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testimonianze

“A proposito di psicologa” di Manuela Cornelli – Come sconfiggere l’anoressia

Agli inizi del Duemila, Manuela Cornelli partecipa a un concorso letterario sull’apparenza. In quel periodo sta convivendo con una creatura scomoda: l’anoressia, che diventa protagonista dei suoi testi autobiografici. Oggi, dopo dieci anni di lotta, n’è uscita alla grande e ha accettato di condividere le riflessioni di diciassette anni fa con i lettori di Sportello Quotidiano.

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A PROPOSITO DI PSICOLOGA

Già, ero nella sala d’ aspetto della psicologa e intanto scrivevo le mie metafore sulla vita. Poi è arrivata, con il suo solito sorriso di benvenuto studiato appositamente per mettere a proprio agio il paziente. Come sempre ci avviamo verso il suo pseudo-studio messo a disposizione dall’Unità Sanitaria Locale e ci accomodiamo.

È da quattro o cinque anni, non ricordo, che questa donna ha preso in mano i fili della mia vita. Si è assunta 1’arduo compito di frugare in quella sproporzionata matassa per riuscire, insieme a me, a sgrovigliarla e tesserne di nuovo i fili in una tela un po’ meno confusa.

I primi anni sono stati una buffonata; andavo lì con una scaletta di argomenti da trattare poiché i silenzi che spesso si creavano mi facevano sentire una stupida. Non volevo farle perdere tempo. Solo dopo ho afferrato il vero senso di quei colloqui non sempre parlati. Ora la guardo e mi rendo conto di quanto lei mi conosca e di quanto io non sappia niente di lei. Ma so per certo che è così che deve andare.

Un giorno qualcuno mi ha detto che la psicologa ha un figlio. Non so come descrivere la sensazione che ho provato; ero talmente confusa che non mi sono presentata per due sedute successive. Dovevo riprendermi, ricondurre l’immagine di questa donna nella sua giusta dimensione, una dimensione che non ha valenze umane. Non devono esistere legami al di là del percorso terapeutico, non vorrei mai il suo numero telefonico di casa e ancora peggio sapere dove è la sua casa. Per me deve essere solo ed esclusivamente “la psicologa” e ogni mia eventuale impressione è basata sul suo aspetto e sulle sue parole.

C’è luogo a volerla analizzare o addirittura metterla alla prova (ebbene mi sono cimentata anche in questo!), sarebbe solo deleterio. Questa volta mi devo fermare all’ apparenza perché tocca a me essere analizzata. Io sono nuda davanti a lei e contenta di esserlo.

Manuela Cornelli

«Affrontai gli ultimi due anni di scuola superiore in piena anoressia. Nel 1998, durante l’esame di maturità, pesavo trentacinque chili. Mangiare solo una mela al giorno, rifiutando il pranzo e la cena, mi conferiva il potere di modellare il mio aspetto e di assumere la mia forma. Cioè una non-forma». Con i lettori di Sportello Quotidiano, ha accettato di condividere i racconti autobiografici sull'apparenza scritti agli inizi del Duemila, durante la lotta con l'anoressia.