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Il cryptoworker piacentino: «Le monete digitali sradicheranno il sistema»

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«La sicurezza delle criptovalute sta nella blockchain, un database che sfrutta la tecnologia peer-to-peer». Probabilmente non avete capito nulla delle prime parole in questo articolo. Non preoccupatevi, fino a tre giorni fa non eravate i soli. Nel centro congressi Galileo a Gariga di Podenzano, il piacentino Paolo Buscarini, evangelizzatore della moneta digitale, ha organizzato un incontro sul presente e il futuro delle valute virtuali, provando a rispondere alla domanda che sta più a cuore a tutti: “È possibile guadagnare tanti soldi in pochi minuti?”.

«Il denaro è un prodotto privato, un pezzo di carta, alla pari dei computer o degli smartphone, da quando ha smesso di essere garantito dalle riserve auree delle banche centrali. Con internet è stato creato un altro mezzo di scambio digitale, figlio della velocità e della tecnologia», ha esordito Buscarini di fronte a un pubblico di trenta persone, tra cui liberi professionisti e imprenditori. «Nel 2009 sono nati i Bitcoin, e successivamente altre 1.500 criptovalute che ogni giorno aumentano vistosamente di valore. Quest’ultimo ora ammonta complessivamente a 569 miliardi di dollari, con 22 miliardi di movimentazione nelle ultime ore. L’anno scorso il valore consisteva in 140 miliardi di dollari. Nel mondo sono impiegate da 20milioni di persone, una cifra raddoppiata nell’ultimo anno. In qualsiasi momento chiunque può investire e guadagnare», ha azzardato il relatore, ingolosendo i presenti.

Per districarsi in questi concetti e tentare di comprendere la natura dell’argomento, prendiamo in prestito le delucidazioni di Alessio Bruni, direttore di una piattaforma per l’acquisto e lo scambio di Bitcoin, rilasciate al quotidiano “La Stampa”. Le criptomonete sono «valute digitali create da computer che risolvono problemi matematici». A differenza delle valute tradizionali, «sono completamente decentralizzate», perché l’erogazione «non avviene per conto di un istituto centrale con funzioni di garanzia», come per esempio la Banca Centrale Europea. «Si possono intendere come strumenti per il pagamento o come riserva di valore», ha proseguito Bruni nell’intervista. Attivando un proprio portafoglio virtuale, è possibile comprare criptomonete da utilizzare per i pagamenti o come investimento. Inoltre, si possono scambiare con una valuta tradizionale (e viceversa) da trasferire via bonifico su un qualsiasi conto corrente. Il prezzo viene calcolato in base a domanda e offerta. Già oggi diversi utenti acquistano online su Amazon o Steam (un portale di videogiochi), convertendo le monete digitali in buoni.

Acquistano valore man mano che vengono accettate come bene utile e scambiabile. Questo aumento è superiore a qualunque gioco speculativo. I grafici lo dimostrerebbero: le oscillazioni rispetto alla linea di tendenza sono molto forti, ma questa ultima s’impenna talmente da renderle marginali. Delle 1.500 criptomonete, la maggior parte probabilmente scomparirà: il vero investimento sta nell’individuare quelle destinate ad affermarsi. È una metamorfosi epocale dell’economia: per stampare denaro, non occorrerà più essere Paesi sovrani, ma basterà generare un proprio mercato. DonaldTrump ha emesso il “TrumpCoin” e VladimirPutin sta studiando un “CriptoRublo” per aggirare le sanzioni occidentali.

Truffe o rischi? «Non fatevi spaventare»

Nonostante l’incontro, è ancora difficile vantarsi di masticare a pieno la materia. Mentre i politici propongono di tagliare il canone Rai o introdurre l’aliquota unica, Buscarini ha estratto dal cilindro (anzi, dalla rete) il “Ducatus”, «la criptovaluta più innovativa di sempre, impignorabile e insequestrabile. In Italia siamo ignoranti dal punto di vista finanziario, così i gruppi oligarchici ci tengono in pugno. La brutta notizia è che l’1% della popolazione possiede il 99% della ricchezza mondiale. La bella notizia è che possiamo ribellarci condividendo queste monete». A chi paventa truffe, rischi, scarsa sicurezza, illegalità, Buscarini ha ribattuto che «sociologicamente, appena si parla “guadagno facile”, si pensa subito all’inganno. Dobbiamo leggere le storie di chi si è arricchito con successo. Fermare questo processo è impossibile. È una rivoluzione!».

Classe 1998, giornalista professionista dell'emittente televisiva Telelibertà e del sito web Liberta.it. Collaboratore del quotidiano Libertà. Podcaster per Liberta.it con la rubrica di viaggi “Un passo nel mondo” e quella d’attualità “Giù la mascherina” insieme al collega Marcello Pollastri, fruibili anche sulle piattaforme Spreaker e Spotify; altri podcast: “Pandemia - Due anni di Covid” e un focus sull’omicidio di via Degani nella rubrica “Ombre”. In passato, ideatore di Sportello Quotidiano, blog d'approfondimento sull’attualità piacentina. Ha realizzato anche alcuni servizi per il settimanale d'informazione Corriere Padano. Co-fondatore di Gioia Web Radio, la prima emittente liceale a Piacenza. Creatore del documentario amatoriale "Avevamo Paura - Memorie di guerra di Bruna Bongiorni” e co-creatore di "Eravamo come morti - Testimonianza di Enrico Malacalza, internato nel lager di Stutthof". Co-autore di “#Torre Sindaco - Storia dell’uomo che promise un vulcano a Piacenza” (Papero Editore, 2017) e autore di "La Pellegrina - Storie dalla casa accoglienza Don Venturini" (Papero Editore, 2018). Nel maggio del 2022, insieme ai colleghi Marcello Pollastri e Andrea Pasquali, ha curato il libro-reportage "Ucraina, la catena che ci unisce", dopo alcuni giorni trascorsi nelle zone di guerra ed emergenza umanitaria. Il volume è stato pubblicato da Editoriale Libertà con il quotidiano in edicola. Ecco alcuni speciali tv curati per Telelibertà: "I piacentini di Londra" per raccontare il fenomeno dell'emigrazione dei piacentini in Inghilterra nel secondo dopoguerra, con immagini, testi e interviste in occasione della festa della comunità piacentina nella capitale britannica dal 17 al 19 maggio 2019; “I presepi piacentini nel Natale del Covid”; “La vita oltre il Covid” con interviste a due piacentini guariti dall’infezione da Coronavirus dopo dure ed estenuanti settimane di ricovero in ospedale; il reportage “La scuola finlandese” negli istituti di Kauttua ed Eura in Finlandia.