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«Così avvicineremo l’orticoltura alle nuove generazioni, non solo ai pensionati»

Chi ha detto che gli orti possano interessare solo ai pensionati? L’associazione Rivularia e il Collettivo Praxis sono convinti che, rivitalizzando alcune aree cittadine, sia possibile invogliare i giovani a coltivare un piccolo appezzamento di terra. Questa scommessa ha trovato il parere favorevole del Comune. Con il bando “Giovani Progetti”, infatti, sono stati destinati 1.860 euro alla prima edizione di “Orti spaziali”, un’attenta pianificazione che entro aprile dovrebbe consegnare ai piacentini un ambiente dedito all’orticoltura condivisa all’interno di Spazio 2, in via 24 Maggio.
«Ci siamo resi conto che sul territorio comunale sono diverse le esperienze di orti urbani, ma il loro pubblico è quasi esclusivamente composto da anziani. Con “Orti Spaziali” cerchiamo di aprire una via alternativa e di rendere attrattivo un progetto di questo genere anche per le nuove generazioni», asserisce Cecilia Losi, presidente di Rivularia e architetto paesaggista.
A che punto è la costruzione dell’orto urbano?
«Per quanto riguarda la realizzazione dell’orto siamo a un terzo dei lavori. Nei mesi di novembre e dicembre 2017 si è svolta la fase di progettazione, articolata in quattro incontri di riflessione e apprendimento teorico – grazie all’intervento di alcuni “esperti” del settore – in merito a tutte quelle problematiche inerenti la creazione, la manutenzione e l’utilizzo di un orto urbano. La seconda fase si terrà a febbraio, con la fabbricazione degli appezzamenti rialzati di terra e delle strutture utili al buon funzionamento dello spazio: capanno attrezzi, pergole, area relax. Lo step finale, riservato alla gestione dell’orto, è previsto per aprile 2018».
È un’idea in controtendenza. Com’è sbocciata?
«Riteniamo che nel contesto urbano moderno sia sempre più importante sensibilizzare ed educare il cittadino alla sostenibilità e al consumo consapevole. “Orti Spaziali” si inserisce in un quadro più ampio di idee che l’associazione vuole portare avanti seguendo il Fil rouge della crescita del senso di appartenenza alla comunità cittadina, attraverso la cooperazione e il processo di riappropriazione di uno spazio».

La fase di fabbricazione dell’orto urbano a Spazio 2
Quali altri luoghi bisognerebbe rigenerare?
«Rivularia nasce con lo scopo di rivitalizzare il contesto cittadino nella sua globalità attraverso l’utilizzo del mezzo architettonico. Ciò è possibile andando a incidere in special modo in quei punti del tessuto urbano maggiormente inutilizzati, deteriorati o semplicemente non sfruttati, per attivare e veicolare con immediatezza una riappropriazione dello spazio pubblico da parte degli abitanti».
“Orti spaziali” sembra un bozzetto impeccabile. Quali sono le ombre?
«Considerando che nessuno dei membri, chi più o chi meno, ha conoscenze tecniche nel mondo della coltivazione, la difficoltà principale potrebbe venire dalla realizzazione fattuale del campo. La prima fase di discussione è stata pensata proprio per sopperire a questa lacuna; siamo riusciti a organizzare un piano d’azione soddisfacente. Inoltre, la mancanza di competenze specializzate garantisce una certa elasticità nell’amministrazione dell’orto, che alla lunga potrebbe rappresentare un valore aggiunto. Ci interessa comunque che il percorso avvenga dall’inizio alla fine nella forma più partecipata possibile. Eventuali errori e fallimenti sono considerati parte integrante, se non necessaria, di questo processo».
Le risorse economiche attinte dal bando comunale sono sufficienti?
«No, occorrerà reperire altri fondi. “Orti Spaziali”, va sottolineato, è un laboratorio completamente gratuito, perciò stiamo cercando altre strade per garantirne la riuscita. I soldi provenienti dal bando “Giovani Progetti” sono già un buon inizio».
Thomas Trenchi
