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«Ero una donna, ma con il testosterone ho conquistato la mia vera identità»

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Non sempre gli specchi riflettono un’immagine autentica. Alex ha vissuto per oltre vent’anni nella scissione infernale tra anima e corpo. Tra una lastra di vetro che riproduceva un aspetto esteriore estraneo e un’identità che pulsava imperiosamente per manifestarsi. «Sono nato nel sesso femminile, ma non mi sono mai sentito una donna. Nel gennaio 2017, ho iniziato le iniezioni ormonali per diventare un maschio». Con il testosterone, sono cresciuti i primi peli sulla pancia: «Un’emozione unica e strana», tratteggia il ventiquattrenne, che vive a Sarmato, suona il basso in una band e vorrebbe sviluppare i suoi passatempi: la serigrafia e il disegno.

A partire da domani, la sua esperienza sarà al centro di una mostra fotografica presso Chez Art in Via Taverna a Piacenza, in collaborazione con Arcigay ed Effetre Fotostudio. L’esposizione s’intitola “F to M: Mica facile parlarne” e narra il primo anno di testosterone di Alex, una transizione da donna a uomo vista attraverso gli scatti mese per mese di Serena Groppelli.

«Fin dalla nascita provavo un senso di disagio inspiegabile. Avevo difficoltà a rapportarmi con le altre persone, mi consideravo “fuori posto”. Nell’estate 2015 ho fatto coming out con mia mamma, dopodiché ho affrontato la questione con tutti i parenti e gli amici». Alex, di fronte a una birra media e affiancato dalla fidanzata, ha sviscerato la sua avventura per i lettori di Sportello Quotidiano. Senza fronzoli.

Alex nel post-operazione di mastectomia (foto di Serena Groppelli)

Come hanno reagito in famiglia alla tua confessione?

«Alla mamma non sfugge nulla: si era già accorta della mia tendenza, accettandola liberamente. In quel periodo trascorrevo molto tempo fuori casa, mi frequentavo con una ragazza. Mi anticipò con una domanda: “Vorresti cambiare sesso?”».

Che differenza c’è tra l’omosessualità e la transessualità? Volevi ricorrere immediatamente alla chirurgia?

«Sì, volevo diventare un uomo. Orientamento sessuale e identità di genere non sono due aspetti paralleli. L’universo femminile è lontano da me. La mia fidanzata dice che ho sempre avuto una fisionomia androgina».

E da bambina disdegnavi le bambole?

«Ritengo che da piccoli non si abbia un’identità di genere, ma si viva una fase neutra. Chiaramente, ci sono stati alcuni segni premonitori: per esempio, banalizzando, preferivo l’uovo di Pasqua azzurro rispetto a quello rosa. Nell’adolescenza ho avuto dei fidanzati, ma con loro ero totalmente in imbarazzo».

Dopo il coming out in casa, hai scritto un post su Facebook: “Vivo una lotta continua con il mio corpo, con la mia autostima. […] Così ho deciso di prendere la mia strada, sicuramente in salita ma più serena. Ho scelto di cambiare il mio sesso biologico ed essere me stesso, Alex”. 

«E fortunatamente i giudizi sono stati positivi. Sono circondato da individui in gamba, mi ha fatto piacere. Non ho mai subito discriminazioni, sono stato fortunato».

Riassumiamo cronologicamente il cammino che hai imboccato. 

«Nel settembre 2015, sono andato dalla psicologa. Non sapevo cosa dirle e in che modo. Ma avevo ben nitida in testa la motivazione, non era un capriccio. Nel gennaio 2016, ero pronto ad assumere gli ormoni, con il nulla osta psichiatrico e dell’endocrinologo. E soprattutto con estrema serenità, disinteressato alle paranoie altrui».

Qual è stato l’effetto del testosterone?

«Dovrà essermi somministrato a vita, serve a mascolinizzare il corpo. Finalmente mi stanno spuntando i baffi, è una soddisfazione. Sono costantemente monitorato dai medici».

