politica
Assessori part-time? La sferzata del Pd alla «Giunta Barbieri del dopolavoro»
«Sindaco Barbieri, corra ai ripari: la sua – più che la “Giunta del lavoro”, come l’ha definita lei – sembra la “Giunta del dopolavoro”». Il gruppo consigliare del Partito Democratico interviene sulla polemica del «doppio impegno professionale e istituzionale» degli assessori. «Dalla cronaca politica delle ultime settimane è emerso in maniera incisiva il richiamo della Barbieri alla maggioranza e alla squadra di governo sulla necessità di cambiare marcia e incidere maggiormente. La campanella d’inizio anno, finalmente, è strillata per tutti. Con l’eco del suo suono, credo che sia terminato il tempo delle scuse e delle responsabilità addebitabili agli incompetenti, incapaci, faziosi, prodighi amministratori che li hanno preceduti», tallonano con una punta d’ironia i consiglieri del Pd.
«Esattamente come il diritto al rimborso delle spese di viaggio per i consiglieri comunali che risiedono fuori città, è legittimo per i liberi professionisti mantenere la propria attività, pur assumendo un’impegnativa carica pubblica. Tale scelta, però, risulta strana, perché quest’estate il sindaco aveva raccomandato la presenza di assessori onesti – cioè il minimo sindacabile -, preparati e, appunto, “a tempo pieno”. Alle parole non hanno corrisposto i fatti», conclude il Partito Democratico.
Il 4 luglio 2017, il quotidiano Libertà – a margine di un incontro tra la neoeletta e i partiti del centrodestra – riportava le seguenti parole del sindaco Patrizia Barbieri: «Voglio dei collaboratori che facciano gli assessori a tempo pieno, che si dedichino anima e corpo al Comune». Nei giorni scorsi, il consigliere comunale Massimo Trespidi ha presentato un’interrogazione nella quale pone i seguenti dubbi: «Gli assessori e il sindaco stanno ancora esercitando la propria attività professionale? Chi di loro ha optato per un incarico part time o full time? A quanto ammonta la loro indennità?».
Il primo cittadino gli ha risposto indirettamente tramite una lettera pubblica: «I miei colleghi assessori, così come la sottoscritta, sono per la maggior parte liberi professionisti che, in quanto tali, assumendo l’incarico di amministratori pubblici non intraprendono certo una seconda occupazione, ma accantonano per qualche anno la propria carriera personale. A differenza di chi è lavoratore dipendente, infatti, non possono chiedere periodi di aspettativa, né possono contare sul pagamento dei contributi e di altre imposte da parte di soggetti terzi. Al di là della passione, del senso di responsabilità e dell’impegno politico e civile di ciascuno – ha concluso la Barbieri -, rivestire il ruolo di amministratore comunale rappresenta, per un libero professionista, non certo un vantaggio economico».
Quanto guadagnano gli amministratori comunali?
L’impegno di spesa per pagare gli stipendi di sindaco, vicesindaco, assessori, consiglieri comunali e presidente del consiglio viene calcolato intorno ai 580mila euro annui. I gettoni di presenza ammontano a 81 euro in consiglio comunale e 63 euro nelle commissioni. Al presidente del consiglio comunale Giuseppe Caruso, il quale non ha fatto ricorso all’aspettativa dall’ufficio delle Dogane, spetta un’indennità dimezzata di 1.626,50 euro al mese (invece di 3.253 euro). Nel 2018, per la retribuzione dei membri della Giunta sono stati impegnati 432.960 euro (5.638 euro al sindaco, 4.027 euro al vicesindaco, 3.522 euro agli assessori). Gli unici con un posto di lavoro dipendente sono Luca Zandonella, che ha chiesto all’azienda “La Mineraria” l’aspettativa non retribuita (ottenendo un’indennità piena a Palazzo Mercanti), e Massimo Polledri, che – continuando a vestire il camice da neurochirurgo nell’ospedale di Piacenza – riscuote metà stipendio da assessore. Gli altri sono liberi professionisti o imprenditori, pertanto sta alla coscienza individuale la mole d’impegno da destinare alla vita amministrativa.