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Di cosa soffrono gli alunni? Tutti i dati sul disagio scolastico a Piacenza

Bullismo, integrazione, dispersione e difficoltà d’apprendimento. Sono i principali indicatori di un fenomeno troppo complesso per essere riassunto nella sola definizione di disagio scolastico. Il Comune di Piacenza, la Regione Emilia-Romagna e la Fondazione di Piacenza e Vigevano, nell’anno scolastico 2017/18, hanno stanziato 244mila euro per affrontare queste problematicità, distribuendo i fondi su bandi di coprogettazione, finanziamenti al terzo settore e alle istituzioni scolastiche.
«Sui banchi scolastici vi sono parecchi bisogni da considerare: disturbi emotivi, comportamentali, dislessia, discalculia, ma anche il contatto tra culture diverse o gradini socio-economici opposti. Il disagio scolastico è sia un fenomeno plurale, con varie situazioni dove i bambini o i ragazzi faticano ad assolvere ai compiti evolutivi, sia un fatto strutturale che non può più essere trattato dal punto di vista emergenziale», illustra il prof. Pierpaolo Triani, docente di tecniche dell’intervento educativo con i minori presso l’Università Cattolica di Piacenza. «Gli ostacoli incontrati dagli alunni possono spaziare dall’ambito personale a quello didattico. Perciò è necessario pianificare gli interventi in stretta collaborazione tra scuola e territorio, aumentando le competenze degli insegnanti e supportando gli istituti».
Anche nelle classi, la sfida dei giorni nostri è con gli studenti che provengono da altre parti del mondo. A Piacenza, sui 8.644 alunni iscritti nelle scuole materne, elementari e medie, 2.881 sono stranieri. Cioè il trentatré percento. Il dato più alto si registra nelle scuole dell’infanzia dai 3 ai 5 anni, con il quarantotto percento di iscritti non italiani (745 stranieri su 1.570 bambini totali distribuiti in 20 strutture). Secondo il Rapporto Ismu 2016, l’incidenza degli alunni stranieri nelle scuole piacentine è tra le più rilevanti a livello nazionale, appena dietro a Prato e Sesto San Giovanni (Mi). «I piccoli sono abituati a crescere in un contesto multietnico. Lo sforzo si denota negli insegnanti, che molte volte devono modificare la modulazione dei programmi. Prima gli studenti stranieri non avevano una scolarizzazione italiana, quindi era probabile un loro insuccesso scolastico. Adesso, invece, hanno un elevato rendimento, oppure registrano svantaggi socio-economici che partono dalle famiglie. Per quest’ultime, l’istruzione rappresenta un fattore di ascesa sociale», delucida Triani.
Nella scuola materna un bambino su due è straniero
Le statistiche delle prove Invalsi 2016-2017 scardinerebbero il pregiudizio per cui le classi multietniche rallentano l’apprendimento dei bambini piacentini. Nel quarto circolo (De Amicis, Caduti sul lavoro e Due Giugno), con il cinquanta percento di fanciulli originari di altri Paesi, è stata registrata un’eccellente qualità di studio. «I nuclei neo-arrivati non sempre comprendono l’importanza di mandare i figli a scuola. Ma tra compagni di classe non avvengono distinzioni o discriminazioni. Sono stata nella scuola elementare Taverna: vi sono 81 alunni stranieri su 99, eppure tutti parlano la lingua italiana alla perfezione», rassicura l’assessore Erika Opizzi. «L’equilibrato inserimento all’interno della scuola dei bambini con cittadinanza non italiana costituisce un fattore di prevenzione per possibili futuri disagi psicologici, scolastici o sociali».
In tal senso, attraverso l’associazione “Sentieri nel mondo”, la delicata fase dell’accoglienza viene affidata ai mediatori linguistico culturali: figure “a chiamata” che hanno il compito di supportare il personale didattico, l’allievo neo-arrivato e la sua famiglia nella fase di inserimento scolastico. Un altro importante intervento volto a favorire e consolidare il processo di integrazione degli alunni è rappresentato dai laboratori linguistici per l’insegnamento dell’italiano come seconda lingua. La cooperativa “Mondi Aperti” si occupa di attivare su richiesta delle scuole dei corsi di livello differenziato in base alla conoscenza della lingua, mentre alcune ore sono dedicate a laboratori di studio assistito, per sostenere in particolare i ragazzi stranieri in vista dell’esame di terza media. Nel corso dell’anno scolastico 2016/2017 sono state destinate 1.320 ore ai laboratori linguistici.
Bullismo e nuove tecnologie, due fenomeni che s’intrecciano
Il bullismo e il cyberbullismo risultano in costante crescita, soprattutto tra gli adolescenti, traducendosi in forme di prevaricazione e violenza tramite l’uso scorretto dei social network. «È stato elaborato un piano rivolto a dodici classi dell’Istituto Tramello-Cassinari, che si configura come una prevenzione volta a sensibilizzare giovani e insegnanti, realizzando momenti informativi e di riflessione», sottolinea l’assessore Opizzi. «Ho insistito affinché si parlasse anche delle dipendenze da cellulare e internet».
Come si contrasta la dispersione scolastica?
La dispersione – cioè l’insieme di comportamenti derivanti dall’ingiustificata assenza di minorenni dalla scuola dell’obbligo – è un altro capitolo da aggiungere alla lettura del disagio scolastico. «Ormai intendiamo come “dispersi scolastici” quelle persone che non raggiungono nemmeno una qualifica professionale e che nascondono una piaga sociale più articolata», riprende il prof. Triani, supervisore scientifico di “Coopselios”, un ente che nell’anno scolastico 2016/2017 ha impiegato per 255 ore gli educatori nelle scuole medie, e ha attivato 17 interventi nelle scuole materne ed elementari con i tutor di classe, ovvero educatori laureati e specializzati che intervengono per gestire situazioni di disagio particolarmente intense. Gli studenti del biennio degli istituti professionali Marcora, Da Vinci e Casali, a forte rischio di abbandono, hanno usufruito di un progetto incentrato sulla rimotivazione allo studio e sul contenimento di atteggiamenti inadeguati. La Dante-Carducci in rete con Calvino e CPIA, inoltre, si è rivolta agli allievi ripetenti, predisponendo supporti d’insegnamento personalizzati, nonché esperienze creative per potenziare il senso d’appartenenza al contesto educativo.
