del Duemila, durante la lotta con l'anoressia.