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Lorella Cappucciati, se l’appartenenza politica vale un posto auto

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È del 2011 l’uscita di un libro che ha anticipato un fenomeno oggi difficilmente arginabile. Parliamo dei cittadini che, sfiduciati dalla classe dirigente ormai screditata, si sentono legittimati a candidarsi per cambiare le cose. Quali cose? Lo capiranno strada facendo. Il volume si intitola “L’idiota in politica”, scritto dalla politologa francese Lynda Dematteo. E solo grazie allo studio antropologico del linguaggio introdotto da Umberto Bossi, forse, siamo in grado di accostarci alla figura del consigliere comunale della Lega Nord, Lorella Cappucciati. La bionda “pasionaria” del Carroccio, infatti, ha appena lanciato una campagna social a cavallo fra le interviste strappalacrime di Barbara D’Urso e gli arrembanti collegamenti dalle piazze della trasmissione “Dalla vostra parte”. #InvitaLorella, un mix letale di sicuro impatto, il quale però fa sorgere una domanda spontanea: perché?

Nella prima puntata vediamo l’indomita Lorella, che da consigliere (o consigliera?) comunale sarebbe tenuta ad “adempiere con disciplina ed onore” al ruolo, che si improvvisa cronista per sostenere la campagna elettorale di Matteo Salvini premier. L’ospite è nientepopodimeno che la madre anziana, con al fianco il cagnolino che “fa tanto animalista”, la quale viene incalzata con domande del tipo: «Sai che i problemi della pensione non ce li hanno gli immigrati? Lo stato li aiuta di più», oppure «sai che Salvini sulle pensioni vuole abolire la legge Fornero, che fa aumentare l’età pensionabile, quindi molta gente deve lavorare tutta la vita e anche la disoccupazione aumenta perché se i posti sono occupati da persone che non vanno mai in pensione i giovani non hanno possibilità di lavoro» e dulcis in fundo «una cosa molto intelligente che ha proposto il nostro premier (per lei le elezioni sono evidentemente una formalità) è quella di andare a rivedere le pensioni di invalidità, oggi al minimo, e cercare di raddoppiarle» Per cui conclude: «Con queste premesse, direi che la prossima volta vota Lega».

Persino la madre, nonostante lo stordimento provocato dall’eloquio futurista della figlia, cerca di non perdere un contatto con la realtà: «Voto Lega, ma devono mantenere le promesse». Ma si sa, nella fede sono ammesse le domande ma non le risposte. E così la leghista sbotta: «Ma no mamma, devi dirlo chiaramente». Un video che, alla fine, si scopre ironico. Per cui, lungi da noi il voler condannare il cazzeggio, però ci ha spinto a cercare di conoscere meglio il consigliere comunale che promette di vivacizzare questa legislatura.

L’illuminazione è giunta ascoltando l’intervista di Piacenza Diario alla neo eletta, reperibile su YouTube. Come ti sei avvicinata alla politica, le viene chiesto: «Tutto cominciò quando, essendo dipendente dell’Ausl, ci fu una riorganizzazione dei parcheggi interni dell’ospedale. Fece sì che diminuirono i posti. Essendo dipendente e facendo parte della Cgil, ho raccolto firme per proporre all’azienda un piano diverso, per avere posti designati. Aderirono in 1200. Chiesi aiuto a Massimo Polledri (allora consigliere di minoranza, ora assessore) per portare l’istanza in Comune. La giunta Dosi non accettò, ma poi lo stesso Polledri mi chiese di iscrivermi alla Lega e, siccome sono sempre stata di destra, accettai». Da questa battaglia, fondamentale per il bene della collettività, nasce la candidatura di Lorella Cappucciati al consiglio comunale.

La logica era chiara: se ha ottenuto 1.200 firme per i parcheggi, vuoi che non porti un bel po’ di voti al partito? Eppure, nonostante le premesse, la stessa Cappucciati ammette: «Mi aspettavo di più dalle promesse. Sono stata eletta con 79 voti, perché surrogata. Ero arrivata undicesima ma la Lega ha avuto tre assessori e quindi sono diventata l’ultima degli eletti. Non me l’aspettavo. Una grossa sorpresa». Non solo la sua, ne siamo certi.

La chiacchierata prosegue, fra slogan sull’immigrazione: «Voglio solo profughi politici, non economici» e dichiarazioni criptiche sull’emancipazione: «Il mondo femminile non è affatto sereno come quello maschile» fino ad arrivare ai punti programmatici che segneranno la sua legislatura: «Ho aperto un profilo istituzionale su Facebook, dove dovrò investire di più, per dimostrare ai piacentini che mi hanno eletto che il mio scopo è di aiutare Piacenza a ritrovare le sue identità tradizionali (per ora non è dato sapere quali) e di sicurezza (?) e per farlo credo di dover lasciare un po’ indietro la mia parte estroversa e ribelle (vedi la sobria campagna social #Invitalorella). Perché negli anni penso di aver ricoperto un ruolo in ospedale con capacità professionali molto alte. Non fermatevi mai all’apparenza nei miei confronti».

E qui si arriva al punto, proprio per non fermarsi alle apparenze. Sulle capacità professionali, che nessuno oserebbe mettere in discussione. Ma, davvero, basta solamente essere bravi nel proprio lavoro per sentirsi legittimati a ricoprire un ruolo istituzionale? Prendendola alla lontana, possiamo ricordare quello che disse il sociologo Domenico De Masi alla scrittrice Melissa Panarello (quella di 100 colpi di spazzola) in un dibattito televisivo sulle molestie. La scrittrice affermava: «Da donna abusata mi sento di dire la mia». E De Masi gli rispose: «Quindi una persona operata più volte diventa un chirurgo?».

Ma nello specifico ci affidiamo al libro con il quale abbiamo esordito e cioè “L’idiota in politica”. Che non viene inteso come insulto, ma descrive con una provocazione la “figura professionale” introdotta da Umberto Bossi: «Con lui la pratica politica smarrisce ogni riferimento di senso, diventando una giravolta di annunci, minacce, promesse e intenzioni, in una parola “spettacolo”. […] Come emerge da questo approccio etnografico, la Lega Nord non si limita a rappresentare le maschere più profonde dell’immaginario collettivo attraverso l’invenzione di un linguaggio tutto “suo”, ma la semplicità lessicale, popolare e dialettale agìta contro l’arroganza delle classi colte e urbane si trasforma nel suo contrario: l’arroganza della semplicità».

Nonostante tutto, comunque, non è nostra intenzione irridere la consigliera Lorella Cappucciati, visto che in fondo sembra più vittima di uno schema ormai consolidato e portato avanti da molti partiti, dal quale non è esente il Movimento 5 Stelle seppur in forme diverse. E così, anche noi vogliamo chiudere la nostra analisi con una punta di ironia, ricordando quello che il grande comico Petrolini disse a uno spettatore che dal loggione disturbava il suo spettacolo: «Io non ce l’ho con te, ce l’ho con quello che sta vicino a te e non ti butta di sotto».

Gianmarco Aimi

Muove i primi passi alla Cronaca e dopo un anno passa alla Libertà. Nel frattempo entra nella redazione di Radio Sound. Da sei anni collabora con il Fatto Quotidiano e attualmente dirige le riviste Soccer Illustrate e Sport Tribune, oltre a essere tra i contributors di Riders magazine.