Quando è avvenuta la prima operazione?

«Lo scorso dicembre mi sono recato in Florida dal dottor Garramone per la mastectomia, cioè l’asportazione delle mammelle. È uno dei migliori chirurghi al mondo. In Italia avrei dovuto attendere l’approvazione del giudice, mentre negli Stati Uniti ho velocizzato il processo. La convalescenza è durata un mese».

Hai in programma altri interventi?

«Presto ricorrerò all’isterectomia: la rimozione delle ovaie. Sono incerto se procedere anche con la costruzione totale dell’organo genitale. È un’operazione pericolosa, mi spaventa. Poi vorrei modificare il sesso sulla carta d’identità. L’avvocato dovrà presentare un’apposita istanza con ricorso al tribunale per richiedere la variazione dei dati all’anagrafe. La burocrazia è scoraggiante, andrebbe snellita. Bisognerebbe poter cambiare il nome antecedentemente agli ormoni e alla chirurgia. Ho avuto qualche problema in aeroporto, a causa della discordanza tra carte e realtà».

Quanto sta pesando economicamente il tuo percorso?

«Mi sono affidato a strutture private nel milanese, perciò i costi medici sono notevoli. I miei genitori mi hanno regalato la mastectomia in Florida. Per il resto, invece, sto utilizzando i miei risparmi».

Cosa ribatti a chi ritiene la transessualità innaturale?

«C’è troppa ignoranza nel nostro Paese. In America, durante un controllo ai documenti, sui quali compare il mio vecchio nome, un pubblico ufficiale mi chiesto come volessi esser chiamato ora. Ha abbattuto gli stereotipi, facendomi sentire a mio agio».

Thomas Trenchi

Classe 1998, giornalista professionista dell'emittente televisiva Telelibertà e del sito web Liberta.it. Collaboratore del quotidiano Libertà. Podcaster per Liberta.it con la rubrica di viaggi “Un passo nel mondo” e quella d’attualità “Giù la mascherina” insieme al collega Marcello Pollastri, fruibili anche sulle piattaforme Spreaker e Spotify; altri podcast: “Pandemia - Due anni di Covid” e un focus sull’omicidio di via Degani nella rubrica “Ombre”. In passato, ideatore di Sportello Quotidiano, blog d'approfondimento sull’attualità piacentina. Ha realizzato anche alcuni servizi per il settimanale d'informazione Corriere Padano. Co-fondatore di Gioia Web Radio, la prima emittente liceale a Piacenza. Creatore del documentario amatoriale "Avevamo Paura - Memorie di guerra di Bruna Bongiorni” e co-creatore di "Eravamo come morti - Testimonianza di Enrico Malacalza, internato nel lager di Stutthof". Co-autore di “#Torre Sindaco - Storia dell’uomo che promise un vulcano a Piacenza” (Papero Editore, 2017) e autore di "La Pellegrina - Storie dalla casa accoglienza Don Venturini" (Papero Editore, 2018). Nel maggio del 2022, insieme ai colleghi Marcello Pollastri e Andrea Pasquali, ha curato il libro-reportage "Ucraina, la catena che ci unisce", dopo alcuni giorni trascorsi nelle zone di guerra ed emergenza umanitaria. Il volume è stato pubblicato da Editoriale Libertà con il quotidiano in edicola. Ecco alcuni speciali tv curati per Telelibertà: "I piacentini di Londra" per raccontare il fenomeno dell'emigrazione dei piacentini in Inghilterra nel secondo dopoguerra, con immagini, testi e interviste in occasione della festa della comunità piacentina nella capitale britannica dal 17 al 19 maggio 2019; “I presepi piacentini nel Natale del Covid”; “La vita oltre il Covid” con interviste a due piacentini guariti dall’infezione da Coronavirus dopo dure ed estenuanti settimane di ricovero in ospedale; il reportage “La scuola finlandese” negli istituti di Kauttua ed Eura in Finlandia.