cultura
Rinnovato Fuori Visioni, il festival (mutevole) che risveglia l’arte contemporanea
Prosegue il viaggio tra le proposte vincitrici del bando comunale “Giovani Progetti”. Ecco Fuori Visioni, il festival d’arte contemporanea giunto alla quarta edizione, organizzato da un gruppo informale capitanato da Shiaron Carolina Moncaleano e Gaia Guastamacchia.
Con un colpo di bacchetta magica, l’anno scorso la squadra coordinata da Shiaron Carolina Moncaleano e Gaia Guastamacchia ha riempito l’ex fabbrica del ghiaccio di Piacenza (l’attuale Museo di Storia Naturale) d’installazioni audio-visive, performance d’arte contemporanea, video e sperimentazioni di artisti emergenti. Nell’autunno 2018 il festival Fuori Visioni verrà riconfermato per tre giorni con la solita formula: non avere una formula (apparentemente). «Decidiamo alcune linee guida per strutturare il lavoro, ma nulla è fisso. Siamo creativi che non limitano la progettualità, leggiamo il contesto e cerchiamo di connetterci ad esso», debuttano le ideatrici, interrogate sul tema portante della quarta edizione.
Nel 2017, nella cornice di Fuori Visioni gli artisti hanno richiamato l’attenzione del pubblico alla regressione verso l’umanità personale. Quest’anno il festival – sostenuto dal bando comunale “Giovani Progetti” – vuole promuove l’arte contemporanea nelle sue diverse declinazioni e forme espressive, «superando la tradizionale divisione di generi e luoghi di rappresentazione, incoraggiando la contaminazione tra le diverse discipline». Al centro della scena ci sarà il concetto dell’interazione, intesa come scambio e comunicazione, condivisione di spazi e di condizioni sociali, con una particolare attenzione alle proposte giovanili.
Quando e dove si terrà?
«Fuori Visioni avrà luogo dal 14 al 16 settembre. Sulla location stiamo ancora lavorando. Concretamente si tratta di un viaggio che parte da Piacenza ogni anno per concatenarsi con altre realtà e dimensioni artistiche in continuo dialogo. È sempre un momento a sé, che cambia qualcosa. Abbiamo l’obiettivo d’incentivare lo sviluppo culturale. Non abbiamo un format specifico e non siamo un brand. Siamo un’opera work-in-progress che si nutre delle collaborazioni e dei contributi di ogni figura che si accosta al progetto».
Bastano le risorse aggiudicate dal bando Giovani Progetti?
«No, ma sono sicuramente una base da cui partire. Specifichiamo che l’ingresso rimarrà gratuito».
In cosa si manifesta la complessità dell’organizzazione?
«Le difficoltà riguardano principalmente i costi di gestione. Siamo una realtà giovane che dipende principalmente dalle sponsorizzazioni».
A quali nuovi linguaggi espressivi vi rivolgerete?
«Fuori Visioni riguarda tutto quello che può essere considerato arte. Gli operatori chiamati a collaborare sono liberi di attingere al linguaggio che sentono più affine. Non ci siamo mai posti limiti a riguardo. È un momento di confronto sulle dinamiche dell’arte in una situazione di creazione continua».
Quanto ritenete che siano vicini l’arte e i giovani?
«Prima di far partire questo evento, abbiamo effettuato molti sondaggi e interviste sulla provincia di Piacenza. Ci siamo resi conto che il desiderio di spazi d’aggregazione e scambio di idee era presente soprattutto nei giovani. Esistono molte più persone vicine all’arte, recepita come necessità intellettuale e spirituale, rispetto a quello che vogliamo vedere».
Thomas Trenchi